Il movimento Cracking Art è di recentissima
costituzione, risale infatti al 1993, fondato da Omar Ronda
e dal Cracking Art Group, composto, oltre che da Omar Ronda,
da Renzo Nucara, Marco Veronese, Alex Angi, Carlo Rizzetti e
Kicco.
Il nome deriva dall'inglese crack (spaccare, scricchiolare)
e cracking è denominato il processo di trasformazione
del petrolio greggio, da cui si ottengono vari tipi di idrocarburi,
come la virgin-nafta, un atomo semplice che per questo viene
unito ad altri atomi a formare la materia plastica, elemento
base per la produzione di molti prodotti sintetici.
Genericamente, il vocabolo "plastica" viene oggi assunto
per antonomasia a rappresentare l'artificialità della
materia, in quanto prodotto elaborato dall'uomo e non presente
in natura.
Punto focale della ricerca della Cracking Art è quindi
il petrolio, all'interno del binomio petrolio-plastica, preso
nel suo significato simbolico di prodotto naturale opposto alla
sua elaborazione in prodotto artificiale.
Con una visione organica del processo naturale di formazione
del petrolio, il Manifesto del movimento afferma: "Il
PETROLIO/PLASTICA , lungi dall'essere sostanza inerte, ha
una sua circolarità: spinto dall'energia della madre
terra, scorre in arterie sotterraneee e si raccoglie in anse
riposte per erompere alla luce nell'incontro con l'uomo"
Il processo di trasformazione che va dal naturale al sintetico,
dall'organico all'artificiale, secondo la manipolazione meccanica
e chimica che ne fa la moderna tecnologia, se rappresenta
una importante conquista della società attuale, al
tempo stesso rappresenta uno sfruttamento ed un'alterazione
della natura che può avere conseguenze incontrollabili
e nefaste per l'umanità: questo, in sintesi, il messaggio
della Cracking Art, che utilizza per la realizzazione delle
sue opere proprio la plastica derivata dal petrolio.
Viene così ripercorso il cammino al contrario, chiudendo
un ciclo vitale della materia nel momento in cui l'artista
"trasforma la sintesi plastica nel racconto poetico della
transizione bidirezionale dall'organico al sintetico e ritorno",
mediante la sua azione ri-creatrice, riabilitando la materia
plastica in un prodotto vitale in armonica evoluzione.
I mezzi espressivi adottati dagli artisti della Cracking Art
spaziano dall'installazione all'Assemblage al collage, partendo
sempre e comunque dal materiale base, la plasica, variamente
trattata e composta secondo una "pratica creativa"
che "riscopre il principio universale ed eterno del fare
e del creare, in opposizione al solo produrre per il consumismo".
Sono facilmente rintracciabili nella poetica della Cracking
Art molteplici influenze di movimenti moderni quali la Land
Art, per l'attenzione all'ambiente e l'impostazione sostanzialmente
ecologica, la Trash Art per lo spirito di denuncia di un sistema
evolutivo degenerato in cui va rifondato il rapporto dell'uomo
con gli oggetti che produce, sono presenti echi nouveaurealisti nell'azione demiurgica esercitata dall'artista sull'oggetto
di recupero, reminiscenze pop, attraverso Rauschenberg, nella
utilizzazione del rifiuto in chiave artistica, a dimostrazione
che la nostra società, sempre più omologata,
finisce per indurre una (con)fusione dei linguaggi che può
anche sfociare nella spersonalizzazione e nella genericità
del messaggio artistico, facendo apparire tutto "già
detto", "già visto", "già
fatto" ecc.
Ancora una volta, ci salverà la poesia, la capacità
dell'uomo di reinventarsi la vita e di rinnovare, attraverso
la vera arte, che è sempre nuova, parole già
scritte che non ci stanchiamo di ascoltare.
|