"Si parla di autoreferenzialità,
come ci ricorda Umberto Galimberti, quando un sistema finisce
con l'avere più cura della propria coerenza interna,
quindi di se stesso, che non della domanda che l'ha suscitato.
E' una cosa, del resto, già nota agli economisti e che
Jean Baudrillard, nel suo libro "La società dei
consumi", ha definito come "tautologia del significante",
ovvero quel fenomeno in cui il "significante che designa
solo se stesso dietro l'alibi del significato" (ed intende,
in questo caso, la televisione). Detta più semplicemente:
quando il mezzo smarrisce o tralascia il fine per il quale è
sorto per concentrarsi su se stesso, sulla propria autoconservazione,
quando insomma il mezzo assume se stesso come fine - ovvero
diventa autotelico - si ha autoreferenzialità.".
Sono parole di Alessandro Tempi, che parla di un vero e proprio
"dominio dell'autoreferenzialità" talmente
diffuso nella moderna cultura che "si potrebbe quasi dire
che l'autoreferenzialità sia l'autentico fine di questo
secolo".
E' un fenomeno di portata generale al quale non si sottraggono
le arti visive, che, dall'Impressionismo in poi, rinunciano
ad ogni tentativo di rappresentazione imitativa del mondo
e di indagine fenomenologica oggettiva della realtà
per rivendicare l'autonomia di un linguaggio che non ha bisogno
di confrontarsi con altro, indipendente da ogni naturalismo,
che ha in sé le sue ragioni di esistere.
"Il passaggio dal visivo al concettuale (vale a dire
la transizione verso l' autoreferenzialità e lo stato
di meta- arte ), che è anche tensione o ambizione verso
una forma di conoscenza che sia concezione e non solo visione
(o, come affermava Cezanne, creazione e non rappresentazione),
viene storicamente da lontano, almeno dai prodromi secenteschi
del Moderno, quando si cominciano a percepire i limiti dell'esperienza
sensibile ed a capire che il mondo accessibile ai sensi non
è che una modesta porzione della realtà"
(Alessandro Tempi, "Il discorso tecnologico dell' Arte
. Una chiave interpretativa per capire il rapporto fra Arte
e Contemporaneità", BTA - Bollettino Telematico
dell' Arte )
"Da Cezanne in poi - scrive sempre Alessandro Tempi - e
per tutto il Novecento scorre quella che è stata chiamata
la "linea analitica dell'arte moderna" che taglia
i ponti con la referenzialità (ovvero col rapporto
di rappresentazione del mondo, detto anche mimesi) per concentrarsi
tutta sulla propria natura di linguaggio e quindi su di sé,
sui propri strumenti espressivi".
Nel contemporaneo verificarsi della nascita delle avanguardie
del '900 e dell'inizio dello sviluppo di una società
di massa "L'arte - è ancora Alessandro Tempi -
va incontro ad un processo di smaterializzazione, di autonominazione,
diventando una qualità immateriale dell'oggetto o il
travestimento di un'idea, con l'effetto di restringere volutamente
il suo orizzonte di fruizione........... e risponde alla massificazione
col ritirarsi sdegnosamente nell'autoanalisi o, meglio, nell'autoreferenzialità,
questo è esattamente il percorso dell'arte del '900
da Duchamp a Warhol."
Accanto a correnti francamente concettuali, che scartano
a priori ogni forma di referenzialismo per una logica simbolica,
ci sono altri filoni di sperimentazione che si riallacciano
al ready-made duchampiano compiendo "una rinominazione
che sposta l'oggetto dal suo contesto, lo libera dalle consuete
relazioni" (Filiberto Menna) e lo mette a confronto con
il nuovo, con il quale si impone la necessità di reinventare
tutte le relazioni: si delineano così i due poli fondamentali
attorno ai quali si sviluppa tutta l'arte moderna, che si
caratterizza come concentrazione dell'opera su se stessa,
sul significante anziché sul significato, "in
uno sforzo autoanalitico teso a ridefinire i suoi domini,
il suo senso, la sua stessa essenza. Nell'età contemporanea
insomma essa tenderà sempre più a definirsi
come sapere autonomo e come forma specifica e consapevole
di conoscenza ." (Alessandro Tempi)
E' evidente come il rischio sia quello che l'arte finisca
per parlare un linguaggio talmente autonomo ed autoreferenzaile
da risultare comprensibile ai soli addetti ai lavori, conducendo
ad una totale perdita di relazione con il grande pubblico,
il che si sta in realtà già verificando.
* articolo aggiornato il 5/12/2013
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