Compie sessant’anni un oggetto di design ancora oggi circondato da una allure raffinata ed elegante che gli permette di collocarsi con grande naturalezza nell’arredamento di ogni abitazione attuale e moderna.
Icona di stile senza tempo, la 'Tongue chair' disegnata da Arne Jacobsen nel 1955 rispecchia in modo rigoroso il concetto guida della progettazione di questo architetto danese che ha scelto per esprimersi un linguaggio essenziale e raffinato, colto, funzionale e moderno: con Kay Fisker e Kaara Klint, Jacobsen orienta infatti il processo di modernizzazione dell’architettura scandinava avviato da Gunnar Asplund nella direzione di una rivisitazione della tradizione che tenga conto del progresso tecnologico e del necessario rinnovamento formale.
Diceva: “L’elemento fondamentale sono le proporzioni: sono le proporzioni che rendono classici gli oggetti e le grandi opere architettoniche”, in questo motto sta il segreto dell’eterna giovinezza del suo design sobrio e minimale, giocato su un calibrato equilibrio di dimensioni, materiali, colori capaci di creare un’alchimia di ricercata bellezza.
Disegnata per la Munkegård School di Gentofte di cui Jacobsen progetta anche l’architettura e gli arredi, elegante, ergonomica, solidamente piantata a terra attraverso la marcata divaricazione delle gambe e al tempo stesso leggera ed aerea, la 'Tongue chair' era uno degli oggetti di design preferiti dall’autore (ne progettò anche una versione a sgabello) che raggiunse grande diffusione in Scandinavia. Esportata nel resto del mondo solo dopo il 1980 e per un periodo relativamente breve, attualmente rieditata dalla danese Howe, la 'Tongue chair' è stata scelta da McDonald’s per rinnovare il look dei suoi fast-food, a suggellare l’alto livello di popolarità raggiunto, reiterando il successo di altre sedute storiche di Jacobsen, 'Ant', la prima in ordine di tempo (1952), 'Swan' e 'Egg', tutte ispirate, come già anticipa il loro nome, a forme organiche che nell’immaginario collettivo suggeriscono un’idea di morbidezza, leggerezza e delicatezza.
Jacobsen ha sempre espresso con grande coerenza una visione unitaria della progettazione, pensando i suoi pezzi di design in funzione della struttura architettonica destinata ad accoglierli, spaziando “dalla forchetta al ristorante”, parafrasando una celebre frase di Le Corbusier, ed aprendo la tradizione danese, nella quale prevale come materia prima il legno, anche all’utilizzo di materiali nuovi ed altamente performanti come l’acciaio e la fibra di vetro.
'Tongue chair' coniuga in un equilibrato connubio lo scarno grafismo della struttura portante in acciaio ed il profilo fluido della scocca avvolgente in compensato curvato impiallacciato, o rivestito in pelle o in tessuto, denunciando nell’innovativo accostamento quella sintesi tra forma e funzione tema portante del design europeo lungo tutto il ‘900.
La seduta è da sempre uno stimolante banco di prova per designer e produttori, richiedendo soluzioni tecnologiche in continuo aggiornamento che hanno permesso una progressiva pulizia del linguaggio formale rincorrendo un’idea di puro assoluto: basti pensare al design ‘pelle ed ossa’ di Mies van der Rohe e all’algida semplicità della sua poltrona Barcelona, o all’uso geniale del compensato multistrato curvato di Alvar Aalto (la seduta Paimio) e la fluidità strutturale delle sedute di Eero Saarinen (la serie Tulip), due grandi protagonisti dell’architettura scandinava nella cui scia si colloca l’opera di Jacobsen. |