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L'autoreferenzialità dell'arte moderna
di Vilma Torselli e Alessandro Tempi
pubblicato il 9/04/2007
Arte autoreferenziale, autonoma, che taglia i ponti con la referenzialità, con il sistema rappresentativo del mondo attraverso la mimesi, per concentrarsi tutta su di sé e sui propri strumenti espressivi.
"Si parla di autoreferenzialità, come ci ricorda Umberto Galimberti, quando un sistema finisce con l'avere più cura della propria coerenza interna, quindi di se stesso, che non della domanda che l'ha suscitato. E' una cosa, del resto, già nota agli economisti e che Jean Baudrillard, nel suo libro "La società dei consumi", ha definito come "tautologia del significante", ovvero quel fenomeno in cui il "significante che designa solo se stesso dietro l'alibi del significato" (ed intende, in questo caso, la televisione). Detta più semplicemente: quando il mezzo smarrisce o tralascia il fine per il quale è sorto per concentrarsi su se stesso, sulla propria autoconservazione, quando insomma il mezzo assume se stesso come fine - ovvero diventa autotelico - si ha autoreferenzialità.".
Sono parole di Alessandro Tempi, che parla di un vero e proprio "dominio dell'autoreferenzialità" talmente diffuso nella moderna cultura che "si potrebbe quasi dire che l'autoreferenzialità sia l'autentico fine di questo secolo".

E' un fenomeno di portata generale al quale non si sottraggono le arti visive, che, dall'Impressionismo in poi, rinunciano ad ogni tentativo di rappresentazione imitativa del mondo e di indagine fenomenologica oggettiva della realtà per rivendicare l'autonomia di un linguaggio che non ha bisogno di confrontarsi con altro, indipendente da ogni naturalismo, che ha in sé le sue ragioni di esistere.
"Il passaggio dal visivo al concettuale (vale a dire la transizione verso l' autoreferenzialità e lo stato di meta- arte ), che è anche tensione o ambizione verso una forma di conoscenza che sia concezione e non solo visione (o, come affermava Cezanne, creazione e non rappresentazione), viene storicamente da lontano, almeno dai prodromi secenteschi del Moderno, quando si cominciano a percepire i limiti dell'esperienza sensibile ed a capire che il mondo accessibile ai sensi non è che una modesta porzione della realtà" (Alessandro Tempi, "Il discorso tecnologico dell' Arte . Una chiave interpretativa per capire il rapporto fra Arte e Contemporaneità", BTA - Bollettino Telematico dell' Arte )
"Da Cezanne in poi - scrive sempre Alessandro Tempi - e per tutto il Novecento scorre quella che è stata chiamata la "linea analitica dell'arte moderna" che taglia i ponti con la referenzialità (ovvero col rapporto di rappresentazione del mondo, detto anche mimesi) per concentrarsi tutta sulla propria natura di linguaggio e quindi su di sé, sui propri strumenti espressivi".

Nel contemporaneo verificarsi della nascita delle avanguardie del '900 e dell'inizio dello sviluppo di una società di massa "L'arte - è ancora Alessandro Tempi - va incontro ad un processo di smaterializzazione, di autonominazione, diventando una qualità immateriale dell'oggetto o il travestimento di un'idea, con l'effetto di restringere volutamente il suo orizzonte di fruizione........... e risponde alla massificazione col ritirarsi sdegnosamente nell'autoanalisi o, meglio, nell'autoreferenzialità, questo è esattamente il percorso dell'arte del '900 da Duchamp a Warhol."

Accanto a correnti francamente concettuali, che scartano a priori ogni forma di referenzialismo per una logica simbolica, ci sono altri filoni di sperimentazione che si riallacciano al ready-made duchampiano compiendo "una rinominazione che sposta l'oggetto dal suo contesto, lo libera dalle consuete relazioni" (Filiberto Menna) e lo mette a confronto con il nuovo, con il quale si impone la necessità di reinventare tutte le relazioni: si delineano così i due poli fondamentali attorno ai quali si sviluppa tutta l'arte moderna, che si caratterizza come concentrazione dell'opera su se stessa, sul significante anziché sul significato, "in uno sforzo autoanalitico teso a ridefinire i suoi domini, il suo senso, la sua stessa essenza. Nell'età contemporanea insomma essa tenderà sempre più a definirsi come sapere autonomo e come forma specifica e consapevole di conoscenza ." (Alessandro Tempi)

E' evidente come il rischio sia quello che l'arte finisca per parlare un linguaggio talmente autonomo ed autoreferenzaile da risultare comprensibile ai soli addetti ai lavori, conducendo ad una totale perdita di relazione con il grande pubblico, il che si sta in realtà già verificando.

* articolo aggiornato il 5/12/2013


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