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Il Kitsch
di Vilma Torselli
pubblicato il 9/04/2007 |
L'oggetto di cattivo gusto,
simulazione, copia, oggetto artificiale, stereotipo, con povertà
di significato reale e sovrabbondanza di segni. |
"Il kitsch disturba una persona dalla sensibilità
evoluta ma, al tempo stesso, induce sensazioni piacevoli in
coloro che hanno meno sensibilità". (William I.
Miller).
Il termine Kitsch definisce un fenomeno pseudo-artistico incentrato sull'oggetto o l'evento che dell'arte hanno l'apparenza,
senza averne la sostanza: è kitsch l'oggetto di cattivo
gusto che deriva dalla falsificazione e dalla contraffazione
di un oggetto artistico autentico, replicato meccanicamente,
variato nelle dimensioni, trasposto in un nuovo medium, alla
portata di tutti per una esasperata mercificazione a bassa
qualità ed alta quantità, un oggetto diseducativo
dell'attitudine estetica popolare, anche se si propone in
apparenza come socialmente e politicamente progressista.
Dice Jean Baudrillard, profondo indagatore dell'odierna società
dei consumi, che il Kitsch " Si definisce di preferenza
come pseudo-oggetto, vale a dire come simulazione, copia,
oggetto artificiale, stereotipo, come povertà di significato
reale e sovrabbondanza di segni, di riferimenti allegorici,
di connotazioni disparate, come esaltazione del dettaglio
e saturazione per mezzo dei dettagli"
Mentre l'arte concettuale reagisce all'eccesso di mercificazione
proponendo il non-oggetto, il kitsch, al contrario, mercifica
anche ciò che non avrebbe i presupposti per essere
mercificato, divenendo un fenomeno di importante significato
nell'ambito della storia dell'arte secondo una lettura in
prospettiva storica della sociologia del gusto estetico nella
società contemporanea.
Afferma Bruno Zevi: "Il kitsch è il linguaggio
del nostro tempo. In un mondo in cui è la realtà
stessa a dominare, nella sua immediatezza, eccentricità
e diversità, il Kitsch riesce ad esprimere questa ricchezza
meglio di ogni altra tendenza", riecheggiando in parte
Charles Baudelaire quando affermava che "l'inatteso,
l'irregolare, il sorprendente, lo stupefacente sono parte
essenziale e caratteristica della bellezza".
Si affaccia così una interpretazione del kitsch che
lo vede espressione di una nuova estetica, l'unica in grado
di tradurre le contraddizioni, le dissonanze e le lacerazioni
della nostra epoca e della sua cultura non teorizzabile, senza
canoni, senza riferimenti, come la società in cui viviamo. |
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Sono kitsch i nanetti da giardino di ultima generazione ironicamente proposti da
Philippe Starck e prodotti da Kartell in tecnopolimero termoplastico, le provocazioni di Damien Hirst, tanta musica
e tanto cinema moderno, nello spirito dissacrante di una nuova Pop Art dove il degrado socio-ambientale va di pari passo
con un frenetico sviluppo tecnologico nel quale si perdono
regole, ritmi, equilibri, modelli. |
Kitsch può essere un concetto molto esteso, può
accogliere il linguaggio popolare e maccheronico con una sua
grammatica gergale di comprensione universale proprio perchè
priva di codici, può costituire il denominatore comune
per leggere fenomeni distanti e diversificati altrimenti non
decifrabili, e può persino esprimere una ricerca di
identità, una chiave di lettura del mondo di oggi,
una nuova avanguardia, costituendone il linguaggio più
ricco, più denso di significati, più aperto
agli apporti che arrivano dal basso, dalla vita, dal quotidiano.
Il Kitsch è quindi una finestra sul nuovo mondo, è
analisi del presente, espressione artistica secondo una nuova
estetica, ma anche aspetto insondabile e per certi versi paradossale
dell'animo umano, per il quale il brutto sembra diventato
nell'arte contemporanea la vera bellezza.
In una intervista rilasciata nel '96, Remo Bodei così
rispone a questa ipotesi: "Significa proprio questo,
perché, siccome il bello non problematico, cellofanato,
si è trasformato in kitsch, cioè in qualche
cosa che non produce più nessuna emozione estetica,
perché semplicemente asseconda, liscia tutti pregiudizi
e tutte le forme percettive ormai consunte.....".
E William I. Miller, docente alla Michigan Law School. aggiunge:
"Si arriva al punto in cui il brutto e il kitsch ci attraggono
proprio per le loro caratteristiche", nel nome delle
molteplici contaddizioni che attraversano la nostra società
e ne sono divenute la "regola".
Seppure con diverse intenzionalità, il concetto di
kitsch è quello che il poeta Guido Gozzano, all'inizio
del '900, rintracciava ne "le buone cose di pessimo gusto"
che affollavano il salotto di nonna Speranza, concepito però,
contrariamente a quanto avviene oggi, come fenomeno rétro,
legato alla nostalgia del passato, nel significato più
consono al contesto storico di fine '800:
Loreto impagliato ed il busto d'Alfieri, di Napoleone
i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto ),
il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,
un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti col monito, salve, ricordo, le noci di cocco,
Venezia ritratta a musaici, gli acquarelli un po' scialbi,
le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,
le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
i dagherottìpi: figure sognanti in perplessità,
il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto ,
il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
chèrmisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!
(Guido Gozzano, "L'amica di nonna Speranza", 28
giugno 1850 "..alla sua Speranza la sua Carlotta...",
dall'album: dedica d'una fotografia)
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