Per quanto possa apparire immorale il fatto che
il mercato ed il commercio dell'arte prevarichino oggi limportanza
dellarte stessa e deleghino al danaro le potenzialità
espressive, la visibilità, laffermazione di molte
forme creative moderne, non è forse azzardato affermare
che da sempre larte è stata connessa al potere
economico, dato che re, papi, principi, signori e la loro disponibilità
finanziaria hanno condizionato in passato la possibilità
che un artista si potesse esprimere e si potesse far conoscere
grazie a quella elegante e anche un po ipocrita forma
commerciale che si chiama mecenatismo.
Con molte ambiguità.
Scrive infatti Floriana Calitti, docente all'Università
degli Studi di Roma La Sapienza , che
..se
da una parte il mecenatismo garantisce quella tranquillità
economica così spesso, anche drammaticamente, inseguita
dagli uomini di cultura, dallaltro prevede una diretta
committenza per il suo riconoscimento, la sua gratificazione
politica e sociale che non può non limitare la libertà
dellartista
., mettendo in rilievo come
lo strapotere del danaro, estromesso dalla porta, rientri poi
inevitabilmente dalla finestra.
Tanto che, scrive la stessa
autrice Nella storiografia il dibattito sullargomento
è stato serrato e ha creato due punti di vista inconciliabili:
chi vede nel mecenatismo una promozione delle arti come "virtuosa"
manifestazione della liberalità e magnificenza del principe
[
] e chi invece considera una produzione
"asservita" di letteratura encomiastica un prezzo
troppo alto da pagare per la prodigalità del mecenate.
Ma, si potrebbe manzonianamente affermare, queste sono cose
che avvenivano nei secoli passati.
Oggi è assai peggio!
Almeno da quando lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e
di scambio commerciale hanno incondizionatamente ampliato
l'orizzonte del mondo dell'arte, prima confinato nei limiti
delle scuole e delle accademie, dando vita ad un complesso
e ben organizzato sistema commerciale di diffusione dell'arte,
mettendo in piedi uno dei più potenti mezzi di condizionamento
del mondo artistico attraverso listituzione di tutta
una serie di figure di "mediatori" tra produttore
dellopera, lartista, e fruitore della stessa,
il pubblico, quali il critico, il gallerista, il mercante,
il collezionista ecc.
Queste figure-chiave di professionisti ed operatori del settore
sono oggi, nel nostro "regime della comunicazione",
i reali produttori degli eventi artistici e forse degli artisti
stessi o di veri e propri movimenti (leggi Transavanguardia,
New Neurotic Realism, I Nuovi Nuovi, tanto per citarne alcuni)
gli indiscussi gestori della produzione artistica contemporanea
poiché è nelle loro mani il potere (economico)
di far conoscere gli artisti e di manovrarne il successo:
"...ancora una volta il contenente prende il sopravvento
sul contenuto: è la 'messa in vista' ('questa è
arte') che genera il significato, non le opere; è la
rete che esibisce il suo proprio messaggio: ecco il mondo
dell'arte contemporanea". ("L'arte contemporanea"
di Anne Cauquelin)
Il binomio arte-mercato ha acquisito la sua massima efficacia
in epoca relativamente recente, nel secolo scorso, essendo
legato alle innovazioni tecnologiche che nel 900 hanno
avuto straordinario impulso: il dadaista Marcel Duchamp, abilissimo
promotore di sé stesso, rappresenta lantesignano
della figura dell'operatore artistico moderno, e proprio un
artista new dada ( o pop) come Andy Warhol è sicuramente
il personaggio contemporaneo che meglio esprime e sintetizza
le caratteristiche dell'artista-comunicatore-imprenditore
attuando una massiccia commercializzazione della propria produzione
, con espliciti e spregiudicati intenti speculativi : afferma
infatti "Business art is the step that comes after
Art. I started as a commercial artist, and I want to finish
as a business artist. After I did the thing called "art"or
whatever it's called, I went into business art. I wanted to
be an Art Businessman or a BusinessArtist."
Dopo di lui e dopo il suo mitico sodalizio con il celebre
gallerista Leo Castelli, ebreo triestino, al quale
si deve linvenzione di un mercato dellarte negli
USA, avendo scoperto, valorizzato e commercializzato gli espressionisti
astratti, laction painting, i neodadaisti e i protagonisti
della pop-art, non scandalizza più nessuno il fatto
che larte possa/voglia essere una macchina per fare
soldi, dando come accettabile, se non scontata, la possibilità
che genio artistico e genio economico possano coesistere.
Anne Cauquelin individua proprio nella triade Marcel Duchamp,
Andy Warhol, Leo Castelli lorigine della rete di comunicazione
commerciale che oggi avvolge la realtà dellarte
in tutto il mondo ed è pilastro portante di quella
situazione culturale che da più parti viene definita
"condizione postmoderna", non solo diffusa e generalizzata,
ma ormai istituzionalizzata ed ineludibile.
link:
Il metodo americano
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