Il Chiarismo, termine coniato dal critico Leonardo
Borgese, è un movimento pittorico dell'area milanese
ispirato dall'architetto Edoardo Persico, redattore di "Casabella"
e "Domus", critico d'arte e di architettura di idee
anticonservatrici, agli inizi degli anni '30 e poi ufficialmente
codificato nel 1936 da Guido Piovene.
Persico individua le direttrici principali della pittura chiarista
nella diffusa luminosità dei toni cromatici chiari, ricorrente,
per la definizione volumetrica, non al chiaro-scuro, ma al tono
su tono, nella forma costruita dalla luce e dal colore, nella
soppressione del disegno e del segno, nella modernità
della composizione anticlassica, spontanea e sciolta, apparentemente
semplice, privata della profondità prospettica e privilegiante
una soluzione di superficie: sono tutti elementi formali tipici
di una pittura post-impressionista en plein air, che rende le
ombre direttamente con il colore, alla maniera impressionista,
che ricerca i più svariati effetti di luce e libera la
gamma cromatica di una tavolozza ariosa e trasparente, in contrasto
con l'impostazione neoclassicista e monumentale di Novecento.
Gli influssi rintracciabili nel Chiarismo non sono solo quelli
dell'impressionismo francese e della Scuola di Parigi, ma
anche della grande pittura italiana del'300 e '400, del primitivismo
di Rousseau e dell'opera di alcuni pittori italiani particolarmente
cari a Persico, come Rosai, Martini e Birolli.
Fra i temi prediletti del Chiarismo si trovano i paesaggi e la natura in generale, ed il ritratto, che perde ogni aulicità
ottocentesca per divenire immediato e naturale, privo di significati
simbolici.
Umberto Lilloni, personalità leader del gruppo, Francesco
De Rocchi, Adriano di Spilimbergo, Angelo Del Bon e Cristofaro
De Amicis sono i nomi più noti degli aderenti a questo
movimento, che recupera la matrice lombarda di una pittura
limpida e genuina, sostanzialmente figurativa, con tocchi
intimisti e semplicità di linguaggio.
Tuttavia il Chiarismo non si può considerare riduttivamente
un movimento strettamente lombardo, dato che, fuori dalla
Lombardia, ha significative assonanze con la cosiddetta "scuola
di Burano" che contava maestri del postimpressionismo
come Pio Semeghini e De Pisis, oltre a validissimi pittori
come Vellani, Marchi e Consadori, e più in generale
esprime istanze di insoddisfazione nazionali, dirette contro
la chiusura intellettuale e la ristrettezza di vedute delle
contemporanee tendenze restaurative, sia in campo artistico
che socio-politico.
|