L'illustrazione, intesa sia come integrazione
grafica a testi letterari, sia come messaggio visivo divulgativo,
da cui deriverà una vasta e differenziata produzione
di manifesti pubblicitari, si afferma come vera e propria forma
d'arte in concomitanza alla nascita dello stile Liberty, la
versione italiana dell'Art Nouveau, che declinerà nella
più sobria Art Decò dopo la tragedia della guerra
del '15-'18.
E' noto come in Italia il Liberty resti sostanzialmente un'esperienza
"di riporto" da altre nazioni europee di ben altro
fermento intellettuale e sociale (Austria, Germania, Francia,
Spagna), un movimento epidermico e scarsamente motivato che
tuttavia, forse proprio per questo, supererà nel campo
delle cosiddette arti minori le altre nazioni europee, almeno
dal punto di vista strettamente e limitatamente tecnico: architettura
e design d'interni, disegno e produzione di mobili, lavorazione
dei metalli, del vetro e della ceramica, stampa di disegni su
stoffa, illustrazione di libri, creazione di manifesti, sono
molti i campi in cui l'estetica liberty finisce per definire
un nuovo rapporto con l'oggetto d'uso comune, con il decoro
degli ambienti domestici, con i complementi d'arredo a funzione
ornamentale: resosi tutto ciò alla portata di tutti grazie all'avvento della
lavorazione industriale che permette drastiche riduzioni dei costi di produzione, si forma una nuova percezione dell'arte
e della sua funzione culturale e didattica nella formazione
del gusto estetico delle masse.
Per la prima volta anche in Italia si intravvede la possibilità
che l'arte possa essere un'esperienza quotidiana grazie alla
nobilitazione delle arti minori ed alla loro capillare diffusione
nel contesto sociale, anche se, nel periodo di fine '800, sul
piano dell'innovazione linguistica degli stili e dei contenuti
gli illustratori e designer italiani preferiscono adottare piuttosto
passivamente lo stile "di moda" nella cultura europea
piuttosto che rielaborare in chiave personale elementi espressivi
originali, innestati sulla tradizione italiana.
Da allora, dalle prime realizzazioni marcatamente influenzate
dallo stile delle stampe giapponesi, l'illustrazione si è
progressivamente affrancata dalla sua posizione accessoria,
confrontandosi alla pari con tutte le altre forme di arte
visiva, specie dopo la nascita dei moderni sistemi di riproduzione
tecnologica dell'immagine (fotografia e tipografia) che hanno
messo in crisi il concetto dell'unicità dell'opera
d'arte: oggi, superato in parte lo scontro dialettico fra
unicità e serialità e concluso in qualche misura
il dibattito aperto dalla Pop Art in modo provocatorio e dirompente
negli anni '60 (la serialità è forse l'innovazione
artistica più importante che Warhol abbia escogitato),
è comunemente acquisito che la ripetitività
di un'opera in un numero imprecisato di copie, sia un multiplo,
una riproduzione tipografica o un'illustrazione, abbia il
merito di permettere una divulgazione ed una fruizione dell'arte
su scala macroscopica, in una società sempre più
democraticamente allargata, contribuendo alla formazione di
una nuova sensibilità estetica che vada al di là
delle diversità sociali e culturali, nel nome dell'universalità
del linguaggio artistico.
Del resto, oggi l'inclinazione alla serialità e alla
ripetizione, espressione simbolica di una realtà che
ha perso ogni identità, di una società monoculturale
che amplifica il suo messaggio con la sovrabbondanza o l'eccesso
di informazione, contraddistingue ogni settore dei moderni
"consumi", anche quelli intellettuali, ed è
una richiesta dello stesso fruitore, che si identifica nella
massificazione culturale indotta dalla globalizzazione attraverso
un linguaggio stereotipato che, per essere comprensibile a
tutti, deve essere necessariamente semplificato, generico,
ripetitivo, il che ha contribuito a sciogliere il nodo del
rapporto tra espressione artistica e serialità industriale
anche nel campo delle arti visive.
Molti artisti contemporanei si sono dedicati all'illustrazione
di testi, Baj, Bonalumi, Munari, Guttuso, Chagall, Treccani,
Sassu, Messina e tanti altri, in una stimolante sfida intellettuale
in cui il segno si confronta con la parola, fornendo ciascuno
la propria interpretazione dello scritto, spesso integrandone
i significati, decrittandoli, completandoli, contribuendo
in modo determinante al successo di un libro o di una pubblicazione
(cosa sarebbe "Pinocchio" senza i suoi illustratori?),
evidenziando l'aspetto dell'arte come mezzo di divulgazione
di contenuti non solo culturali e come strumento di comunicazione
sociale.
|