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Tecnica del collage e nuova libertà
espressiva
di Vilma Torselli
pubblicato il 30/03/2007 |
Nuovi linguaggi,
nuove tecniche e nuovi concetti spaziali per esprimere una crisi
ideologica di matrice dadaista, premesse per la nascita del
neodadaismo e della popular art. |
"Il significato è determinato
dall'uso di una cosa, dal modo in cui il pubblico usa un quadro
una volta che sia esposto al pubblico." (Jasper Johns)
Fin dagli anni '30 la tecnica del collage e dell'assemblage aveva interessato parecchi artisti, per la libertà
espressiva che offriva attraverso l'uso di materiali insoliti
e inusuali: attorno agli anni '50 viene riscoperta e riadottata
da molti artisti e riproposta come un linguaggio nuovo che
fungerà da legame tra l'Espressionismo
astratto e la successiva Pop
Art.
Il collage rappresenta un significativo momento dell'arte
di questo periodo storico, poichè, dopo l'esasperato sperimentalismo
dell'Espressionismo, denuncia il desiderio di un recupero
della materialità, l'aspirazione a restituire all'arte
una sua connotazione anche fisica, un'affermazione forte che
la conduca fuori da una situazione di crisi tracciando con
risolutezza nuove vie da percorrere.
Si pensa, insomma, di uscire dal rischio di un'arte che si
sta pericolosamente involvendo in chiave concettuale sui suoi stessi problemi, recuperando
un vero e proprio corpo a corpo con la materia dell'arte nei
suoi aspetti più disparati.
In Italia Enrico Baj raggiunge piacevoli risultati umoristici
ricercando un dialogo tra il materiale usato ed il soggetto
rappresentato, senza tuttavia andare mai oltre quella che
divenne una tecnica ad effetto, ben sperimentata, contrariamente
agli americani Robert Rauschenberg e Jasper Johns, ben più
significativi e determinanti per i futuri sviluppi dell'arte.
Questi due artisti possono essere considerati infatti i fondatori
di un rifiorito movimento di ispirazione neodadaista che eserciterà
la sua influenza sui giovani artisti fino agli anni '70: mentre
il linguaggio di Rauschenberg si caratterizza per la presenza
di più punti di interesse nella stessa composizione,
per una sovrabbondanza di messaggi che inducono il concetto
di spreco e consumismo tipico dell'ambiente cittadino, Johns , per il quale il richiamo al Dadaismo passa attraverso l'uso
di oggetti comuni secondo la maniera del ready-made di Duchamp,
si esprime in termini di maggior laconicità e minimalismo,
attraverso un linguaggio che si potrebbe definire monolitico,
incentrato su un massiccio tema principale, di matrice popolare
(famose le sue bandiere americane), utilizzando spesso la
tecnica dell'encausto.
In Europa Ives Klein è il personaggio di maggior rilievo
la cui opera si possa paragonare a quanto stanno facendo in
America Reuschenberg e Johns, caratterizzato da una tendenza
verso una monomania visionaria che lo porterà a dipingere
le sue celebri tele monocromatiche (brevettando persino un
International Klein Blu), spinto sempre da uno spirito di
anticonformismo di matrice dada, seppure in qualche modo placato
dalla frequentazione delle discipline orientali e della filosofia
zen.
Un altro artista interessante, amico di gioventù di
Klein, è Fernandez Arman che, inizialmente pittore
mediocre, sviluppa in seguito un suo originale linguaggio
che utilizza la tecnica dell'accumulazione, il linguaggio
della quantità, dove l'opera risulta da vari oggetti
in aggregazione libera, in una sorta di autocontrollata casualità
autogenerantesi (chiaro l'aggancio a Duchamp).
Particolare l'opera di Christo Jaracheff, che propone oggetti
disparati, monumenti, oggetti comuni, palazzi, parti di paesaggio,
totalmente impacchettati in enormi teli da imballo, ed in
tal modo esclusi alla vista ed alla loro normale fruizione,
evocando l'inquietudine e l'alienazione attraverso questo
procedimento di sottrazione (con riferimento al fotografo
dadaista Man Rey ).
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Molti e con vari linguaggi sono gli artisti inquadrabili
più o meno genericamente nella categoria assemblage,
come Daniel Spoerri, Louise Nevelson, Cesar Baldaccini, Ernst
Trova, oltre ad un artista tipicamente europeo, Lucio Fontana,
noto soprattutto per le sue tele con tagli e buchi che, comparendo
sulla scena artistica, ebbero un effetto traumatizzante.
In effetti la sua intenzione non era certo quella di decorare
semplicemente una superficie con questo originale sistema,
bensì quella di spezzare i limiti bidimensionali della
tela, aprire e penetrare lo spazio dell'opera, andare oltre,
pervenire ad una nuova libertà interpretativa per giungere, inevitabilmente,
alla fine dell'arte, con un atteggiamento che può ricordare
Klein nella sua concezione di una infinità energetica
dello spazio. |
Si può dunque dire che questa modalità espressiva,
che ha significativi punti di contatto con il movimento dada,
per la verità con leggere sfumature di differenza nei
confronti del significato oggettivo del rappresentato, esprima
una situazione di difficoltà, di revisione critica
del passato, dalla quale si tenta di emergere, nell'assemblage,
con un richiamo ed un aggancio alla realtà oggettuale,
alla sua concretezza, ai suoi materiali: come sempre, l'arte
cercherà una via d'uscita a questa crisi, e sarà
la Pop Art. |
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