Anti-Form è il nome di un movimento artistico
nato dalle teorie dello statunitense Robert Morris (1931), sinteticamente
espresse dall'assioma "la forma per la forma", in
polemica contraddizione con il motto "l'arte per l'arte",
contestando la pretesa di attribuire un significato accessorio,
quello di oggetto artistico, appunto, a ciò che in realtà
è oggetto e null'altro.
Elementi base dell'opera Anti-Form sono le caratteritiche
stesse della realtà oggettiva, forma, superficie, dimensioni,
con una attenzione specifica per l'insieme ed una voluta sommarietà
nei particolari, nel più puro spirito del movimento
minimalista, del quale Morris è uno dei più
significativi esponenti.
Di particolare importanza il rapporto dell'opera con lo spazio
circostante, che origina talvolta, per la monumentalità
dimensionale, vere e proprie installazioni, in un linguaggio
che, pur ridotto ad una elementarità estrema ed a concetti
primari, è sempre fortemente connotato, e perciò "artistico" nonostante le dichiarazioni
degli anti-formisti, nel senso che denuncia, nella sua inevitabile
caratterizzazione, la preoccupazione di esprimere una intenzionalità
comunicativa e creativa.
E' questo un equivoco, una ambiguità tipica di molta
arte moderna, dalla Pop Art in poi, che affermando la teoria
della non-estetica prende comunque una posizione, seppure
di tipo negativo, compiendo una scelta e quindi formulando,
a sua volta, una sua estetica, o anestetica.
Gli anti-formisti utilizzano spesso materiali industriali
o da costruzione quali acciaio, vetroresina, gomma, compensato
o rottami di scarto, preferendo materiali malleabili ed elastici da potersi esporre alla sollecitazione di forze naturali quali la gravità o l'elettromagnetismo in grado di alterarli.
Sottoposti ad azioni semplici ed elementari come il
taglio e la caduta secondo la forza di gravità, riciclati
in un'arte underlying che ne muta l'utilizzo e la funzione, i materiali si ricompongono in installazioni che cambiano assetto in occasione di ogni nuova esposizione.
I "feltri"
di Morris sono strisce di tessuto tranciato, scarto di lavorazioni
industriali cadute dai macchinari sul pavimento, che l'artista
tratta in vario modo, ricavandone una composizione complessiva
dal profilo rigoroso seppure risultante da tanti singoli elementi
irregolari, a suggerire un'idea senza tuttavia ricomporre
un oggetto che corrisponda alle usuali letture percettive.
Dietro l'Anti-Form non ci sono significati né intenzioni
progettuali, perchè qualunque tipo di premeditazione
dello sviluppo di un'opera ne altera il significato, cosicché
il risultato del lavoro dell'artista, al quale non è
richiesta alcuna abilità, è del tutto superfluo
ed inutile.
L'Anti-Form non fa che rendere visibili le proprietà
tautologiche dei materiali utilizzati, lasciati liberi di
assumere l'andamento più naturale possibile, non costruito
dall'azione dell'artista, acquistando in tal modo una anti-forma,
cioè una forma non forzata né stabilita a priori,
per un'arte puramente visiva che non vuole suggerire nulla,
non vuol essere né emotiva né allusiva e che
la mente dell'osservatore analizza compiendo collegamenti
propri (alcuni critici parlano al proposito di anti-gestalt).
Tra gli anti-formisti si possono annoverare Eva Hesse, Richard
Serra, Barry Flanagan, Lynda Benglis e Joseph Beuys.
* articolo aggiornato il 23/05/2015
link:
Strane analogie
|