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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.

Lo spazio dell'arte
di Vilma Torselli
pubblicato il 7/04/2007

" .... l'arte d'avanguardia, in modo perlopiù effimero e provocatorio, si è proiettata “fuori” dagli spazi ufficiali – musei, gallerie, salons – ed ha anzi fatto di questo essere fuori una qualità centrale del proprio operare artistico.... " (Alessandro Tempi)

"Il fenomeno degli eventi espositivi collocati in spazi non convenzionali ha ormai una sua storia che, a rigore, potrebbe iniziare con il celebre Armory Show del 1913 – allestito a New York nei locali dell'armeria del 69° reggimento dell'esercito sulla 25^ Strada. Ed è più o meno da quel periodo che l'arte d'avanguardia, in modo perlopiù effimero e provocatorio, si è proiettata “fuori” dagli spazi ufficiali – musei, gallerie, salons – ed ha anzi fatto di questo essere fuori una qualità centrale del proprio operare artistico.
A partire dalla metà degli anni Ottanta del XX secolo, questa qualità è diventata uno dei temi di maggior momento dell'arte contemporanea .......
" così scrive Alessandro Tempi in una sua pagina su XAOS, "Arte pubblica e abitare poetico".

Alcuni movimenti avanguardisti del '900, principalmente il Dadaismo di Marcel Duchamp, che sovvertono il tradizionale rapporto tra arte e spazio dell'arte, si muovono in verità nella direzione opposta, seppure in una sostanziale identificazione del fine da perseguire: mentre decontestualizzano l'oggetto d'uso comune, snaturandolo nella sua funzionalità, lo collocano in uno spazio incongruo, quello espositivo della Galleria, fino ad allora riservato all'arte 'ufficiale', pervenendo proprio attraverso questa dissacrante operazione all'elevazione dell'oggetto comune, anestetico, ad 'opera d'arte'.

Oggi, invece, privilegiando il cammino inverso, l'intenzione è quella di portare il prodotto artistico in luoghi incongrui, fuori dalle gallerie e dai musei, tra la gente comune, seguendo un filone che ha già avuto, nel '900, significativi prodromi.
Anticipatore di questa tendenza, il manifesto, l'affiche che nasce in periodo liberty con intenti comunicativi e pubblicitari, ma che costituisce una vera e propria opera d'arte, per la prima volta riprodotta in più copie grazie alle nuove conquiste tecnologiche: è infatti spesso realizzato da artisti di indiscusso talento, come Dudovich o, primo in ordine di tempo, Toulouse Lautrec.
Proprio con lui, per la prima volta, l'arte scende nelle strade, sui muri della città, e per la prima volta si instaura il concetto di un'opera d'arte che non sia unica, di proprietà esclusiva o elitariamente custodita nei soli luoghi deputati, ma proposta al grande pubblico senza alcuna mediazione, seppure contrabbandata per fini non solo artistici, ma anche commerciali.

Molti movimenti moderni centrati sul rapporto tra arte e vita, sulla base di una analisi di carattere filosofico-esistenziale dell'individuo immerso nella società moderna, in genere tutti quelli ad indirizzo concettuale degli anni '60, come Body Art, Happening, Performance propongono un'idea di arte non più separata dalla vita, nè come linguaggio nè come collocazione, così come l'artista non è più separato dallo spettatore, ma arte come veicolo portatore di nuovi valori sociali e culturali alternativi, una "combinazione indistinta di cultura e vita" che si appropria talvolta degli strumenti e dei luoghi della comunicazione pubblicitaria e massmediatica.

L'arte di una società globale culturalmente sempre più indifferenziata tendente in tutti i campi ad una progressiva con-fusione dei ruoli, esce dai luoghi dell'arte ed entra nei luoghi della vita, negli spazi urbani, alla ricerca delle maggiori possibilità di contatti, andando incontro alla gente che non frequenta né musei né gallerie, nelle stazioni, negli spazi pubblici, nei punti nodali di transito, nei luoghi della comunità, per un processo naturale ed inevitabile di sconfinamento in ambiti sempre meno specifici e vincolanti, in luoghi anomali ed inconsueti, siano essi i riconvertiti ex impianti di riciclaggio della zona di Amburgo, nella borgata di Sietland sul litorale tedesco del Mare del Nord (RE-ART One), uno showroom di moda (URV-ARÂ/RUMBOWLING), una caserma (ART IN PROGRESS), un multispazio polifunzionale (village DOC), un locale pubblico (PULP-ITO+ANDROS), spazi ricavati nei centri commerciali e persino in una carrozzeria per auto (Fuori Luogo), per giungere all'iniziativa di un gruppo di artisti dell'alessandrino che allestiscono periodicamente una collettiva nei loro appartamenti (Resta Domiciliari-Arte a domicilio) o a quella degli artisti della Fornace Curti che aprono le loro abitazioni e i loro studi due volte all'anno all’amichevole invasione del pubblico, mettendo in mostra ed in vendita i loro prodotti.

Pare quindi che la fantasia e la capacità inventiva degli stessi artisti possano oggi fare molto per rinnovare alla radice il modo in cui l'arte viene proposta al pubblico, forse per la prima volta contendendo alla strutture ufficiali il 'diritto di esposizione'. Il che permetterebbe di risolvere quello che per molti artisti costituisce un grosso problema, il costo economico dell'organizzazione di una mostra, spesso insostenibile, specie per artisti non ancora affermati.


DE ARCHITECTURA
di Pietro Pagliardini


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