Poichè, negli anni immediatamente precedenti, nel frattempo
si è sviluppata ed ha fatto scuola l'action
painting di Pollock, della quale è giunta
l'eco anche in Europa, per il naturale processo di osmosi
che lega tutti i fenomeni della storia non solo dell'arte,
nel Nouveau Realisme ne ritroviamo qualche contaminazione
sotto forma della valorizzazione che viene fatta dell'azione
dell'artista sull'oggetto e delle possibilità di intervenire
su di esso, anche in termini fortemente incisivi.
Con la sua esclusiva azione, l'artista compie così
un processo di dissemblage, quando l'oggetto di consumo
ordinario non viene semplicemente esposto, ma sottoposto ad
un'azione distruttiva (Arman, Rotella), metafora della violenza
che la società esercita sui valori morali, oppure violentemente
compresso (Cesar), così come il sistema comprime l'esistenza
e la libertà dell'individuo.
L'oggetto decontestualizzato che il Dadaismo
di Duchamp eleva ad opera d'arte conferendogli dignità
estetica, è visto, nel Nouveau Realisme, nella sua
banale oggettività, elemento d'uso quotidiano, rifiuto ingombrante
ed inquinante, con atteggiamento più affine a quello
degli artisti pop americani.
Nel complesso, gli artisti del Nouveau Realisme esprimono
un messaggio che è, sì, ironico e dissacrante
quanto il Dadaismo di un Duchamp, ma pervaso da una drammaticità
più intensa, percorso da un filo di disperazione impotente
davanti alla società degli egoismi individuali e del
benessere soggettivo.
Nello stesso tempo viene accentuato il valore mentale dell'operare
dell'artista, della sua azione sia fisica che intelletuale,
che costituisce il vero evento artistico, in contrapposizione
all'opera vera e propria, che perde in parte il significato
un po' feticistico del ready-made dadaista.
Secondo alcuni storici, la definizione di Nouveau Realisme
viene dall'America, dove è associata all'opera di
Jasper Johns e Robert Rauschenberg e alla loro tecnica dell'assemblage,
che precorre per certi aspetti la Pop Art, anche se la maggior
parte delle fonti accredita l'invenzione della definizione
a Pierre Restany.
Il gruppo dei fondatori del movimento, per la maggioranza
francesi, è molto nutrito, sono Yves Klein, Arman,
François Dufrêne, Raymond Hains, Martial Raysse,
Daniel Spoerri, Jean Tinguely, Jacques de la Villeglé
ed il critico Pierre Restany, ai quali si aggiungono poi
César, Mimmo Rotella, Niki de Saint-Phalle e Gérard
Deschamps (1961) ed infine Christo (1963), tutti riuniti
in quella che essi chiamano singolarità collettiva.
In effetti, seppure con una estrema e libera varietà
di linguaggi singoli, questo gruppo di artisti persegue
un intento comune e collettivo, la ricerca di un metodo
di appropriazione diretta della realtà, attraverso
il quale attuare, come dice Pierre Restany, "un
riciclaggio poetico del reale urbano, industriale, pubblicitario"
Pierre Restany, dapprima estimatore dell'astrattismo,
poi rivoltosi all'elaborazione di un'estetica sociologica,
diventa il critico teorico ufficiale del movimento, illuminato
dall'incontro con Ives Klein nel 1958, e conia, probabilmente
ex-novo, il termine Nouveau Réalisme in occasione della
prima esposizione collettiva del gruppo, nel maggio del 1960:
il riferimento va al movimento artistico e letterario nato
nel diciannovesimo secolo, definito poi "Realisme",
che si proponeva di descrivere, senza acun tentativo di abbellimento,
la realtà banale e quotidiana, ma quello di Restany
è detto "Nouveau Realisme" (così come
in cinematografia si afferma una "Nouvelle Vague")
perchè relativo alla realtà nuova di una società
urbana dei consumi, in termini descrittivi nuovi, non più
rappresentata attraverso la creazione di immagini congrue
e pertinenti, ma attraverso gli oggetti di consumo che l'artista
non crea, ma sceglie come più adatti alla rappresentazione,
operandone un riutilizzo "estetico".
Il Nouveau Réalisme, pur sintetizzando elementi di chiara
derivazione Dada (come il forte atteggiamento critico nei confronti
delle convenzioni e ironicamente giocoso verso ciò che
la società considera "serio"), con elementi
più specificatamente pop, quali la fredda analisi critica
della società dei consumi, cerca di proporsi al tempo
stesso come movimento autonomo ed originale, antagonista della
nascente Pop Art in America, sostenuta economicamente sul mercato
mondiale da collezionisti e galleristi d'oltreoceano.
Gli artisti di questo movimento agiscono all'interno delle strutture
della società per metterne in risalto le contraddizioni
e per proporre polemicamente atteggiamenti e giudizi alternativi,
scaturenti da un rapporto conflittuale non solo con la società,
ma anche con l'oggetto: vanno visti in quest'ottica i manifesti
strappati di Mimmo Rotella, le distruzioni di Arman, le compressioni
di César, la provocatoria "merda d'artista"
di Manzoni, i molteplici scandali artistici di Klein, gli impacchettamenti
del bulgaro Christo Javacheff, del quale Pierre Restany scrive
che "....in un momento in cui l'architettura conta
troppi ingegneri o uomini d'affari e non abbastanza poeti, Christo
fa parte di questi artisti che assumono il rilancio immaginativo
di questo campo".
Si può dire che il Nouveau Realisme, specie nei suoi
aspetti legati alla body art e al comportamentalismo, esprima
alla perfezione un mutamento culturale importante e profondo
avvenuto negli anni '50-'60, non solo in campo artistico,
ma più in generale nel campo del sociale e del costume,
tendente a sovvertire radicalmente i principi precostituiti
con una predilezione spiccata per un assoluto radicalismo
provocatorio, segno comunque di una vitalità intellettuale
volta ad esplorare ogni possibilità del pensiero, dalla
quale scaturiranno i movimenti giovanili di contestazione
degli anni successivi.
link:
Robert Rauschenberg, padre spirituale della Pop Art
La politica culturale americana
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