Gianfranco Pugliese, con un backgroud ingegneristico
(elettronico/informatico), su cui si innesta un forte interesse
per la Scienza della Complessità, approda allarte
digitale nel momento in cui, alla fine degli anni 90,
sente prorompente la tensione ad un allargamento degli orizzonti
culturali, verificata linadeguatezza degli schemi consueti
a render conto della complessità delle cose e dellUomo.
Attratto dal Frattalismo, un movimento artistico nellambito
dellespressionismo astratto, legato alla tecnologia
dei computer ed alla scoperta della geometria frattale, che
si diffonde nei circuiti internazionali anche grazie alluso
di Internet, Gianfranco Pugliese vi individua la possibilità
di conciliare la cultura ingegneristica in cui è stato
addestrato con la visione diversa, più ampia e profonda,
del Mondo verso la quale lo spinge, ad un certo punto della
sua vita, una profonda revisione epistemologica che libera
anche energie creative nella direzione della produzione artistica.
Il linguaggio espressivo di Gianfranco Pugliese è
quindi frutto di una sintesi piuttosto rara tra razionalità
pura e libera inventiva, come si evince leggendo ciò
che scrive nel suo sito personale.
Cerchiamo di sapere di più su di lui con poche domande
Cominciamo con qualche dettaglio tecnico, se non ti spiace
rivelare i tuoi segreti del mestiere. Dicci qualcosa sul tuo
strumento di lavoro, il pennello virtuale grazie al quale
crei le tue opere.
Si tratta di un programma (Ultrafractal) notevolmente sofisticato
e versatile, che permette al neofita una immediata produzione
di qualcosa; ma nelle mani di un esperto esso
diventa una vera e propria cassetta di attrezzi,
che stimola la creatività, con pochi vincoli e, certamente,
lasciando allautore tutto il valore aggiunto
dellinvenzione o della scoperta.
Solo per citare alcune caratteristiche salienti: permette
la creazione di immagini con un numero indefinito di strati,
essendo ogni strato un frattale distinto (con distinti colori,
formula, trasformazioni, dislocazione sul piano complesso
e livello di ingrandimento); ciascuno strato, poi, si può
comporre rispetto ai sottostanti con una dozzina di algoritmi
di sovrapposizione diversi.
Ogni strato utilizza una palette di colori completamente definita
dallutente (in modo estremamente facile e, al contempo,
preciso).
Ad ogni strato può essere applicata una o più
trasformazioni topologiche (anche queste stratificabili),
che deformano il frattale originale di quello
strato secondo formule definite dallutente.
Agire attraverso un sofisticato programma digitale ti
condiziona in qualche modo, sul piano psicologico, togliendo
in un certo senso spontaneità al tuo lavoro?
Qual è, se cè, la differenza fondamentale
fra luso di un pennello ed una tavolozza e quello di
un computer, come influisce la consapevolezza che una macchina
sarà co-autore del risultato?
Ho citato queste funzionalità del programma (e sono
solo alcune delle molte disponibili) per sottolineare il fatto
che unopera così prodotta è il frutto
di una attività in cui sono fuse costruzione, ricerca,
memorizzazione e selezione.
Una attività cognitiva, dunque, in cui la dimensione
emozionale ha un forte rilievo.
Inoltre, il carattere combinatorio delle molte funzionalità
disponibili apre infiniti spazi di ricerca alla inventiva
dellautore - certamente molti di più di quanto
un artista tradizionale disponga!
Questa enorme libertà depone evidentemente a favore
della responsabilità creativa dellautore
e il computer si mostra nella sua totale schiavitù
esecutiva, che non apporta alcun valore aggiunto, se non celerità
operativa!!
Il problema, dunque, è nelle capacità dellautore
di godere di questa enorme libertà!
Questa capacità è condizionata dalla libertà
interna dellautore stesso, dal fatto di avere, egli,
qualcosa da dire e dalla possibilità dellambiente
(alla fine destinatario dellopera) di recepire il senso
del segno.
Per quello che mi riguarda, la mia libertà interiore
(almeno in senso artistico) è molto più ampia
di un artista di professione (non avendo io avuto un addestramento
specifico in tal senso e, dunque, non avendo subito alcun
condizionamento di tipo accademico, classificatorio, riduzionistico),
anzi, dal mio punto di vista lespressione artista
di professione mi sembra una contraddizione in termini,
giacché, io credo, tutti siamo artisti nella narrazione
della nostra esistenza e il concetto di professione è
specifico della dimensione mercantile e si presta a eccessi
nellutilizzo di tecnicismi. La contaminazione tra la
dimensione mercantile e quella artistica dà la misura
della mercificazione della umanità (anchio
vendo le mie opere, ma quanto basta per coprire i costi e,
un pò, i tempi sottratti ad altre attività economiche).
Il mio avere qualcosa da dire è legato
alla visione della complessità, al senso di una condizione
umana drammaticamente smarrita nel mistero e nella lacerazione-commistione
delle molte dimensioni di cui partecipa (fisica, biologica,
psicologica, sociale etc.), alla consapevolezza del limite
della conoscenza intellettiva, alla ricerca/speranza di un
principio dordine nascosto dietro il velo di maya
delle nostre percezioni.
Come si collega la tua formazione scientifica con la tua
evoluzione artistica?
Per certo verso le mie opere non sono che illustrazioni
scientifiche di un metodo, che tentano di rompere il
guscio consolidato dalle stratificazioni di 3 secoli di cultura
riduzionistica e materialistica, coinvolgendo emotivamente
attraverso la suggestione e la gradevolezza estetica; le citazioni
accostate alle opere nelle mie gallerie sul Web non costituiscono
fantasiosi orpelli intellettualistici, ma veri e propri indicatori
di senso, che, pur nella estrema apertura del significato,
vogliono rompere la dimensione formale, aprendo,
nella commistione tra linguaggio verbale e rappresentazione
formale, una breccia verso lindicibile (un po
come nellespressione filmica).
Io ho una speciale predilezione per lopera di J. Pollock,
che va collocata nel discorso citato, giacché nelle
opere di questo artista io colgo la medesima tensione a rompere
il gioco delle percezioni, a vedere nel disordine la condizione
per lordine (un ordine evolutivo, dinamico), a vedere
e creare bellezza ed armonia là dove lo spirito
di geometria non vede che confusione e marasma.
Oggi, linteresse per la frattalità è
uscito dallambito matematico per spaziare nelle più
diverse discipline (dalla cosmologia alleconomia, dalla
fisiologia alla sociologia, ad es.) e sembra invadere anche
il campo artistico, dove molti creativi, attratti dal fascino
delle forme frattali, si lanciano in suggestive produzioni.
Cosè per te la frattalità?
Anchio sono stato attirato inizialmente dalla suggestione
delle immagini frattali, intuendo nelle inconsuete caratteristiche
della geometria sottostante un potenziale espressivo esplosivo
relativamente ad un nuovo modo di concepire il Mondo.
Come ogni intuizione, anche in questo caso si è trattato
di una elaborazione inconscia e, nello specifico, la valorizzazione
sul piano metaforico di alcuni elementi strutturali
di questo tipo di geometria: in particolare mi ha affascinato
quella proprietà che viene definita autosomiglianza,
che consiste nel fatto che anche una piccola porzione dellimmagine
assomiglia allimmagine intera; io scorgo in questa caratteristica
una iconica espressione di un principio più generale:
lanalogia.
Lanalogia è una visione che travalica
la logica, la contiene e si mostra più potente della
logica nel cogliere la realtà. Infatti in qualunque
equilibrio intelligibile che noi identifichiamo
nel Mondo cogliamo aspetti più o meno palesi di contraddizioni.
Di ciò la logica non può dar conto. Dunque il
Mondo, o meglio la nostra conoscenza del Mondo, non può
essere racchiusa negli schemi della logica (si noti che ciò
è vero anche per la matematica: se la matematica fosse
una costruzione puramente logica non ci sarebbe
stata nessuna evoluzione al suo interno, né crisi dei
suoi fondamenti).
La logica funziona secondo uno schema binario del tutto o
niente, del vero o falso. Lanalogia, invece, è
molto più flessibile, con infinite gradazioni tra la
polarità del vero e quella del falso. Lanalogia
include, mentre la logica esclude. Lanalogia attiene
al continuo, mentre la logica appare connessa al discreto.
La logica è quantitativa e capace di semplice sommazione;
lanalogia è qualitativa, integrante e produce
proprietà emergenti. Essa contiene la contraddizione
e il conflitto.
Lanalogia è una forma di ragionamento né
deduttivo, né induttivo e consente lestensione
di proprietà note a oggetti o fatti ignoti. Se non
fosse per lanalogia la stessa arte non avrebbe senso.
Lanalogia focalizza lattenzione sulle relazioni,
sulla loro struttura e sulla loro dinamica, e sfuma i confini
delle entità fino a ridurle a nuclei, punti immateriali,
circondati da nuvole di probabilità che
emergono allessere solo nella interazione con altre
entità.
Da ciò lattenzione allo scambio, al flusso, allazione
reciproca e limportanza nella cultura emergente del
modello reticolare e della dimensione processuale del reale.
Insomma lanalogia appare più vitale, realistica
e umana della logica e solo allinterno di un quadro
fortemente analogico si può comprendere il pensiero
di Pascal (fatto proprio da N. Bohr, uno dei padri della fisica
quantistica): Il contrario di una verità profonda
non è lerrore, ma unaltra verità
profonda, che esprime in modo esemplare la bipolarità
sottesa alla visione analogica.
Bipolarità (che può diventare multipolarità)
che rimanda a una idea di simmetria, oltre che spalancare
gli abissi insondabili della realtà e della nostra
mente, come parte integrante della realtà.
Una simmetria che veicola un senso di compiutezza e unitarietà.
Simmetria nella analogia tra le parti e tra le parti e il
tutto (in molte mie opere è presente la simmetria:
speculare, di rotazione, radiale, multipolare come
nei mandala una simmetria, tuttavia, incompleta, giacché
neanche lidea di simmetria riesce a concludere la realtà).
Ma tutto ciò (molto sommariamente espresso) costituisce
solo uno degli aspetti della frattalità; altri momenti
salienti vanno rintracciati nella ricorsività (evoluzione
legata al reiterarsi indefinito di un medesimo rapporto relazionale
tra diverse variabili di stato), nella causazione circolare
(leffetto che influisce sulla causa), in una organizzazione
che sembra sorgere spontaneamente (a dispetto del secondo
principio della termodinamica) e altro ancora.
Questa scomposizione in vari momenti della frattalità
non è però di tipo riduzionistico, nel senso
che i vari aspetti citati non sono indipendenti ed autonomi,
ma si ricoprono parzialmente, si rimandano, si intrecciano
in una trama in cui è immersa e da cui emerge lidea
frattale, che, come idea complessa, non può essere
vivisezionata, pena la sua mutilazione e devitalizzazione.
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