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Anti-Form
di Vilma Torselli
pubblicato il 4/04/2007
"la forma per la forma", in un'arte non intenzionale che punta tutto sull'estrinsecazione dei significati tautologici del materiale di cui è fatta.

Anti-Form è il nome di un movimento artistico nato dalle teorie dello statunitense Robert Morris (1931), sinteticamente espresse dall'assioma "la forma per la forma", in polemica contraddizione con il motto "l'arte per l'arte", contestando la pretesa di attribuire un significato accessorio, quello di oggetto artistico, appunto, a ciò che in realtà è oggetto e null'altro.
Elementi base dell'opera Anti-Form sono le caratteritiche stesse della realtà oggettiva, forma, superficie, dimensioni, con una attenzione specifica per l'insieme ed una voluta sommarietà nei particolari, nel più puro spirito del movimento minimalista, del quale Morris è uno dei più significativi esponenti.
Di particolare importanza il rapporto dell'opera con lo spazio circostante, che origina talvolta, per la monumentalità dimensionale, vere e proprie installazioni, in un linguaggio che, pur ridotto ad una elementarità estrema ed a concetti primari, è sempre fortemente connotato, e perciò "artistico" nonostante le dichiarazioni degli anti-formisti, nel senso che denuncia, nella sua inevitabile caratterizzazione, la preoccupazione di esprimere una intenzionalità comunicativa e creativa.
E' questo un equivoco, una ambiguità tipica di molta arte moderna, dalla Pop Art in poi, che affermando la teoria della non-estetica prende comunque una posizione, seppure di tipo negativo, compiendo una scelta e quindi formulando, a sua volta, una sua estetica, o anestetica.

Gli anti-formisti utilizzano spesso materiali industriali o da costruzione quali acciaio, vetroresina, gomma, compensato o rottami di scarto, preferendo materiali malleabili ed elastici da potersi esporre alla sollecitazione di forze naturali quali la gravità o l'elettromagnetismo in grado di alterarli.
Sottoposti ad azioni semplici ed elementari come il taglio e la caduta secondo la forza di gravità, riciclati in un'arte underlying che ne muta l'utilizzo e la funzione, i materiali si ricompongono in installazioni che cambiano assetto in occasione di ogni nuova esposizione.
I "feltri" di Morris sono strisce di tessuto tranciato, scarto di lavorazioni industriali cadute dai macchinari sul pavimento, che l'artista tratta in vario modo, ricavandone una composizione complessiva dal profilo rigoroso seppure risultante da tanti singoli elementi irregolari, a suggerire un'idea senza tuttavia ricomporre un oggetto che corrisponda alle usuali letture percettive.

Dietro l'Anti-Form non ci sono significati né intenzioni progettuali, perchè qualunque tipo di premeditazione dello sviluppo di un'opera ne altera il significato, cosicché il risultato del lavoro dell'artista, al quale non è richiesta alcuna abilità, è del tutto superfluo ed inutile.
L'Anti-Form non fa che rendere visibili le proprietà tautologiche dei materiali utilizzati, lasciati liberi di assumere l'andamento più naturale possibile, non costruito dall'azione dell'artista, acquistando in tal modo una anti-forma, cioè una forma non forzata né stabilita a priori, per un'arte puramente visiva che non vuole suggerire nulla, non vuol essere né emotiva né allusiva e che la mente dell'osservatore analizza compiendo collegamenti propri (alcuni critici parlano al proposito di anti-gestalt).

Tra gli anti-formisti si possono annoverare Eva Hesse, Richard Serra, Barry Flanagan, Lynda Benglis e Joseph Beuys.

* articolo aggiornato il 23/05/2015

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