Morris è un artista difficile da inquadrare
e circoscrivere allinterno del minimalismo così
come, sbrigativamente, avviene di solito. Robert Morris ha da
molto tempo instaurato un rapporto privilegiato con la Toscana
e con Prato in particolare, avviato con la creazione del famoso
Labirinto in occasione dell'iniziativa Spazi/ d'arte '82 e proseguito
con un'ampia serie di opere e installazioni ambientali per la
Collezione Gori nella Fattoria di Celle alle vicinanze della
Città, esteso negli ultimi anni anche all'Ospedale di
Pistola, al Duomo di Prato, alla Biennale di Carrara e all'Accademia
di Firenze.
A Prato tra il 2000 e il 2001, Morris ha realizzato gli arredi
presbiteriali (altare, ambone e candelabro) per la Cattedrale
di Santo Stefano e la scultura per il chiostro del Museo dell'opera
del Duomo Quattro per Donatello. progettata per un angolo del
chiostro romanico della seconda metà del XII secolo.
Come già l'opera Untitied (Battered Cubes) del 1965 essa
è composta da quattro poliedri che si costituiscono percettivamente
come un unicum in tensione, per suggerire un'espansione energetica
e spaziale dell'opera oltre il limite del piccolo giardino.
Tutta lopera di Morris ha in sé una intensità
mistica, ascetica che si percepisce immediatamente nelle sue
installazioni e nei labirinti che sono in realtà più
dei percorsi che veri e propri labirinti. Visitare le sue
installazioni nella Fattoria di Celle a Santomato è
una esperienza coinvolgente, se poi avviene guidati da Giuliano
Gori, come ho avuto la fortuna di vivere, diventa una esperienza
trascendentale e indelebile. Lintensità
ascetica è lelemento che caratterizza lopera
di Morris infatti a suo parere larte deve essere assolutamente
impersonale, ma in questa imperscrutabilità, per noi
di difficile comprensione - soprattutto se viene considerata
unicamente attraverso la lettura minimalista -
Morris ci viene in aiuto attraverso lo sviluppo del suo lavoro.
Egli si distingue da Donald Judd, Carl André, Sol Le
Witt e tutti i minimalisti perché, rispetto a loro,
è più interessato agli aspetti temporali
che al conservatorismo spaziale degli altri. Aspetti temporali
come nel Card File, Boxwith thè Sound of Its Own Making
del 1961, una scatola che racconta grazie ad una registrazione
sonora la storia della propria costruzione. Una forma narrativa
aperta alla rappresentazione di un processo che non disturba
lunità della forma visiva così come avviene
per i MirroredCubes del 1965 che, benché siano considerati
una delle opere più importanti del minimalismo, concorrono
in realtà a sbaragliare la concretezza dell'oggetto
in quanto non c'è alcuna stabilità nell'aspetto
di questi solidi dalle linee sfuggenti e dalla superficie
agitata da numerosi riflessi. Lo sviluppo del suo lavoro,
il processo che lo distingue dai minimalisti è ancora
più evidente in quelle opere che negli anni hanno assunto
un aspetto sempre più interiorizzante e meno impersonale
che vanno dal MirrorFilm del 1969, attraverso i Bind Time
del 1976, fino ai Bind Time Drawings del 1999 dal titolo Melancholia.
In MirrorFilm (1969) l'artista tiene davanti a sé un
grande specchio mentre si muove circolarmente in un paesaggio
coperto di neve, applicando un metodo già descritto
da Platone che prova il più profondo disprezzo per
la creazione di cose prive di esistenza reale":
"basta che tu prenda uno specchio e lo volga da ogni
parte. Rapidamente creerai il sole e i corpi celesti, rapidamente
creerai la terra. rapidamente creerai tè stesso e gli
altri esseri viventi e gli oggetti e le piante e tutto quanto
si diceva." (La Repubblica, X, 596)
Nel giugno del 1973 Morris realizza il primo gruppo dei Blind
Time Drawings che sono opere in bianco-nero realizzate ad
occhi bendati. Prima di Morris a lavorare ad occhi chiusi
erano stati Mirò, Matisse, Twombly, de Kooning, Ellsworth,
Kelly. ma con presupposti diversi. Larte assolutamente
impersonale viene raggiunta da Morris con la serie dei Blind
Time Drawings eseguiti da una donna cieca dalla nascita dove
risulta immediatamente evidente, nonostante il tentativo dellartista
di guidarla, lassenza di ogni cognizione dello spazio
prospettico, di ogni immagine mentale di riferimento e le
immagini appaiono come pura gestualità. La visione
i queste opere sarebbe dovuta essere accompagnata dalla registrazione
e trascrizione delle sedute di lavoro dellartista con
la donna di cui si conoscono le sole iniziali A. A., che però,
in seguito, non ha poi rilasciato la necessaria autorizzazione.
Attraverso le installazioni e i labirinti di cui ho già
detto, si arriva ai Bind Time Drawings del 1999 sorprendentemente
sempre meno metodologicamente rigorosi, carichi di riferimenti
personali ed autobiografici dal titolo Melancholia, dove Morris,
tra figure di solidi geometrici ripresi dall'incisione Melencholia
I (1517) di Dùrer, eseguiti ad inchiostro su Mylar,
un supporto translucido semitrasparente che ricorda la carta
da ricalco, arriva a citare episodi della propria vita come
il peso del corpo morente di suo padre tra le sue braccia,
le quaranta querce che attorniavano la sua casa in quel pomeriggio
caldo e umido nel Missouri.
Ma laspetto più sensazionale è nellutilizzo
del supporto semitrasparente in funzione del rovesciamento
dellimmagine e della scrittura. È la quadratura
del cerchio: lo specchio platonico attraverso un percorso
simile a quello dei suoi Labirinti, diventa, sulla retina
dello spettatore, lo specchio della sua emotività.
Lo spettatore è il supporto dove Morris opera, dove
limmagine specchiale aderisce! Cade così la maschera
impassibile di unarte impersonale servita in passato
a Morris per tenere a freno leccesso di emozione ma
che ora lartista riscopre, ritrovando nel suo passato
e in particolare negli episodi legati alla perdita, al lutto,
la potenziale presenza della morte dietro ogni istante dell'esistenza.
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