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THIS MOMENT COULD HAVE A DIFFERENT FLAVOUR
Il padiglione austriaco di Markus Schinwald alla Biennale di Venezia.
di Cecilia Caliari
pubblicato il 18/07/2011
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Un'arte che suggerisce più che chiarire, che non offre soluzioni rassicuranti, ma evidenzia l'incongruo, cosicchè ognuno possa trovare risposte proprie. |
Già nell'osservare l'ingresso,e ancor più entrando, mi sono resa conto di come Schinwald non concedendo una fruizione facilitata crei una vera e propria esperienza, un percorso sensoriale e mentale che inizia dai tre spiragli dell'entrata e prosegue per tutto lo spazio interno.
Alterando in maniera viscerale la struttura ha sincopato l'austera simmetria del padiglione plasmandolo in ambienti apparentemente chiusi ma non claustrofobici. L'architettura diventa scenografia e crea la giusta predisposizione scenica per assorbire il suo lavoro.
Lo straniamento prodotto dalle proporzioni invertite e dagli interstizi che aprono a percorsi difficili rende il non visibile importante quanto il visibile, mentre l'incertezza e il dubbio fluttuano attraverso la complessa partizione dello spazio.
Trattandolo come protagonista, l'artista crea cosí un ambiente che attraversa l'uomo, nasconde la parte superiore del corpo e ci forza a prestare attenzione ad altri elementi che diventano unica chiave di lettura visibile per conoscere chi ci sta intorno.
A volte cambia lo statuto dell'oggetto da costruzione a creazione, come nelle sculture lignee in cui le gambe sono svincolate dalla loro funzione di sostegno. Le stacca da vecchi mobili e le ricompone in atteggiamenti incongrui allo scopo per cui sono state costruite, come se liberate dalla loro prerogativa avessero iniziato a danzare.
Suggerire più che chiarire, ecco lo scopo dell'artista che riesce ad emanare l'essenziale latente con ironia e provocazione, destabilizzando i nostri punti fermi, svincolando l'oggetto/soggetto dalla sua necessità e rendendo così l'impossibile sostanziale.
Eccoci dunque all'inquietante idillio dei dipinti vittoriani modificati mediante inserti pittorici, delle vere e proprie protesi che sovvertono le nostre aspettative. Uno scontro tra culture, generato dalla pennellata aliena, a ricordarci quanto siano le differenze ad unirci, più che le uguaglianze.
Nel video "Orient" i corpi dei protagonisti sembrano mossi da forze esterne, mescolano passi di danza con movenze grossolane e sgaziate, quasi primordiali, in una coreografia di gesti apparentemente privi di scopo ma carichi di pathos e di importanza. Il gesto privato di senso pratico libera la mente e il corpo concentrando l'attenzione sui dettagli.
Come disse Karl Krauss, "Le idee si trapiantano per scissione, i pensieri per gemmazione" e l'arte, aggiungo io, deve evidenziare l'incongruo, cosicchè ognuno possa trovare risposte proprie invece di offrire soluzioni rassicuranti.
http://www.labiennale.at/2011/ |
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Markus Schinwald
Lavinia, 2007
© VBK, Wien 2011
Oil on board, 29 x 37 cm
Photo: Pilar Alcalá / Courtesy of the artist |
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Markus Schinwald
Installation View: Austrian Pavilion, 2011
© VBK, Wien 2011
54th International Art Exhibition - la Biennale di Venezia
Photo: Andreas Balon / la Biennale 2011 Austria |
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Markus Schinwald
Orient, 2011
© VBK, Wien 2011
HD 9min, Loop
Filmstill: Courtesy of the artist / la Biennale 2011 Austria |
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Markus Schinwald
Untitled (legs) #19, 2011
© VBK, Wien 2011
Sculpture, wood
140 x 80 x 60 cm
Courtesy of the artist / la Biennale 2011 Austria
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