Dall'inizio della storia dell'uomo, l'arte si
è assunta il compito di rappresentare il mondo attraverso
codici multipli, atti a spiegare la realtà all'uomo attraverso
l'opera dell'uomo.
Come osserva Alessandro
Tempi, le spiegazioni del mondo si possono dividere in
quelle che egli definisce rappresentative di tipo descrittivo,
derivate da dati empirici, sperimentali, provati, scientifici,
e altre definite creative, che utilizzano mezzi non conformi,
non convenzionali, inconsueti, creati appositamente per la
rappresentazione specifica.
Storicamente si può vedere come, a seconda dei tempi
e della cultura di un'epoca, del suo sviluppo scientifico, della
sua dottrina filosofica, i due concetti di rappresentazione e creazione abbiano coinciso o meno, in varie misure, fino a
che, nel tardo '600, l'arte si configura come un mondo a parte,
soggetto ad una sua legge, l'estetica, territorio degli artisti,
creatori di opere estetiche, confinata nel museo, staccata ed
avulsa dal resto del mondo, depositaria della rappresentazione
anche storica ed antropologica delle vicende umane.
Alla metà dell' '800, con la nascita prima della
fotografia, poi del cinema, ha inizio quella che il filosofo
Heidegger chiama "die Zeit des Weltbildes",
l'epoca dell'immagine del mondo, nella quale il compito
di rappresentare non viene più delegato all'arte,
sussistendo mezzi e tecnologie più adatte, precise
ed affidabili per farlo, e l'arte, estromessa dall'universo
della rappresentazione, cessa di essere lo specchio della
natura, di essere la depositaria di diversi saperi, di avere
un ruolo storico nello svolgersi della vita dell'uomo: l'arte
si trova nelle condizioni di dover ridefinire il proprio ruolo,
il suo territorio di apparteneza, il suo stesso, intrinseco
significato.
Attraverso l'autoanalisi che l'arte compie su se stessa, la
presa di coscienza della propria autonomia, l'identificazione
di proprie peculiari specificità, dell'essenza estetica
che le compete, nasce l'arte moderna.
Questa lettura sintetica e semplificata delle origini dell'arte moderna ci porta
subito in medias res, all'Impressionismo, il movimento culturale
che dà l'avvio ad un profondo processo rinnovativo
del concetto di arte, tuttavia il più grande anticipatore del rinnovamento
è un impressionista atipico, Paul Cezanne, impressionista
all'origine, poi geniale anticipatore del Cubismo, movimento
che destruttura e defigura l'immagine, preparando quella che
sarà l'estetica dell'Astrattismo e dell'Informale del
secondo dopoguerra.
Queste due correnti realizzano in modo definitivo l'emancipazione
dell'arte da ogni aspirazione alla rappresentazione, con loro l'arte
diventa creazione della realtà, non raffigurazione
di essa, risponde solo a sé stessa ed è depositaria di
una conoscenza autoreferenziale che riconosce la sua essenza
nell'atto creativo stesso.
L'Astrattismo ha varie anime, quella razionale e ascetica delle opere di Mondrian, dove assume un'impronta essenzialmente
intellettuale, quella lirica e sognante dei dipinti di Kandinskij,
dove prevale la componente emotiva, a seconda del rapporto
in cui l'artista si pone nei confronti della realtà,
in un caso ridotta ad immagine mentale, nell'altro talmente
alterata e trasfigurata da renderne irriconoscibile la rappresentazione.
Ciò che va rilevato è che l'Astrattismo, nelle
sue varie forme, compie in sostanza un'opera di allontanamento,
di astrazione, di straniamento dalla realtà naturalistica,
mutevole e fenomenica, entro la quale viviamo, il che implica,
comunque, l'intenzione di rapportarsi con essa, se non altro
per negarne o stravolgerne le forme, secondo la ricerca consapevole
di una spiegazione filosofica, e in definitiva razionale,
del legame referenziale fra immagine e realtà.
Sul tema dell'Astrattismo è particolarmente significativo
un libro scritto nel 1908 da Wilhelm Worringer, fra i primi
ad utilizzare tale termine, "Astrazione e Empatia",
che analizza la posizione in cui si pone l'uomo nei confronti
della natura, distinguendo un atteggiamento di einfuhlung (empatia), un sostanziale equilibrio, una comunione spirituale
fra essere umano e mondo reale, da un atteggiamento di rifiuto,
di angoscia e precarietà per la condizione dell'essere
uomo.
Secondo Worringer, proprio da questo stato di estraneità
fra essere umano e natura nasce il desiderio di allontanamento
da essa, la volontà di astrarsi, e proprio da questo rapporto
non naturalistico deriva la rappresentazione non conforme
di una realtà alla quale l'artista non riconosce di
appartenere, dando quindi origine alla pittura astratta.
La seconda guerra mondiale, un'immane tragedia che sconvolge
in profondità la coscienza storica e filosofica dell'umanità,
incide in modo molto significativo sulla struttura culturale
del tempo, e sull'arte in particolare.
La necessità di rifondare una società disgregata,
il desiderio di rinnovamento e di rinascita, la necessità
di esprimere liberamente tensioni e pulsioni interiori in
modo immediato, spingono l'evoluzione del linguaggio artistico
dei pittori dell'epoca verso posizioni trasgressive e antitradizionaliste,
come sempre era avvenuto in passato quando si affermava il
desiderio di cambiare (basti pensare al Dadaismo e ai movimenti
avanguardisti in genere), di rompere i ponti con il passato,
qualunque esso fosse: in questo caso, di quel passato faceva parte anche l'Astrattismo.
In questo clima storico-culturale si afferma la pittura informale,
che si configura subito come antagonista del passato, come
rifiuto di qualsiasi legame culturale con esso, peraltro già
reciso dalla guerra, come trionfo dell'irrazionale e negazione
di quel substrato intellettuale e spirituale che caratterizzava
la pittura astratta.
Come sempre, l'Informale ha relazioni e dipendenze dal passato
che pure nega, collegandosi soprattutto ai recenti movimenti
artistici europei, dall'Impressionismo in poi, a conferma
che la storia dell'umanità, e con essa la storia dell'arte,
si svolge senza soluzione di continuità e che ogni
presente è figlio del suo passato: ha la carica emotiva
dell'Impressionismo, l'anticonformismo del Dadaismo, l'aggressività
dell'Espressionismo, il misticismo del Surrealismo.
Particolarmente significativa è, nell'ambito della
pittura informale, l'opera dell'americano Jackson Pollock,
il quale, forse perchè americano ed in un certo senso
più avulso dalla cultura pittorica precedente eminentemente
europea, concretizza il suo linguaggio poetico in un gesto
liberatorio che simbolicamente cancella ogni traccia del passato
inventando un nuovo modo espressivo anche formale (action painting, dripping), sorprendente,
trasgressivo, eppure così memore dell'empatia di tanta
pittura europea data per superata, divenendo il più significativo rappresentante dell'Espressionismo astratto americano.
L'arte informale nasce negli anni '50 a seguito di una serie
di esperienze artistiche nell'ambito della ricerca sulla forma
intesa come tutto ciò che ha un aspetto, un contorno
che lo definisce, una connotazione visiva: il termine
"art informel" viene coniato nel '52 dal critico francese Michel
Tapié, il maggior divulgatore di questa tendenza, comparendo in
un suo testo, "Un art autre", dove egli interpreta
in termini di "art autre" l'opera di Dubuffet.
Negando il concetto di forma, che l'Astrattismo conserva nella
accezione di essenza geometrica delle forme reali, di elaborazione
immaginativa della realtà attraverso la creatività
dell'artista, l'Informale amplia notevolmente il concetto
di arte e l'ambito dell'azione artistica, dissolvendo le separazioni
tra le varie tipologie di linguaggio, le differenze formali
tra le varie categorie espressive, divenendo la matrice indifferenziata,
e per certi versi ambigua, di pressoché tutta la produzione
artistica moderna.
Trattandosi di una definizione molto ampia, ha lo svantaggio
di favorire una eccessiva omologazione di espressioni artistiche
anche molto distanti tra loro, annullando le significative
diversità che fanno dell'arte moderna un fenomeno
variegato e vivo, al ritmo con il divenire del mondo d'oggi.
Le due correnti principali che si identificano all'interno
dell'Informale sono quella gestuale, esemplificata dall'opera
di Jackson Pollock, e quella materica, che si afferma soprattutto
in Europa (Dubuffet, Burri, Tapies), ma si possono collocare
in questo movimento anche lo Spazialismo di Lucio Fontana,
per certi versi egli stesso un action painter, e la pittura
segnica, di cui in Europa Giuseppe Capogrossi è uno
dei principali rappresentanti.
La pittura segnica in realtà pone verso la forma un
rifiuto meno netto, soprattutto le attribuisce un nuovo significato,
la trasforma in segno, un elemento grafico che non ha un significato
semantico, ma solo formale, con valenza calligrafica in un
alfabeto inventato dall'artista, con una sua riconoscibilità
visiva convenzionale non contenutistica.
E' interessante notare come, parallelamente alla pittura segnica
europea, si sviluppi in America una tendenza calligrafica lì derivata dall'elaborazione grafica dell'ideogramma
cinese, con risultati di grande interesse in molti artisti
appartenenti all'Espressionismo astratto, come Franz Kline,
Adolf Gottlieb, Mark Tobey.
Si vede come l'Informale, che nasce in Francia e poi interessa
tutta l'Europa con riscontri anche oltre oceano, sia un campo non
solo vasto, ma anche indefinito e come molti artisti informali
si possano identificare contemporaneamente come gestuali e
materici e segnici, cosicché appare più corretto
analizzare separatamente la loro opera e ricercare per ognuno
un profilo individuale, senza eccessive preoccupazioni di
forzate classificazioni.
* articolo aggiornato il 6/04/2013
|