La città di Noceto (Parma), ad un anno dalla scomparsa di Giovanni Paolo II, dedica all’indimenticabile pontefice una grande scultura di oltre venti tonnellate, composta da due bassorilievi in marmo bianco di Carrara, realizzata dall’artista Francesco Vaccarone con la qualificata collaborazione delle maestranze del Laboratorio “Corsanini” di Carrara. È un’opera di notevoli dimensioni (ogni parte misura m.2.50 di base per 2,20 d’altezza), particolarmente impegnativa per il tema L’umano nel divino, il divino nell’umano che l’artista spezzino, non contraddicendo la sua consolidata espressività, ha mirabilmente elaborato tra il nitore di una spazialità occupata dalla sequenza di forme, modulate sia con inequivocabile razionalità sia disposte liberamente in un elegante gioco di intarsi.
In quelle forme spoglie, che nella loro rigorosa essenzialità conquistano la bellezza, si declina la metafora dell’umanità raccolta intorno all’amata, dolcissima, meditativa figura di papa Wojtyla, uomo tra gli uomini, testimone della grandezza di Dio «centro del cosmo e della storia». Prima di iniziare l’opera Vaccarone, con manifesta sensibilità, ha ripercorso l’intero vissuto di Karol Wojtyla ed ha ritenuto di interpretarne la figura fisicamente prestante e ricca di quel giovanile entusiasmo, che tale è rimasto in tutta la sua lunga ed operosa missione terrena. La debolezza del corpo ed i segni del dolore che hanno accompagnato gli ultimi anni di vita del papa hanno commosso credenti e non credenti e non hanno lambito la saggezza della sua parola che pur incerta ha toccato i cuori e le menti di donne e uomini di culture diverse.
L’imponente opera, che Vaccarone dichiara essergli stata «ispirata dalla costanza e dalla dedizione rivolta ininterrottamente da Giovanni Paolo II al primato dell’essere», trasmette la ricchezza del superlativo magistero di Giovanni Paolo II e la complessità del suo pensiero intriso di cultura letteraria, filosofica e teologica, costantemente rivelata lungo gli anni di uno straordinario pontificato.
Il composto alternarsi di pieni e di vuoti, il soffuso armonizzarsi di luci ed ombre, generano un tangibile clima di raccoglimento diffuso dai bassorilievi, plasmati in una segreta miscela di silenzio e di amore che tocca alti apici di spiritualità, suscitando il desiderio di non rinunciare ad un cammino che esclude la separazione fra ragione e fede, unite nella ricerca della verità. L’arte riesce a far percepire il mondo del visibile e quello dell’invisibile e Francesco Vaccarone nella magnifica scultura di Noceto fa sua l’esortazione che il papa polacco rivolse nella sua Lettera agli artisti del 1999, invitati a considerare «l’universo religioso fonte di ispirazione, di liberazione, di catarsi» e di arricchimento della loro esperienza «sempre alla ricerca del senso più recondito delle cose». Amante della poesia, che papa Wojtyla definiva «una gran signora», i bassorilievi portano incisa sul retro La sorgente, una lirica tratta dalla non facile raccolta Trittico romano, ed un pensiero rivolto nell’agosto 2000 ai giovani a Tor Vergata: «Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno,vi sforzerete con ogni energia di rendere la terra più abitabile per tutti». La solenne inaugurazione del monumento, contestuale all’apertura di una nuova strada intitolata a Giovanni Paolo II, è avvenuta domenica 2 aprile 2006 alle ore 12.30, presenti le massime autorità civile e religiose, ed è stata preceduta dalla celebrazione della S.Messa nella chiesa parrocchiale di S.Martino, presieduta da monsignor Francesco Gioia, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, Presidente “Peregrinatio ad Petri Sedem” della Curia romana e Delegato pontificio della Basilica di S.Antonio in Padova.
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