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American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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Il gesto
di Vilma Torselli
pubblicato il 11/04/2007 |
Il gesto, atto liberatorio,
automatismo psichico, rottura con gli schemi pittorici del
passato, ma sopratutto mezzo per esprimere incontenibili pulsioni
interiori. |
Vi è qualcosa nella pittura moderna importante
quanto la tela, il tubetto di colore, la spatola, il pennello.....
ed è il gesto, l'atto materiale ed anatomico con il quale
l'artista attraversa la tela: ampio o contratto, nervoso, solenne,
lento o istantaneo, il gesto, l'azione, fa passare in secondo
piano la rappresentazione e cristallizza, divenendo segno, la
partecipazione empatica dell'artista a quell'opera, sentimento
irripetibile come è irripetibile l'emozione del momento.
E' evidente la differenza esecutiva del pittore che realizza
la sua opera a tavolino, con l'avambraccio appoggiato al ripiano,
o a cavalletto, con il braccio libero di muoversi entro un
limitato raggio spaziale, o secondo una tecnica gestuale che
coinvolge tutto il corpo e presuppone un'attività motoria
assai complessa, basti pensare a Pollock in azione attorno
ad uno dei suoi quadri all over : con lui il gesto entra di
prepotenza tra i codici visivi dell'arte moderna, assumendo
un'importanza tale che, spesso, in esso si esaurisce l'opera
stessa ed in esso si identifica contemporaneamente il mezzo,
il fine ed il risultato dell'attività artistica.
Il gesto nel Surrealismo è "automatismo psichico",
mezzo per liberare l'arte dal controllo morale o razionale
della coscienza e di canoni estetici prestabiliti, tramite
per stabilire un rapporto immediato tra inconscio e prodotto
artistico, per lo Spazialismo di Lucio Fontana il gesto è
un tutt'uno con il segno, è lui che parla di segno-gesto
per attingere ad una dimensione "oltre" della pittura,
che catturi la tridimensionalità dello spazio, per
il Dadaismo ed il ready-made di Duchamp il gesto si identifica
con l'azione demiurgica dell'artista che trasforma l'oggetto
comune in opera d'arte, nella più estrema esaltazione
della casualità e negazione della razionalità. |
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Jackson Pollock fotografato da Hans Namuth |
Ma il movimento in cui il gesto assume l'importanza più
assoluta e ne costituisce in sostanza la poetica è
l'Espressionismo astratto americano, ed in particolare l'action
painting di Jackson Pollock, una pittura per la quale l'esecuzione
è affidata all'ampia gestualità casuale del
braccio nell'aria ed al movimento dell'artista attorno alla
tela, quasi sempre stesa sul pavimento: egli dichiara infatti:
"Sul pavimento mi sento più a mio agio,
mi sento più vicino, più una parte del quadro,
perché posso camminarci intorno, lavorarci dai quattro
lati, perché posso essere letteralmente dentro il
quadro".
Con Pollock il gesto diventa espressione di uno stato d'animo,
esplosione di una carica di energia e di una pulsione interiore
che non seguono un predeterminato progetto, ma assecondano
quasi automaticamente un incontrollabile impulso del profondo,
raccontando un'emozione nel momento stesso in cui si forma:
il gesto assume così anche un deciso valore simbolico
e diviene mezzo liberatorio, e quasi terapeutico, della carica
psicologica interiore, il gesto è forza, anarchia,
fuga dalle convenzioni e, non da ultimo, decisa rescissione
dei legami culturali con la cultura visiva della vecchia Europa
(fingendo di ignorare le evidenti derivazioni dalla lezione
surrealista e dall'automatismo psichico).
Hans Hartung carica il suo gesto dell'eleganza formale di
un arabesco, abbinandolo a raffinati accordi cromatici in
un fitto, armonico incrociarsi di linee, filo di Arianna per
una ricerca interiore che vuol raggiungere l'assoluto, Helen
Frankenthaler depura la gestualità istrionica di Pollock
e la riduce al gesto semplice del versare il colore sulla
tela, sintetizzando nei suoi dipinti l'azione guidata e la
spontaneità espressiva in un paradossale equilibrio
di controllo ed abbandono, Morris Louis, con gesto attentamente
calibrato e misurato, in decisa antitesi con la forte personalizzazione
del dripping di Pollock, definisce i contorni dei campi cromatici
grazie all'andamento della colata di colore versato direttamente
sulla tela, Franz Kline placa in un violento gestualismo orientalizzante
la sua aggressività espressionista esuberante e pervasiva.
Il gesto, insomma, si trasforma e si arricchisce di sfumature
ed interpretazioni personali, declinato in mille modi diversi,
tutti espressivi di diverse visioni del mondo, confermandosi
linguaggio basico universale che travalica ogni confine di
natura culturale o personale.
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