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Futurismo e cambiamenti sociali
di Vilma Torselli
pubblicato il 19/02/2007 *
"Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri…..". (Filippo Tommaso Marinetti)
Il Futurismo è un fenomeno culturale di matrice prettamente italiana che coinvolge tutta la cultura dell'epoca e la caratterizza in modo molto profondo, perciò si parla del Futurismo italiano (1909, primo manifesto politico) come della manifestazione più tipica di questo movimento.
Teorico del movimento, egli stesso artista, scrittore, poeta, è Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), personaggio visionario e provocatorio, con sfumature anarcoidi, che tuttavia verso la fine della sua vita verrà coinvolto ed assimilato dal regime, che cerca anche con questo mezzo di svuotare di significato le rivoluzionarie premesse futuriste.
L'Italia vive una situazione post-risorgimentale di scarsa vivacità culturale, di provincialismo e lentezze burocratiche incapaci di dare risposte concrete alla nuova realtà sociale venuta alla ribalta con l'unità nazionale e costituita dalle masse proletarie.
Operai e contadini, nuovi protagonisti della storia d'Italia, reclamano nuove misure di giustizia sociale, in un contesto politico in cui avere finalmente voce: è questa la realtà che osservano e rappresentano gli intellettuali dell'epoca, che danno vita al verismo sociale, di cui Pelizza da Volpedo, autore di un famoso dipinto "Il Quarto Stato" è uno dei più noti rappresentanti, un movimento di denuncia delle ingiustizie e delle discriminazioni sociali, un movimento intellettuale particolarmente sensibile alle esigenze delle masse, che conserva, tuttavia, un atteggiamento di fondo sostanzialmente umanitaristico, quando non pietistico, nei loro confronti.

Il tentativo di uscire da un ambito rimasto comunque provinciale, il contatto con i grandi movimenti culturali europei, una maggior presa di coscienza della realtà in mutamento, il desiderio, in sintesi, di modernità e rinnovamento, determinano, in questo clima, la nascita del Futurismo.
In esso convergono intellettuali di vario tipo, con interessi artistici, filosofici, politici, di fede prevalentemente anarchica, ma anche socialista e nazionalista, sulla scia di una sorta di positivismo libertario, di una concezione politica di stampo repubblicano, anticlericale, antiborghese, dove la componente rivoltosa, almeno nel primo periodo, è molto forte (con significative analogie con il movimento Dada) e raggiunge talvolta toni pittoreschi ed istrionici.

In linea con quanto premesso, il Futurismo esalta valori legati al concetto di modernità, in chiave antinaturalistica e tecnicistica, quali il movimento, la velocità, la macchina, cosicchè il concetto di "bello" si identifica in una serie di atti tecnici, nel lavoro dei cantieri, nelle auto veloci, nella realtà industriale, nella definizione di un'estetica della macchina: manca, sostanzialmente, una reale integrazione con la vita sociale ed una visione sociale, in chiave materialistica, del nuovo tecnicismo, che resta un fatto culturale simbolo di una concezione prima filosofica che estetica.

Non vi sono dubbi sul legame del Futurismo con il Cubismo, che esplora la forma con una decostruzione che ne mette in evidenza simultaneamente i molteplici punti di vista, pur senza giungere a ricomporli secondo un ritmo cinetico, che sarà la base della ricerca futurista.
Nella sua prima fase, questo movimento ruota attorno a due figure cruciali, che hanno tra loro anche atteggiamenti conflittuali, Balla e Boccioni, mentre nella seconda fase non presenta una vera unità stilistica, anzi è caratterizzato da un certo ecclettismo, con puntate verso il Surrealismo e la pittura metafisica, in una molteplicità di soluzioni non solo stilistiche, ma anche concettuali.

Accanto a posizioni politiche anarchiche e socialiste, sensibili ai temi umanitari legati al lavoro e alle disastrose condizioni sociali delle masse proletarie, Il Futurismo ospita anche componenti ideologiche di stampo nazionalistico, nel senso più gretto ed esclusivista del termine, che finiranno per avere il sopravvento e si riveleranno nefaste per i futuri sviluppi del movimento.
Infatti proprio la forte connotazione nazionalistica del Futurismo, che prende l'aspetto di interventismo militarista in occasione della guerra di Libia, che porta all'elogio della borghesia guerrafondaia del nord Italia, che spiana la strada all'avvento di un regime totalitario, in un alone di euforia, sarà anche la causa del crollo del movimento stesso, divenuto inutile ed insostenibile dallo stesso Fascismo, una volta impadronitosi del potere.
Determinante fu anche la sostanziale incapacità del movimento futurista di giungere ad una esatta e soddisfacente collocazione dell'uomo, dell'individuo, all'interno dello scorrere del progresso industriale e tecnologico, in una insanabile discrepanza fra progresso tecnico e progresso umano, della quale solo pochi degli intellettuali del tempo seppero valutare la portata: allo scoppio della seconda guerra mondiale, il Futurismo è già svuotato di significato, nonostante il suo vate, Marinetti, continui a fare proclami per divenire, alla fine, un vacuo celebratore dell'autarchia e un succube seguace del regime.

La parte migliore delle teorie futuriste, l'aspirazione a liberare l'arte dalle angustie del decadentismo ottocentesco, fu recepita con entusiasmo dagli intellettuali russi con i quali lo stesso Marinetti entrò in contatto, divenendo la base teorica e programmatica del Costruttivismo movimento artistico ed intellettuale che ha in Vladimir Majakovskij il suo rappresentante più emblematico.
Nonostante le numerose divergenze con il Futurismo italiano, ribadite con forza, tuttavia il Costruttivismo russo ha con esso saldi legami nello spirito rivoluzionario, antimilitarista, antimperialista, nelle istanze di modernizzazione dell'arte, anzi di una poetica della modernità, peraltro diffuse in tutta Europa.
Vladimir Majakovskij ebbe stretti contatti anche con i movimenti dell'Astrattismo europeo, mantenendo comunque con la cultura italiana un rapporto privilegiato.
Fra i maggiori artisti del Futurismo italiano vanno elencati Carlo Carrà, Mario Sironi, Umberto Boccioni, Giacomo Balla.

Nel 2019, a 110 anni dalla nascita del Futurismo, alcune mostre in varie parti del paese vogliono ricordare l'avvento di questo movimento, forse il più autenticamente italiano:

A San Lazzaro di Savena (BO), fino al 19 Gennaio 2019, la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli ospita la mostra, a cura di Jeffrey T. Schnapp e Silvia Evangelisti, co-curatore Jeffrey T. Schnapp, “Universo Futurista”, una selezione di oltre 200 opere della collezione della Fondazione circoscritte al periodo 1909 -1939. Dipinti, sculture, oggetti di design, progetti, fotografie, manifesti pubblicitari e documenti autografi di artisti futuristi organizzati in 5 sezioni tematiche secondo “un percorso esplorativo attraverso l’abbondanza e la molteplicità dei materiali conservati nella collezione della Fondazione, evidenziando raggruppamenti, costellazioni, ritmi diversi di opere e variazioni di misura dal grande al piccolo, dal pieno al vuoto.” Presenti opere di Balla, Boccioni, Bonzagni, Bucci, Casarini, Chiattone, D’Albisola, Depero, Marchi, Marinetti, Masoero, Munari, Prampolini, Russolo, Sant’Elia, Sironi ed altri protagonisti del movimento.

A Biella, fino al 10 Febbraio 2019, al Museo del Territorio Biellese e palazzo Gromo Losa, è allestita la mostra100% Italia. Cent'anni di capolavori", opere del Futurismo e del secondo Futurismo: presenti disegni di Boccioni, Marinetti, Sironi, Bucci, Sant'Elia, Russolo, Erba, eseguiti nell'autunno 1915, e una selezione di opere presentate alla Grande esposizione nazionale futurista del 1919, a cui parteciparono tra gli altri Fortunato Depero, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gino Soggetti e Giacomo Balla. In mostra anche le Tavole parolibere e i disegni dell'Alfabeto a sorpresa di Francesco e Pasqualino Cangiullo, esponenti del Futurismo napoletano.

A Napoli, fino al 17 febbraio 2019, nella Cappella Palatina del Museo Civico di Castel Nuovo – Maschio Angioino, a più di vent’anni dall’ultima occasione in cui la città ospitò il Futurismo, la mostraIl Futurismo anni ’10 – anni ’20”, a cura di Giancarlo Carpi con Francesca Villanti. 64 opere dei più noti artisti del movimento, Umberto Boccioni, Gino Severini, Gerardo Dottori, Julius Evola e Enrico Prampolini con la sua opera “Simultaneità architettonica”, particolarmente rappresentativa della concezione meccanica del Futurismo.

A Milano, fino al al 24 febbraio 2019, al Museo del ‘900 in contemporanea con il Mart di Rovereto la mostra "Margherita Sarfatti”, capolavori del Gruppo Novecento,  a cura di Anna Maria Montaldo e Danka Giacon con la collaborazione di Antonello Negri, ospita filmati, fotografie, carteggi storici e critici di scrittori, poeti, editori, uomini politici e 90 opere tra dipinti e sculture. L’esposizione è articolata attorno alla figura di Margherita Sarfatti, mecenate, giornalista e critica d'arte, intellettuale colta e aperta che fece della sua casa milanese in corso Venezia luogo di ritrovo e confronto dei maggiori artisti e intellettuali dell'epoca, tra cui gli esponenti del movimento futurista. Fondatrice nel 1922 del gruppo Novecento con l’adesione di artisti quali Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, nel 1926 fu l’artefice della grande mostra al Palazzo della Permanente a Milano alla quale parteciparono i più significativi protagonisti del Futurismo, Balla, Depero, Prampolini e Russo.


* articolo aggiornato il 4/12/2018

link:
Antonio Sant'Elia

Futurismo
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