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Post Painterly Abstraction o Astrattismo post-pittorico
di Vilma Torselli
pubblicato il 1/03/2007 |
Un movimento americano, seppure con influenze europee, ideale
sviluppo dell'Espressionismo astratto.
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Con Post Painterly Abstraction, o Astrattismo
post-pittorico, si identifica un movimento che si sviluppa in
America dagli anni '60 ai '70, di cui l'analisi più completa
viene fornita dal testo di Michael Fried "Three American
Painters" del 1965, riferito all'opera di tre artisti
in particolare, Kenneth Noland, Jules Olitski, Frank Stella,
pur essendo numerosi gli artisti di questa corrente degni di
nota.
La caratteristica di un siffatto movimento viene da Fried
individuata in una costante vivacità intellettuale
e morale che deve indirizzare l'opera dell'artista, estendendo
anche, per analogia, allo stesso critico d'arte la funzione
di critico morale e non solo formale dell'opera, equiparandone
l'importanza a quella dell'artista stesso, pur ammettendo
che questa sua posizione possa esprimere "una concezione
intollerabilmente arrogante".
Sulla base di un secolare complesso di inferiorità
della cultura americana nei confronti di quella europea "quel
complesso di inferiorità che gli psicanalisti definiscono
ricerca di una paternità spirituale" (Bruno
Zevi), il Post Painterly Abstraction rivendica con forza la
sua discendenza dall'Espressionimo astratto americano e dall'opera
degli action painters del gruppo di Pollock, tagliando
ogni dipendenza dall'Europa a partire dagli anni '40, in concomitanza
con la seconda guerra mondiale, quando l'epicentro del mondo
dell'arte si sposta da Parigi a New York, dove, a causa delle leggi razziali, confluisce
integralmente tutto il movimento surrealista.
Nonostante tutti gli sforzi nazionalistici, la cultura figurativa
americana, e non solo quella, ha inscindibili legami di dipendenza
con l'Europa, ed anche nell'ambito della Post Painterly Abstraction
molti dei più notevoli rappresentanti sono europei,
per nascita o per origine o per formazione culturale.
Al paragone con la Pop Art,
che all'epoca del suo nascere ebbe scarsissima considerazione,
se non denigrazione, dalla critica ufficiale, l'Astrattismo
post-pittorico appare un movimento conservatore piuttosto
che radicale, anche se non lo si deve leggere solo in funzione
di opposizione al movimento pop, rispetto al quale, cronologicamente,
si sviluppa in epoca anteriore (i suoi prodromi sono negli
anni '50): piuttosto si può dire che, per una casuale
concomitanza, l'avversione verso la Pop Art giocò a
suo favore nella considerazione della critica dell'epoca. |
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Josef Albers, "Study for Homage to the Square" |
Il linguaggio degli astrattisti post-pittorici è piuttosto
vario, risentendo della diversità culturale di personalità
anche molto distanti fra loro: Josef Albers, insegnante alla
Bauhaus di Weimar ed emigrato in America agli inizi degli
anni '30, porta nella sua opera lo spirito sperimentalista
di matrice razionalista europea, realizzando una suggestiva
fusione con semantiche americane nei suoi quadrati di chiara
impronta geometrica in cui le proporzioni rispettano precise
norme matematiche, organizzati secondo una partitura orizzontale
e verticale sempre di dieci unità: è evidente
il ricordo delle sperimentazioni sulle illusioni ottiche condotte
all'interno della Bauhaus ed il rapporto con le prime manifestazioni
della Op Art in ambito europeo nel dopoguerra.
I quadrati di Albers in realtà non sfruttano veri e
propri effetti ottici in senso stretto, ma utilizzano il colore
e la sua sovrapposizione per imporre all'occhio aggiustamenti
che suggeriscono la valutazione dimensionale delle varie aree
(con mezzi diversi, è lo stesso effetto che ricerca Mark Rothko).
Ellsworth Kelly, artista che si esprime soprattutto attraverso
una grande padronanza del colore, porta in America la sua
esperienza europea maturata nell'ambito del Costruttivismo,
Morris Louis si distingue per una più marcata relazione
con l'Espressionismo astratto e per il break through
che, ad un certo punto della sua carriera, nel 1953, sotto
l'influenza del dripping di Pollock e del particolare
uso della vernice acrilica fatto da Helen Frankenthaler, lo
indirizza verso una tecnica del tutto particolare che gli
permette di mettere a punto un suo discorso molto personale
sul colore a macchia.
Jules Olitski, che trascorre i suoi
anni giovanili a Parigi, si differenzia dagli altri per un
sentimentalismo ed un emozionalismo che ostacolano, a prima
vista, la lettura dei suoi dipinti dal punto di vista dell'organizzazione
stilistica, rendendolo un caso a parte nel panorama dell'epoca.
Kenneth Noland, grande amico di Morris Louis, realizza opere
rigorose di grande sincerità che si strutturano soprattutto
come informazioni visive senza ricercare alcun riverbero emozionale,
mentre l'italiano Frank Stella, il più giovane del
gruppo, riprende il motivo delle righe, ricorrente tra gli
astrattisti, in chiave minimalista, passando poi ad un cromatismo
decorativistico svuotato di significato che simboleggia un
po' quello che sarà l'esito finale dell'Astrattismo
post-pittorico: una corrente che cerca di portare alle conseguenze
estreme il discorso astrattista, fino a rendere impossibili
ulteriori progressi e decretarne così la fine.
* articolo aggiornato il 19/01/2015
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