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Frank Lloyd Wright ed il Futurismo italiano
di Vilma Torselli
pubblicato il 10/04/2007
Il Futurismo italiano, l'architettura organica, il decostruttivismo, un tenace filo di Arianna lega il vecchio ed il nuovo mondo.
"Di questo secolo resteranno alcune idee di Le Corbusier e di Lloyd Wright, in breve le poetiche e gli strumenti mediante i quali si è decostruito il mondo e aperto la strada all'esplosione dell'individuo" (Bruno Zevi)



Umberto Boccioni
"Uomo che cammina"

Le relazioni tra Frank Lloyd Wright ed il Futurismo italiano sono interessanti e profonde.
E’ noto come l’antropomorfismo e lo sviluppo in orizzontale sostituiscano nella progettazione di Wright, l’antropometria lecorbusiana, come appare ben evidente nella Casa Kaufman, risolta con la tecnica dello sbalzo, ossia di un piano orizzontale che si muove con movimento centrifugo dall’interno verso l’esterno, nella direzione di un allontanamento dal centro, movimento che poi diventerà una netta spirale nel Guggenheim Museum di New York.


Frank Gehry
Guggenheime Museum, Bilbao

Le istanze spaziali, che in Italia partono da una elaborazione della scomposizione della forma di matrice cubista, confluiscono nel movimento architettonico futurista italiano (per esempio nelle sperimentazioni di Antonio Sant'Elia) come ricerca di esiti dinamici della struttura, punto di partenza verso una definitiva rottura del canone classicista propugnata soprattutto da Umberto Boccioni, ed hanno ripercussioni che arrivano fino ai nostri giorni, rintracciabili facilmente nell'architettura contemporanea.

Sono infatti chiari i legami del moderno movimento decostruttivista con il Futurismo (Antonino Saggio scrive: “L'ultimo Gehry deve moltissimo a Boccioni e al suo concetto di traiettoria, a quello sforzo di superare la plastica dell'oggetto isolato per una vibrazione atmosferica. Peter Eisenman ha mutuato più di una tecnica dalla vibrazione di Duchamp e di Balla...."), mediati, per ciò che riguarda il filone americano del movimento, attraverso l’architettura organica di Frank Lloyd Wright: in tal modo, paradossalmente, tra Wright, padre della prima architettura autenticamente americana, e il decostruttivismo americano si stabilisce un legame storico e culturale grazie alla comune relazione con un movimento tipicamente italiano che fa da tramite ed in un certo senso rimarca una perdurante assoggettazione.

Un termine ed un concetto che il Futurismo adotta spesso è “traiettoria”, la direttrice spaziale che si protende nello spazio, quella stessa direttrice dinamica che informa l'architettura di Wrigth, rettilinea, come in Casa Kaufmann, e che si deforma fendendo l’aria e si tende sotto l’azione della forza centrifuga arcuandosi fino a divenire parabola e spirale nel Guggenheim Museum di New York: così accade anche nel Guggenheim Museum di Bilbao, dove Frank O. Gehry si conferma erede di Wright oltre che, in derivazione diretta, di Umberto Boccioni.

Il riconoscimento di questo tipo di rapporto è un’ulteriore occasione per rilevare la relazione dell’architettura e dell’arte americane con la cultura europea e specificatamente italiana nel nome della continuità e della quasi dipendenza da una tradizione che pure viene esplicitamente negata: infatti, così come Jackson Pollock scinde ogni legame con un passato europeista attraverso il gesto rivoluzionario dell’action painting , mentre in realtà non fa che sviluppare l’automatismo psichico e la poetica dell’inconscio di eredità surrealista, altrettanto drasticamente Wright si libera, con una polemica dichiarazione di indipendenza culturale, dall’ingombrante bagaglio della passata tradizione europea, pur mutuando evidenti analogie con quella recente.

Va inoltre rilevata l’affinità di idee tra Wright ed il Neoplasticismo di Piet Mondrian, che fonda "De Stijl" con l’intento di pervenire all’unificazione delle varie forme artistiche riconducendo l'arte ad una purezza formale assoluta, di impronta geometrica e matematica, astraendola dal divenire della realtà.
Prima che formale, l'imput che anima Mondrian è di natura squisitamente morale ed intellettuale, nello spirito della tradizione culturale puritana e pragmatista della sua patria d'origine (proprio il puritanesimo, giunto in America con le navi dei Padri Pellegrini europei, è la base etica di tanti movimenti americani).
Già agli inizi del ‘900 Wright anticipava il pensiero di Mondrian, superandolo nell'abolizione di ogni differenza categorica tra arti visive e architettura, quando dichiarava che bisognava "trasformare il luogo di abitazione in un'opera d'arte completa in se stessa, espressiva e bella quanto qualsiasi pittura o scultura, e ancor più intimamente legata alla vita .... è questa l'occasione moderna dell'America", il che lo porterà a relazionarsi con la scuola architettonica olandese attraverso l’opera di Berlage.
Grazie al rapporto osmotico tra due culture ineluttabilmente collegate, seppure separate da un oceano, le dichiarazioni dell'americano Wright si collocano alla perfezione nello spirito degli scritti dell'europeo Mondrian, superando nei fatti e nella realizzazione concreta delle sue architetture quel tanto di utopistico che rende la concezione di Mondrian forse troppo radicale per poter essere pienamente realizzabile.

L'Europa, insomma, pare scritta nel destino della giovane America, già da quando le navi dei Padri Pellegrini portarono su quel nuovo continente "I Quattro Libri dell'Architettura" di Andrea Palladio, stampati a Venezia nel 1570, introducendo e diffondendo una tipologia architettonica che ebbe in tutta l'America un seguito straordinario.
Non a caso nel 2010 il Congresso degli Stati Uniti d'America, con una “Concurrent Resolution” che ha visto il voto unanime del Senato e della Camera riconosce ufficialmente “l’immensa influenza di Palladio sulla architettura degli Stati Uniti” ed esprime la propria gratitudine “per l'arricchimento che la sua vita e la sua carriera hanno conferito all'ambiente costruito della Nazione americana”. Nelle premesse la Risoluzione 259 ripercorre gli aspetti salienti della influenza palladiana degli Stati Uniti, definendo i “I Quattro Libri dell'Architettura” come la più importante pubblicazione in materia d’ogni tempo

Cede al fascino della vecchia Europa anche Solomon Guggenheim, collezionista delle opere di antichi maestri europei, che decide di costruire il museo di New York dopo aver conosciuto e frequentato Hilla Rebay, pittrice avanguardista che gli fa scoprire ed apprezzare proprio i moderni artisti europei come Kandinskij, Gleizes, Moholy-Nagy, Chagall, Robert Delaunay e lo trasforma in un grande appassionato di arte moderna.
Sull'onda di questa passione artistica, nel 1943 Solomon Guggenheim incarica infatti Frank Lloyd Wright della progettazione del Guggenhim Museum, che verrà inaugurato nel ’59: è l’occasione per fissare nella materia, in un capolavoro assoluto dell’architettura moderna, spinte ed ideali partiti da così lontano, radicati nel Futurismo italiano, concretizzati in un edificio americano che rappresenta un mirabile coagulo di ogni forma artistica, per di più destinato ad ospitare proprio l’arte moderna, della quale parla lo stesso linguaggio radicale e straordinariamente innovativo.

*articolo aggiornato il 2/05/2014

link:
Gehry, Oldenburg e l'archiscultura

Andrea Palladio


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