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Recensione del progetto per la copertura
dello spazio antistante la Galleria degli Uffizi
di Nikos A. Salìngaros MA PhD
(Cura linguistica di Pietro Pagliardini)
pubblicato il 20/09/2008 |
RECENSIONE DEL PROGETTO: Proposta
di Arata Isozaki per un telaio metallico, Piazza dei Castellani
(Gallerie degli Uffizi), Firenze, Italia. |
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Questa proposta di telaio monumentale —
una griglia sostenuta da pilastri — definisce una scala
estranea a qualsiasi struttura circostante, di gran lunga superiore
a quella pedonale, ed è progettata per dare enfasi alla
dimensione senza un motivo architettonico o urbano che possa
giustificarla. Inoltre la struttura, d’altezza pari a
sette piani, è fatta per adattarsi entro uno spazio ristretto
fra gli edifici storici adiacenti. I sostenitori di questo progetto
lo descrivono come “leggero e arioso”, ma la sua
taglia e il suo disegno non adattabile non si armonizzano in
nessun modo con l’intorno, e nella realtà la struttura
potrebbe essere percepita come costretta all’interno dello
spazio sensibile entro cui si colloca.
La sua intenzione dichiarata è quella di funzionare come
uscita dalle gallerie, tuttavia questo telaio sembra essere
un mero arredo — un oggetto scultoreo — che aggiunge
poca funzionalità allo spazio attuale. Il disegno della
griglia, scarno, in stile industriale, è del tutto privo
di decorazione, così la sua geometria particolare si
scontra con la geometria esistente nel luogo, com’è
definita dagli edifici circostanti ed anche dalle sculture poste
all’aperto a Firenze. Qualsiasi tensione tra geometrie
incompatibili crea un conflitto matematicamente rilevabile,
che confonderebbe gli ospiti della piazza e potrebbe dare loro
una sensazione di disagio nel trovarsi in quel luogo. Questa
scultura astratta avrà la meglio in questo conflitto,
grazie alla sua dimensione fuori scala. Le rappresentazioni
grafiche attuali non rivelano la futura esperienza reale e diretta
del pedone né come questa struttura potrebbe incidere
sulla percezione positiva di ciò che già esiste.
C’è un malinteso sia nell’opinione pubblica
che nei funzionari di governo che hanno promosso questo progetto,
in ordine alla sua utilità e alla sua fondamentale disarmonia
con il centro storico della città. |
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1. Questo telaio possiede soltanto
due scale: la scala più grande del telaio nel suo complesso
e la scala molto ridotta definita dalla larghezza dei suoi pilastri:
il rapporto di scala, sproporzionato, è di circa 1/31.
Le architetture tradizionali tendono ad avere una sequenza di
rapporti di scala di intorno 1/3 (vedi Salingaros, “Una
Teoria d’Architettura”, 2006). La larghezza fra
le travi laterali del tetto è variabile, in modo tale
che non si riesce a definire una scala. Non c’è
nessuna cura nel garantire un’immediata relazione umana
— che è fondamentale a livello del suolo —
attraverso l’utilizzo di una gamma gerarchica di scale
con dettagli di progettazione e materiali. 2.
La semplicistica geometria di questa struttura può funzionare
soltanto per dare un’impressione monumentale, basata solo
sull’impatto della scala dell’oggetto nel suo complesso,
La sua mancanza di simmetria è disorientante e inquietante.
Disegni più tradizionali (alcuni dei quali asimmetrici)
che si ritrovano nei dintorni, operano molto bene nel relazionarsi
tra loro attraverso l’uso di una gamma di scale e di simmetrie
multiple, del tutto intenzionalmente assenti nell’estetica
industriale di quest’ossatura strutturale. 3.
Nel centro storico di Firenze convivono diversi stili architettonici.
Tutti questi stili storici mostrano una struttura di rappresentazione
gerarchica delle scale simile tra loro: suddivisioni strutturate
che vanno diminuendo dalla scala del molto grande a quella del
molto piccolo, fino ai minimi dettagli dei materiali. Questa
consonanza contribuisce a legare insieme diversi stili architettonici
e diversi materiali in un insieme urbano coerente, e contribuisce
a rendere attraenti gli spazi urbani della città. Dal
momento che il telaio metallico non rispetta questa gamma di
scale, è in forte opposizione con il resto del tessuto
urbano. |
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4. L’introduzione di un’estetica
industriale della macchina in un luogo storico delicato come
questo genera conflitti geometrici e, conseguentemente, psicologici.
La microstruttura dei materiali industriali non riesce a dialogare
in alcun modo con i materiali tradizionali delle strutture circostanti.
Le colonne quadrate presentano un’impiallacciatura superficiale
di pietra indifferenziata, mentre lo stesso telaio metallico
incombe con una scala troppo grande e fuori contesto per riuscire
a diventare intimamente parte dello spazio urbano che andrà
ad occupare. 5. L’intensità
dell’esperienza pedonale si basa sul rapporto di collegamento
dell’individuo ai singoli dettagli strutturali all’altezza
dell’occhio. Dopo aver identificato i punti più
intensi dello spazio urbano, è necessario ornare l’esterno
delle strutture come, ad esempio, le colonne che definiscono
la parte più stretta dello spazio urbano. Ciò
deve avvenire ad una scala più elevata rispetto alla
microstruttura del materiale. La struttura proposta è
priva di disegno al livello a cui essa viene vista e percepita,
nessun ornamento alle basi delle sue colonne quadrate, laddove
il pedone farà pienamente la sua esperienza visiva.
6. Privo di una gamma equilibrata di simmetrie
e sottostrutture, il telaio non mostra delicatezza né
dettagli. Prestate la massima attenzione a come gli utenti percepiranno
le dimensioni dei pilastri quadrati: mentre il telaio appare
delicato nelle rappresentazioni grafiche, a causa degli esagerati
rapporti di scala, l’attuale larghezza della colonna è
massiccia e indifferenziata nella gamma di scala umana. |
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7. Le colonne di supporto si
uniscono in alto, ai bordi formalisti del telaio, generando
angoli molto duri. Questa soluzione è strutturalmente
non ottimale e, anche se può essere realizzata facilmente
dal punto di vista ingegneristico, genera un senso di disagio
alla geometria strutturale. La percezione che l’intera
struttura sia tenuta solo alle estremità potrebbe far
nascere un’impressione d’ansia in colui che guarda.
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8. Le ondulazioni sulla griglia
sono evocative dei tetti metallici ondulati, ma qui ingranditi
di molte volte. Dato il gran rapporto di scala, questa esplicita
“dichiarazione” decorativa di tipo industriale non
ha alcuna relazione con la finezza dei tetti Rinascimentali
né con le cupole delle costruzioni circostanti. |
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9. Le rappresentazioni al computer
mostrano soltanto una superficie di pietra bianca di modo che
le combinazioni di colori e le superfici sono completamente
estranee ai vari linguaggi architettonici presenti nel centro
di Firenze. Un architetto sensibile al luogo avrebbe dovuto
identificare determinati elementi chiave di disegno —
molto localizzati — dai quali evincere un certo colore
per armonizzare la struttura all’insieme della città.
10. I pilastri quadrati sostengono la griglia
senza nessuna mediazione intermedia. Il fatto che essi siano
quadrati potrebbe non essere un problema purché fosse
presente la variante di un architrave, di una base e di un capitello
quali elementi utili ad armonizzarsi con il linguaggio delle
forme del centro storico. Chiaramente, questa non è l’intenzione
del progetto. |
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11. Sembra che questa struttura
non sia una copertura adeguata a proteggere lo spazio sottostante
dagli eventi atmosferici e dal sole, ma un insieme di travi
aperte al cielo: una griglia metallica. E non è neppure
“una pensilina”, che significa normalmente un tetto
a sbalzo (cantilevered). Inoltre le descrizioni pubblicate non
indicano chiaramente se esiste una copertura in vetro o plexiglass. |
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12. La griglia è presentata
come un baldacchino monumentale su una scala enorme, che produce
confusione. Esiste soltanto un piccolo nastro di spazio urbano
da cui l’insieme può essere visto e compreso
dal livello del suolo e la maggior parte delle immagini pubblicate
non rappresentano la prospettiva reale che potrebbe essere
vista da un pedone.
13. Le notizie stampa dicono che questa struttura
intende assicurare la trasformazione della piazza in un punto
d’incontro per la gente. Nessuna argomentazione viene
però svolta per dimostrare quest’ottimistica
speranza. Le regole sul funzionamento dello spazio urbano
sono note: il successo e l’uso dipendono dalla struttura
del percorso, dalla connettività urbana e dal contenuto
informativo delle strutture circostanti. Questi fattori sono
determinati dal tessuto urbano circostante e dai fronti degli
edifici (vedi Salingaros, “Principi di Struttura Urbana”,
2005: capitolo 2) e sono dunque indipendenti da qualsiasi
copertura. Le colonne ed altri elementi strutturali introdotti
nello spazio urbano hanno potuto, nel migliore dei casi, ottenere
un effetto neutro, o persino degradare la relativa utilizzazione.
14. Il buon funzionamento dello spazio urbano
dipende dai dettagli del disegno che promuovono un senso di
benessere psicologico e fisiologico, reso effettivo attraverso
una gerarchia di scale e una gamma di sottostrutture. Tutto
ciò è assente in questo disegno, che è
pensato per lavorare alla sola scala monumentale. Né
questa struttura genererebbe uno spazio urbano “protetto”
che inviti all’esplorazione. È l’esperienza
diretta dell’utente a rendere un luogo utilizzato, amato,
vivo e che può invitare la gente ad andarvi e tornarvi
più volte.
Nikos A. Salìngaros MA PhD. |
Il dott. Salìngaros
è autore, ricercatore e educatore internazionalmente
apprezzato nel campo dell’architettura intelligente
e del disegno urbano. È consulente in importanti progetti
architettonici e negli sviluppi urbani sostenibili, tradizionali
e quelli orientati sul pedone. Ha tenuto conferenze ed insegnato
in ogni parte del mondo. È l’autore di tre libri:
“Principi di Struttura Urbana” (2005), “Una
Teoria d’Architettura” (2006) e “Antiarchitettura
e Demolizione” (2007). I suoi progetti includono il
centro commerciale a Doha, Qatar, progettato in collaborazione
con Hadi Simaan e José Cornelio-da-Silva (2007-2008)
che adesso è presente nella mostra “I Nuovi Palladiani”
alla Fondazione del Principe Carlo a Londra, settembre 2008.
In questo periodo sta lavorando allo sviluppo urbano di Pristina,
Kosovo, ad una rete di piazze urbane in Querétaro,
Messico, e ad un programma d’edilizia sociale a Florianópolis,
Brasile. Il dott. Salìngaros è conosciuto per
la sua forte opposizione alle nuove strutture in stile contemporaneo
nei centri storici urbani.
Pubblicato in inglese il 23 d’agosto di 2008 in
Archinect.com.
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Links:
De
Architectura
Nikos
Salingaros: 12 lezioni di urbanistica in video da scaricare
Nikos
Salingaros su Wikipedia
Nikos Salingaros
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