L'espressione Bad Painting è stata coniata
come titolo di una mostra di pittura organizzata da Neil Jenney
nel febbraio del '78 al New Museum di New York, in seguito divenuta
il nome di una corrente artistica inglese, sostanzialmente figurativa,
inquadrabile nel filone della Young British Art assieme a tanti
altri movimenti anglosassoni affini e contemporanei sponsorizzati
per lo più da Charles Saatchi, guru della pubblicità
e del mercato dell'arte contemporanea.
Difficile distinguere a volte il confine tra queste trasgressive
correnti più o meno culturali ed il kitsch o addirittura
il trash, visto che la voglia di scandalizzare e provocare corre spesso
il rischio di essere fine a sé stessa, estranea a qualsiasi
strutturata intenzionalità vagamente artistica (si
pensi ad esempio a Chris Ofili, uno dei maggiori rappresentanti
della Bad Painting, che nel '97 presenta alla mostra "Sensation"
quadri polimaterici realizzati con l'impiego di sterco di
elefante).
Nonostante ci siano precedenti anche illustri (Mirò,
che tuttavia non scomodò gli elefanti), non appare
giustificato, nemmeno dal punto di vista strettamente esecutivo,
l'utilizzo di una siffatta materia prima (visto che attualmente
esiste una gran varietà di prodotti sintetici che possono
asetticamente dare gli stessi risultati), se non in chiave
fortemente dissacratoria, volutamente e forzatamente scandalistica:
impossibile che non venga in mente la provocatoria "Merda
d'artista" di Piero Manzoni, dove tuttavia il "messaggio"
aveva un contenuto, nel senso più letterale del termine,
ed un aspetto esteriore decisamente più concettuale.
Si evince comunque da questa ed altre esibizioni che l'intenzione
della Bad Painting (oltre che pittura, anche arte sonora e
visiva), o "dumb art", è quella di ridicolizzare
con ironica trasgressività sia l'accademismo della
pittura ufficiale che la spirituale immaterialità del
concettualismo degli anni '70 ed il suo eccesso di intellettualismo,
provocando e deridendo il comune senso del bello con immagini
gratuitamente sgradevoli e banali, sciatto susseguirsi di
ostentate volgarità di una pittura veloce volutamente
degradata, non priva tuttavia di suggestione ed intrigante
potere evocativo.
Dalla libertà di associazione di fonti storiche classiche
o popolari, di segni arcaici, etnici o fantasiosamente inventati,
dalla contaminazione di linguaggi e culture, deriva infatti
una pittura dall'impronta espressionista talvolta di innegabile
fascino, apparentemente improvvisata o addirittura mal eseguita,
di voluta grossolanità stilistica, rabbiosa come si
conviene ad una "pittura cattiva", con una carica
di inquietante emotività che la rende particolarmente
espressiva della realtà moderna, delle sue quotidiane
contraddizioni e dissonanze, della continua mutevolezza di
una società di cui la Bad Painting scatta una impietosa
istantanea.
Altri nomi di questa corrente sono Chantal Joffe, Mark Kostabi,
pittore e musicista e Martin Maloney, che per la sua posizione
di critico e curatore d'arte, oltre che pittore, ne diviene
il teorico.
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