Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) è invece
il nome di una corrente di matrice tedesca degli anni '20, sorta
in polemica contro l'eccesso di emotività dell'Espressionismo e il travisamento della realtà da esso attuato con soggettività
esasperata, corrente con la quale si verifica un brusco ritorno
al realismo oggettivo, quello di Otto Dix per esempio, radicato
negli eventi della vita reale, della quale viene messa in atto
un'analisi fredda e cruda, spesso provocatoria e grottesca.
Sono solo alcuni dei casi in cui viene impiegato, con due
significati diversi, il termine oggettualità, che corrisponde
ad un concetto ben più ampio e generale, principalmente
filosofico, ma che, per restringere il campo molto semplicemente
e limitatamente alle sole arti visive, definisce in genere
l'atteggiamento di chi si pone in relazione all'oggetto e
lo analizza in modo oggettivo, il contrario di soggettualità,
che designa ciò che invece compete al pensiero, al
sentire emotivo, alla soggettività individuale.
Dice la dott.ssa Ada Cortese, che si occupa di psicologia
analitica e filosofia sperimentale, direttore dell'Associazione
GEA :".....usiamo il termine soggettualità in
contrapposizione simmetrica al termine oggettualità
: in quanto ancorato al concetto di pensiero, di idea ed in
ultima analisi al concetto di spirito, la soggettività,
o meglio la soggettualità , è qui intesa come
graduale distillazione dell'essenza e del movimento dalla
prigionìa dell' oggettualità che, madre di ogni
oggetto, condivide con essi il destino dell'immobilità,
del silenzio e dell'inconscietà".
In questa definizione, che presenta i due termini come confluenti
l'uno nell'altro in un percorso evolutivo, sono facilmente,
seppure sommariamente, riconoscibili due grandi filoni dall'arte
moderna, due categorie, la soggettualità (l'idealismo)
e l'oggettualità (l'empirismo), diverse ed antitetiche, ma strettamente correlate e spesso talmente concatenate da
non permettere classificazioni definite, sconfinanti l'una
nell'altra nella duplicità dell'esperienza artistica:
infatti sia che prevalga la soggettualità (del pensare)
o l'oggettualità (del fare), l'arte si muove in una
dimensione in cui l'intelletto è il campo unico e comune
di sperimentazione di ogni tipo di creatività.
In realtà anche nelle correnti che portano avanti
programmaticamente il concetto della oggettualità dell'opera
d'arte, intesa come aderenza al realismo rappresentativo,
quali la Transavanguardia, i Nuovi Nuovi, l'Arte Povera, l'Iperrealismo,
il Post-moderno, ed altre ancora, accade inevitabilmente che
l'artista, pur pretendendo di rispettare l'oggettualità
del rappresentato, lasci leggere la propria soggettività,
producendo non un doppione di esso, ma una raffigurazione
che sarà sempre il prodotto dell'incontro tra il mondo
di chi valuta e quello di ciò che viene valutato:
sotto questo punto di vista, non è possibile parlare
in termini rigorosi di arte oggettuale se non nelle intenzioni
di chi la produce, quand'anche si tratti della forma d'arte
visiva che, per eccellenza, si autodefinisce come riproduzione
oggettiva del reale, la fotografia.
Oggi, poi, con l'avvento delle tecnologie digitali che stanno
progressivamente saturando il campo delle arti visive spingendo
nella direzione di una definitiva liberazione dall'oggettualità,
in questo caso intesa anche come fisicità e materialità
del prodotto artistico, sempre più l'arte si configura
come un flusso di comunicazione dinamico e aperto in cui perdono
di significato l'iconicità e l'oggettualità,
a favore del concetto di un'arte che produca emozioni ed esperienze
sotto forma di eventi dematerializzati, portando alle conseguenze
estreme il discorso intrapreso dalle più spinte sperimentazioni
del Dadaismo e del Futurismo e, più recentemente, dall'Happening e dalla Body Art.
* articolo aggiornato il 2/05/2014
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