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Color-Field Painting
di Vilma Torselli
pubblicato il 28/03/2007 |
Una pittura erede dell'Espressionismo
astratto, ma più austera ed impersonale, più controllata
ed intellettualistica, in cui il colore non ha altra finalità
che manifestare sé stesso. |
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Color-Field Painting è una definizione
dovuta al critico Clement Greenberg, teorico dell'Espressionismo
astratto, che nel '55 la attribuisce ad una forma di pittura
in cui il colore non ha altra finalità che manifestare
sé stesso, in quelli che Greenberg definisce come luoghi
o campi di colore, ad esso esclusivamente deputati.
Questa corrente nordamericana, seppure in diretta derivazione
dall'Espressionismo, ne mette da parte sia la forte componente
emozionale (Jackson Pollock) sia la strutturazione formale di
derivazione cubista (Willem de Kooning) per un'idea di arte
più austera ed impersonale, più controllata ed
intellettualistica, per un esito con più di una preoccupazione
decorativistica.
Ciò non impedisce che questa pittura dalle superfici
riempite di colore piatto e bidimensionale, talvolta monocromo
o giocato su poche tonalità dello stesso colore, attinga
ad effetti di calmo lirismo e ad un sereno senso dell'infinito
di grande suggestione anche emotiva, potenziato dall'impiego
pressoché generale di tele di grandi dimensioni atte
ad indurre un effetto ambientale del colore, dilagante dalla
tela e coinvolgente lo spazio circostante in un'onda cromatica
che tutto assimila ed influenza (come fa tipicamente Mark Rothko). |
Kenneth Noland, Jules Olitski, Trevor Bell, oltre al già
citato Rothko, appartengono a questa corrente, di cui le caratteristiche
sono già presenti in pieno Espressionismo nella poetica
di alcuni artisti come Helen Frankenthaler: giunta, dopo una
rielaborazione del lessico cubista, all'Espressionismo astratto
attraverso lo studio di Gorky e Kandiskij e l'influenza di Pollock
e de Kooning (a sua volta la Frankenthaler influenzerà
in modo determinante altri artisti contemporanei a lei vicini,
come Morris Louis e Kenneth Noland), si indirizza poi verso
un linguaggio tipicamente color-field a larghe stesure di colore,
di severo controllo formale pur nella libertà espressiva,
con effetti del tutto particolari dovuti all'uso sapiente dei
colori acrilici ed all'utilizzo di una serie di tonalità
cromatiche di particolare leggerezza e raffinatezza, molto eteree
e di grande impatto.
Dal punto di vista strettamente tecnico, è uso comune
tra i Color-Field Painters applicare il colore sulla tela grezza,
senza preparazione alcuna, lasciando larghe zone scoperte da
ogni traccia di colore, mentre altre risulatno diversamente
imbevute, dall'effetto slavato e diluito a quello spesso e molto
coprente, affidando al materiale stesso il compito di modulare
una varietà di sfumature di valenza non solo tecnica,
ma costituenti il tema stesso dell'opera.
Una curiosità poco nota: la tela impiegata era preferibilmente la 'tela olona' così denominata, secondo l'ipotesi più accreditata, perché prodotta per la prima volta nelle fabbriche tessili di Fagnano Olona, borgo in provincia di Varese sulle rive del fiume lombardo Olona sfruttando la forza motrice dei mulini ad acqua presenti nella zona.
Per ottenere gli effeti voluti, inizialmente i Color-Field Painters
diluiscono il colore ad olio con trementina, poi, per avere
una miscela più fluida e duttile passano ai colori acrilici
addizionandoli di trementina ed infine alle più moderne
emulsioni acriliche.
Color-Field e Post Painterly Abstraction hanno molti punti
in comune, tanto da contare tra le fila dei due movimenti
anche i medesimi artisti, e nascono entrambi da una reazione
verso gli esiti estremi dell'astrattismo, giunto al capolinea
dopo la stagione magica di Pollock, nel tentativo che l'arte
mette sempre in atto nei momenti di crisi per resuscitare
dalle sue ceneri, quello di reinventarsi e trovare nuove forme
espressive.
*articolo aggiornato il 15/03/2015
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