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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
Il più letto in Artonweb: fotografia |
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Libri
American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
Musei
Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi. |
Concorsi
Concorso artistico Lucca Biennale Cartasia 2022, tema conduttore di questa edizione “The white page” (pagina bianca), le infinite possibilità per gli artisti di raccontarsi tramite le opere in carta.
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Premi
I vincitori del Premio Pritzker per l'architettura 2021 sono Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal: talento, visione e impegno per migliorare la vita delle persone. |
In Italia
Al Palazzo Ducale di Genova, dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 grande mostra di Maurits Cornelis Escher. |
All'estero
Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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| Scolpire
l'architettura di Vilma Torselli pubblicato il 19/04/2006 |
Scrive
John Eccles, Nobel nel '63 per i suoi studi di neurofisiologia: "Gli oggetti
di pietra del tipo più sofisticato costituiscono indicazioni altamente
significative del sistema visuo-motorio degli ominidi più evoluti." |
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Possiamo
considerare questa cultura della pietra come l'inizio della creatività
nelle arti plastiche. I grandi progressi umani nelle arti plastiche testimoniano
un uso più efficiente delle strutture cerebrali già sviluppate negli
ominoidi prima dell'evoluzione degli ominidi [
.] Le arti plastiche
nella concezione più ampia - architettura, scultura, incisioni, ceramiche,
pittura, oggetti di vetro, attrezzi, tappezzerie, tappeti - sono la base principale
per comprendere e valutare la cultura di tutti i popoli. Esse forniscono un esempio
significativo delle capacità creative
" ("Evoluzione del cervello e creazione dell'io", John C. Eccles, 1995)
Arte plastica per eccellenza, l'architettura sembra coprire
di diritto un ruolo egemonico nella storia dell'evoluzione:
Baumgarten, scrive ancora Eccles nello stesso testo, "mette
in rilievo il ruolo essenziale del cervello nei fenomeni
di plasticità e di apprendimento che intervengono
nelle esperienze di tipo estetico, nella creatività
e nella valutazione delle arti plastiche", mentre
le più recenti teorie rileggono la storia dell'architettura
in stretta connessione non solo con quella dell'arte, ma
con quella più in generale dell'uomo, in chiave decisamente
antropologica.
"La storia dell'architettura è storia di forme
significative... l'architettura è una realtà vivente... si occupa
di significati esistenziali e li traduce in significati spaziali" ("Il significato nell'architettura occidentale", Christian Norberg-Shulz, 1974)
e pare essere, tra tutte le forme di attività creativa, la più vicina
alla prima esperienza sensoriale che ciascuno di noi vive a partire dalla nascita,
quella del proprio corpo fisico, ciò che sperimentiamo per primo come volume
nello spazio: espanso secondo le stesse direzioni dell'architettura, in alto o
in basso, davanti, dietro, a destra, a sinistra, il corpo possiede una struttura
anatomica dalla perfetta simmetria di proporzioni delle parti opposte che è
alla base dei canoni scultorei e della nostra strutturazione psico-cognitiva dello
spazio fisico: "Dalla letteratura alla danza, dalla musica all'architettura,
il fare artistico è legato alla realtà del nostro corpo che si muove
nel mondo" (Postfazione a "Pensieri sull’estetica" di Alain, Ettore Bonora, 1998). Ciò nonostante, la fruizione estetica
dell'architettura - intendendo il termine estetica nella sua primitiva derivazione
dal greco 'aisthêsis', 'sentire' con i 'sensi' attivando una rete
di percezioni fisiche - è, per la maggior parte dei non addetti ai lavori,
non facile, né immediata, né, talvolta, corretta, e se quasi tutti,
anche se non necessariamente provvisti di un adeguato bagaglio di informazioni
specifiche, sono in grado di osservare
ed interpretare secondo il proprio vissuto, il proprio background culturale,
il proprio gusto personale una statua di Rodin o di Michelangelo o di Boccioni,
difficilmente l'uomo della strada o la casalinga di Voghera si pronunceranno sulla
cattedrale di Chartres, o il Guggenheim di Bilbao o la casa Kaufmann. | Più
facilmente si chiederanno, invece, se si tratta di una chiesa, o un museo o una
abitazione, poiché la destinazione funzionale è in architettura
istintivamente ed indissolubilmente connessa alla forma, concetto che ricalca
in modo speculare la percezione che l'uomo ha del proprio corpo, dove forma e
funzione si identificano.
E la funzione, in architettura, non significa solo
'funzionamento', appunto, della macchina architettonica, essa rappresenta soprattutto
la concretizzazione materiale di un dialogo ininterrotto che parte dall'alba dei
tempi e proseguirà dopo di noi, secondo un preciso parallelo tra evoluzione
della specie ed evoluzione della progettazione: trait d'union tra spazio e tempo,
tra natura e manufatto, tra topologia e tipologia, l'architettura muta linguaggio
e funzione evolvendo con l'uomo, la filosofia, la società, le conoscenze
tecnologiche fino a divenirne l'espressione più idonea e significativa.
Tuttavia
è innegabile che, presso il grande pubblico, l'architettura continui ad
essere un fenomeno sostanzialmente elitario, diretto a pochi e compreso da pochi
rispetto ai grandi numeri degli attuali fruitori dell'arte visiva, promossa da
una sempre più efficace divulgazione legata ai moderni mezzi comunicativi. Senza
disconoscerne il ruolo sociale, l'arte visiva si potrebbe definire un'attività
umana di necessaria inutilità: a differenza di quanto accade per l'architettura,
che è invece necessaria ed utile, non è infatti possibile trovare
ragionevoli motivi in base ai quali giustificare perché l'uomo abbia da
sempre scelto di dedicarsi ad un'attività apparentemente non vantaggiosa
né indispensabile come la creazione artistica e la sua fruizione, eppure,
semplicemente ed inspiegabilmente, egli lo fa da millenni ed ha ormai smesso di
interrogarsi sull'utilità di una delle poche azioni perpetrate così
a lungo anche se non determinanti per la sopravvivenza della specie. L'arte
visiva, a quanto pare, può o, scontatamente, è inutile e fine a
sé stessa, mentre l'architettura non può, né deve esserlo:
è forse questa sostanziale differenza che ha fino ad oggi determinato il
diverso atteggiamento dei fruitori nei loro confronti. L'ipotesi potrebbe essere
corroborata dal fatto che le realizzazioni architettoniche più conosciute
e forse apprezzate dal grande pubblico sono in genere architetture 'inutili' -
l'Altare della Patria piuttosto che la Tour Eiffel o le piramidi d'Egitto - dove
la funzione è prevalentemente simbolica, non richiede interazione, non
deve assolvere nessun compito pratico e l'architettura si presta, in definitiva,
ad un'analisi basica che la riconduce ai canoni estetici della scultura, secondo
una percezione limitatamente plastica e squisitamente sensoriale: ciò toglie
di mezzo la necessità, da parte del fruitore, di identificare la funzione
alla base dell'azione progettuale e metterla in coerente relazione con l'esito
formale, processo che richiederebbe un'elaborazione di tipo concettuale e culturale
della percezione visiva non alla portata di tutti. Dal canto suo sempre più
spesso l'architettura moderna si avvicina a diventare un 'oggetto mediatico'
, nella definizione di Germano Celant, "e l'edificio viene inteso come
una 'scultura' che si pone in rapporto dirompente col tessuto urbano. Al punto
che non si guarda più all'uso, ma al segno." Nell'ambito
di un processo di smaterializzazione a beneficio dell'affermazione dell'immagine piuttosto che della cosa, di concettualizzazione dell'oggetto a sostituzione della
sua rappresentazione realistica o mimetica iniziato con le avanguardie del '900
e responsabile di una progressiva artisticizzazione dell'architettura, forse non
è un caso che essa oggi, rinunciando ad ogni rivendicazione di specificità
culturale e disciplinare, aspiri ad una libertà espressiva che le permetta
di evadere dalla tirannia del funzionalismo verso l'anarchia del formalismo inutile
dell'arte visiva, il che spiegherebbe in parte l'affermarsi di movimenti contemporanei
di prevalente articolazione segnica e spiccata plasticizzazione quali decostruttivismo,
dis-architettura o an-architettura o anti-architettura o post-architettura, quel
grado zero sul quale si annulla la pianificazione e la funzione è ridotta
a pura intenzionalità.
link:
Arte e Decostruttivismo
Architettura memetica
L'Architettura nell'epoca della sua trasformazione artistica
* articolo aggiornato il 19/10/2013
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Commento di Loredana Raciti:
Scolpire
l'architettura è un testo di grande qualità sia informativo che
letterario con considerazioni pratiche molto acute e giuste. L'unico appunto che
farei all'articolo che può risultare un articolo di nicchia e di difficile
lettura per il grande publico, che ha sempre piu' voglia di avvicinarsi all'arte
dell'architettura oltre che alle sue necessità. Mi complimento comunque
per il raffinatissimo soffermarsi tra la necessità e la parte artistica
che arriva fino al simbolo e oltre la letteratura, avvicinandosi alla filosofia, cugina
carnale della matematica e architrave dell'architettura.
Un saluto. |
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