Marcello Dudovich è significativo rappresentante
di un momento storico di passaggio tra la cultura conservatrice
dell'ottocento e le aspirazioni innovatrici del novecento, in
un campo, quello della cartellonistica, dell'illustrazione,
della decorazione pittorica, della grafica pubblicitaria che
nasce e si afferma proprio nel periodo Liberty italiano.
Infatti queste forme artistiche minori non erano mai state fino
ad allora considerate manifestazioni di vera e propria arte,
anche perché il clima culturale e sociale non era mai
stato fino ad allora maturo per aprirsi a tematiche che avessero
il carattere dell'attualità e della contemporaneità.
Dudovich nasce a Trieste, nel clima aperto e vivace dell'avanguardia
di matrice mitteleuropea, la Trieste di inizio secolo, dove
vivevano James Joyce e Italo Svevo e dove matureranno artisti
di straordinario valore, una città particolarmente
aperta, lontana da conservatorismi e provincialismi, storicamente
e culturalmente legata all'ambiente intellettuale tedesco,
tanto che Monaco di Baviera è meta abituale per gli
artisti triestini.
Il linguaggio di Dudovich matura quindi nella conoscenza
del clima secessionista tedesco, della sua poetica simbolista con accenti mistici, memore dell'opera di Von Stück e
Böcklin e di tutta una cultura storicista ed ecclettica
che miscela elementi classici, romantici, surrealisti: lo
stile di Dudovich, comunque, verrà sempre più
caratterizzato dalle morfologie tipicamente Liberty e tutta
la sua opera grafica si articolerà in linee sinuose
ed avvolgenti, dalla inconfondibile ispirazione floreale.
Questo carattere marcatamente liberty fu senza dubbio strumentale
per l'attività professionale di Dudovich, che tuttavia
non fu certo insensibile alle istanze espressioniste che scuotevano
alla base l'impostazione estetizzante dello stile floreale,
a cominciare dal gruppo di "Die Brücke" e di
Kirchner, e questa contaminazione produrrà un inasprimento
della sinuosità delle forme di chiara influenza espressionista,
anche se Dudovich resterà sempre fedele ad un suo ideale
estetico sostanzialmente composto, gradevole, ma mai retorico
né manieristico.
La figura artistica di Dudovich ed in genere del pittore-cartellonista
è antesignana della moderna figura del grafico pubblicitario,
del designer che studia il marchio del prodotto, marchio che
spesso (è il caso di tante opere di Dudovitch) sopravvive
al trascorrere degli anni, alla trasformazione o alla scomparsa
del prodotto stesso, divenendo un'icona del nostro tempo,
come la Pop Art ha abbondantemente insegnato.
Oggi, dopo le esperienze avanguardiste, il Dadaismo, il New-dada,
il Nouveau Realisme e tante altre, il discorso sulla relazione
tra arte e prodotto commerciale si è fatto più
chiaro e diretto, da Andy Warhol in poi nessun artista si
vergogna più di denunciare che la sua ispirazione parte
dalla vita comune, dall'oggetto di consumo commerciale, fino
ad arrivare alla spregiudicatezza di Damien Hirst, che dichiara
apertamente sulla stampa britannica: "Non sono un artista,
sono un marchio".
Larte contemporanea e i suoi protagonisti utilizzano
oggi le stesse modalità operative della pubblicità,
ciò che conta non è tanto produrre un'opera
d'arte, ma farne un avvenimento del quale valutare gli effetti
in termini di risonanza e di ampiezza comunicativa, essere
artisti oggi vuol dire essere delle stars, poco importa il
tagliente giudizio di Will Self che definisce alcune tipiche
manifestazioni attuali, nella fattispecie una mostra dello
stesso Damien Hirst, "...alcuni mozziconi trovati nel
posacenere del concettualismo contemporaneo": nell'epoca
dell'arte comunicazionale il messaggio è di per sè
prodotto artistico, così come per il Dadaismo l'oggetto
era di per sè opera d'arte, con quello spostamento
verso la virtualizzazione che caratterizza tutte le manifestazioni
della realtà tecnologica entro la quale viviamo.
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