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Scolpire l'architettura
di Vilma Torselli
pubblicato il 19/04/2006
Scrive John Eccles, Nobel nel '63 per i suoi studi di neurofisiologia: "Gli oggetti di pietra del tipo più sofisticato costituiscono indicazioni altamente significative del sistema visuo-motorio degli ominidi più evoluti."





Possiamo considerare questa cultura della pietra come l'inizio della creatività nelle arti plastiche. I grandi progressi umani nelle arti plastiche testimoniano un uso più efficiente delle strutture cerebrali già sviluppate negli ominoidi prima dell'evoluzione degli ominidi […….] Le arti plastiche nella concezione più ampia - architettura, scultura, incisioni, ceramiche, pittura, oggetti di vetro, attrezzi, tappezzerie, tappeti - sono la base principale per comprendere e valutare la cultura di tutti i popoli. Esse forniscono un esempio significativo delle capacità creative ……" ("Evoluzione del cervello e creazione dell'io", John C. Eccles, 1995)

Arte plastica per eccellenza, l'architettura sembra coprire di diritto un ruolo egemonico nella storia dell'evoluzione: Baumgarten, scrive ancora Eccles nello stesso testo, "mette in rilievo il ruolo essenziale del cervello nei fenomeni di plasticità e di apprendimento che intervengono nelle esperienze di tipo estetico, nella creatività e nella valutazione delle arti plastiche", mentre le più recenti teorie rileggono la storia dell'architettura in stretta connessione non solo con quella dell'arte, ma con quella più in generale dell'uomo, in chiave decisamente antropologica.

"La storia dell'architettura è storia di forme significative... l'architettura è una realtà vivente... si occupa di significati esistenziali e li traduce in significati spaziali" ("Il significato nell'architettura occidentale", Christian Norberg-Shulz, 1974) e pare essere, tra tutte le forme di attività creativa, la più vicina alla prima esperienza sensoriale che ciascuno di noi vive a partire dalla nascita, quella del proprio corpo fisico, ciò che sperimentiamo per primo come volume nello spazio: espanso secondo le stesse direzioni dell'architettura, in alto o in basso, davanti, dietro, a destra, a sinistra, il corpo possiede una struttura anatomica dalla perfetta simmetria di proporzioni delle parti opposte che è alla base dei canoni scultorei e della nostra strutturazione psico-cognitiva dello spazio fisico: "Dalla letteratura alla danza, dalla musica all'architettura, il fare artistico è legato alla realtà del nostro corpo che si muove nel mondo" (Postfazione a "Pensieri sull’estetica" di Alain, Ettore Bonora, 1998).
Ciò nonostante, la fruizione estetica dell'architettura - intendendo il termine estetica nella sua primitiva derivazione dal greco 'aisthêsis', 'sentire' con i 'sensi' attivando una rete di percezioni fisiche - è, per la maggior parte dei non addetti ai lavori, non facile, né immediata, né, talvolta, corretta, e se quasi tutti, anche se non necessariamente provvisti di un adeguato bagaglio di informazioni specifiche, sono in grado di osservare ed interpretare secondo il proprio vissuto, il proprio background culturale, il proprio gusto personale una statua di Rodin o di Michelangelo o di Boccioni, difficilmente l'uomo della strada o la casalinga di Voghera si pronunceranno sulla cattedrale di Chartres, o il Guggenheim di Bilbao o la casa Kaufmann.

Più facilmente si chiederanno, invece, se si tratta di una chiesa, o un museo o una abitazione, poiché la destinazione funzionale è in architettura istintivamente ed indissolubilmente connessa alla forma, concetto che ricalca in modo speculare la percezione che l'uomo ha del proprio corpo, dove forma e funzione si identificano.
E la funzione, in architettura, non significa solo 'funzionamento', appunto, della macchina architettonica, essa rappresenta soprattutto la concretizzazione materiale di un dialogo ininterrotto che parte dall'alba dei tempi e proseguirà dopo di noi, secondo un preciso parallelo tra evoluzione della specie ed evoluzione della progettazione: trait d'union tra spazio e tempo, tra natura e manufatto, tra topologia e tipologia, l'architettura muta linguaggio e funzione evolvendo con l'uomo, la filosofia, la società, le conoscenze tecnologiche fino a divenirne l'espressione più idonea e significativa.

Tuttavia è innegabile che, presso il grande pubblico, l'architettura continui ad essere un fenomeno sostanzialmente elitario, diretto a pochi e compreso da pochi rispetto ai grandi numeri degli attuali fruitori dell'arte visiva, promossa da una sempre più efficace divulgazione legata ai moderni mezzi comunicativi.
Senza disconoscerne il ruolo sociale, l'arte visiva si potrebbe definire un'attività umana di necessaria inutilità: a differenza di quanto accade per l'architettura, che è invece necessaria ed utile, non è infatti possibile trovare ragionevoli motivi in base ai quali giustificare perché l'uomo abbia da sempre scelto di dedicarsi ad un'attività apparentemente non vantaggiosa né indispensabile come la creazione artistica e la sua fruizione, eppure, semplicemente ed inspiegabilmente, egli lo fa da millenni ed ha ormai smesso di interrogarsi sull'utilità di una delle poche azioni perpetrate così a lungo anche se non determinanti per la sopravvivenza della specie.

L'arte visiva, a quanto pare, può o, scontatamente, è inutile e fine a sé stessa, mentre l'architettura non può, né deve esserlo: è forse questa sostanziale differenza che ha fino ad oggi determinato il diverso atteggiamento dei fruitori nei loro confronti.
L'ipotesi potrebbe essere corroborata dal fatto che le realizzazioni architettoniche più conosciute e forse apprezzate dal grande pubblico sono in genere architetture 'inutili' - l'Altare della Patria piuttosto che la Tour Eiffel o le piramidi d'Egitto - dove la funzione è prevalentemente simbolica, non richiede interazione, non deve assolvere nessun compito pratico e l'architettura si presta, in definitiva, ad un'analisi basica che la riconduce ai canoni estetici della scultura, secondo una percezione limitatamente plastica e squisitamente sensoriale: ciò toglie di mezzo la necessità, da parte del fruitore, di identificare la funzione alla base dell'azione progettuale e metterla in coerente relazione con l'esito formale, processo che richiederebbe un'elaborazione di tipo concettuale e culturale della percezione visiva non alla portata di tutti.
Dal canto suo sempre più spesso l'architettura moderna si avvicina a diventare un 'oggetto mediatico' , nella definizione di Germano Celant, "e l'edificio viene inteso come una 'scultura' che si pone in rapporto dirompente col tessuto urbano. Al punto che non si guarda più all'uso, ma al segno."

Nell'ambito di un processo di smaterializzazione a beneficio dell'affermazione dell'immagine piuttosto che della cosa, di concettualizzazione dell'oggetto a sostituzione della sua rappresentazione realistica o mimetica iniziato con le avanguardie del '900 e responsabile di una progressiva artisticizzazione dell'architettura, forse non è un caso che essa oggi, rinunciando ad ogni rivendicazione di specificità culturale e disciplinare, aspiri ad una libertà espressiva che le permetta di evadere dalla tirannia del funzionalismo verso l'anarchia del formalismo inutile dell'arte visiva, il che spiegherebbe in parte l'affermarsi di movimenti contemporanei di prevalente articolazione segnica e spiccata plasticizzazione quali decostruttivismo, dis-architettura o an-architettura o anti-architettura o post-architettura, quel grado zero sul quale si annulla la pianificazione e la funzione è ridotta a pura intenzionalità.

link:
Arte e Decostruttivismo
Architettura memetica
L'Architettura nell'epoca della sua trasformazione artistica

* articolo aggiornato il 19/10/2013


Commento di Loredana Raciti:

Scolpire l'architettura è un testo di grande qualità sia informativo che letterario con considerazioni pratiche molto acute e giuste. L'unico appunto che farei all'articolo che può risultare un articolo di nicchia e di difficile lettura per il grande publico, che ha sempre piu' voglia di avvicinarsi all'arte dell'architettura oltre che alle sue necessità. Mi complimento comunque per il raffinatissimo soffermarsi tra la necessità e la parte artistica che arriva fino al simbolo e oltre la letteratura, avvicinandosi alla filosofia, cugina carnale della matematica e architrave dell'architettura.
Un saluto.

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