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Fronte Nuovo
di Vilma Torselli
pubblicato il 28/03/2007 |
Nell'Italia postbellica, un
movimento aperto a tutti gli artisti che aspirano a un deciso
rinnovamento della cultura italiana, nel rispetto di posizioni
personali anche contrastanti e nell'ottica di un costruttivo
dibattito culturale. |
Fronte Nuovo è la denominazione di un
gruppo costituitosi nel 1946 dapprima con il nome di Nuova
secessione artistica italiana, con base operativa nel
territorio milanese, veneziano e romano, poi divenuto Fronte
nuovo delle arti (la denominazione, del '47, si deve a
Guttuso), sodalizio che non avrà vita lunga, dato che
già nel '48 si attuerà una scissione dalla quale
deriveranno il Gruppo degli Otto ed il Movimento Realista.
Nel clima di euforia che segue alla fine della seconda guerra
mondiale, i giovani artisti sentono il bisogno di uscire dall'ambiente
culturale italiano che il regime fascista, con le sue rivendicazioni
nazionalistiche, aveva ristretto in un ambito provincialista
troppo circoscritto e sterile di idee, affermando la necessità
che l'arte italiana si apra all'Europa ed instauri rapporti
di reciproci scambi con le avanguardie internazionali.
Viene a tal fine redatto un Manifesto che istituzionalizza il
movimento al quale aderiscono numerosi membri, da critici quali
Argan, De Micheli, Maltese, Marchiori e Venturi, ai pittori
Renato Guttuso, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Renato Birolli,
Carlo Levi, Leoncillo, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato, Emilio
Vedova, agli scultori Alberto Viani, Nino Franchina e Pericle
Fazzini.
Il gruppo tiene la sua prima mostra a Milano, alla Galleria
della Spiga, dal 12 giugno al 12 luglio del 1947.
Come chiarisce Guttuso, e con lui Pizzinato, il Fronte Nuovo
vuol essere un fronte aperto a tutti gli artisti che aspirano
a un deciso rinnovamento della cultura italiana, nel rispetto
di posizioni personali anche contrastanti e nell'ottica di un
costruttivo dibattito culturale: ed infatti gli artisti aderenti
sono eterogenei sia per formazione che per linguaggio formale,
tutti impegnati in personali ricerche artistiche non necessariamente
convergenti, tuttavia convinti di far parte di un gruppo nel
nome di una comune aspirazione alla massima libertà espressiva,
ineludibile diritto di ogni artista, ed alla formulazione di
un nuovo concetto del fare arte, permeato di una forte carica
rinnovatrice ed espressione di un profondo impegno sociale e
morale.
Sul piano formale, lo stile che il gruppo cerca di darsi
con una certa omogeneità si propone come sintesi tra
realismo ed astrattismo, fra tradizione italiana e nuove tendenze
europee, con costante riferimento al cubismo soprattutto di
Picasso, con il quale molti artisti (per esempio Birolli,
Morlotti, Guttuso) hanno rapporti diretti, sfociando in composizioni
sia francamete astratte, sia vigorosamente strutturate e formali
(realismo sociale).
La coloritura non solo sociale, ma francamente politica di
Fronte Nuovo crea qualche diffidenza da parte di molta critica
nei confronti degli artisti aderenti, tutte personalità
forti e determinate che faticano a reprimere gli slanci individualisti,
tra le quali sorgono ben presto contrasti, incomprensioni
e divergenze anche di natura ideologica che determineranno
nel '50 lo scioglimento definitivo di Fronte Nuovo, nato sull'onda
di un entusiasmo che non resse all'evoluzione dei tempi.
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