"Dire che viviamo in un mondo di simboli è
dir poco: in realtà, è un mondo di simboli
a vivere in noi".
(Jean Chevalier)
Nelle arti visive il termine Simbolismo indica comunemente
un movimento artistico nato e sviluppatosi in Francia a partire
dal 1880, precursore delle avanguardie storiche europee, ed
il simbolismo è il tratto caratteristico di importanti
correnti artistiche del '900 quali il Surrealismo e la pittura
metafisica, ma nella sua accezione più generale simbolismo
definisce l'uso di elementi convenzionali con implicito significato
allegorico per esprimere un concetto o un'idea in modo indiretto.
Etimologicamente derivato dal verbo greco "simballein"
(riunire), la parola "simbolo" indicava inizialmente
una tavoletta decorata: spezzata in due parti, essa veniva
affidata a due persone che stavano per separarsi, le quali,
in futuro, avrebbero potuto riconoscersi dalle due metà
in loro possesso che, riunite, ristabilivano il decoro nella
sua interezza. In seguito, simbolo significò unione
tra due concetti in grado di evocare o rappresentare, per
convenzione o per naturale associazione di idee, una realtà
o una condizione diverse dalla semplice apparenza delle cose.
Si può dire che tutta l'arte visiva sia un fenomeno
simbolico, se essa unisce due significati lontani, o meglio
sintonizza su un significato comune due individui distinti,
l'artista e lo spettatore, che comunicano empaticamente grazie
al medium rappresentato dall'opera e dai suoi intrinseci significati
simbolici, per cui un segno, una forma, un oggetto, possono
far riferimento ad una realtà che non viene raccontata
o svelata esplicitamente, ma resa comprensibile alla nostra
capacità percettiva cortocircuitando i normali processi
razionali.
Come afferma Freud, il simbolo è un'eredità
filogenetica grazie alla quale l'uomo ha una disposizione
mentale che lo mette in grado di relazionare le pulsioni e
le emozioni psichiche con gli oggetti, e si può dire
che l'arte sia un campo nel quale queste capacità relazionali
vengono utilizzate costantemente.
Jean Chevalier , nella introduzione al suo "Dictionnaire
des symboles", scrive: "Giorno e notte, nel
suo modo di parlare, nei suoi gesti o anche nei suoi sogni,
che ne sia consapevole o meno, ciascuno di noi utilizza
i simboli. Essi danno un volto ai desideri, incitano questa
o quellimpresa, modellano un comportamento, preludono
ai successi e alle sconfitte. La loro formazione, la loro
struttura, la loro interpretazione interessano numerose
discipline: la storia delle civiltà e delle religioni,
la linguistica, lantropologia culturale, la critica
darte, la psicologia, la medicina, per non parlare
della pubblicità o della politica. Dire che viviamo
in un mondo di simboli è dir poco: in realtà,
è un mondo di simboli a vivere in noi".
Il simbolo è l'antitesi del pensiero logico-razionale-concettuale,
è la dimensione dell'inconscio, è la libera
ed arbitaria rappresentazione di un oggetto, una realtà,
un concetto con un "segno" che non ha con essi alcuna
necessaria relazione, come è il caso, ad esempio, della
croce cristiana.
L'arte visiva utilizza il simbolo, contrapposto alla raffigurazione
iconica (ikona=immagine) da epoche antichissime, oggi l'arte
moderna, che è fondamentalmente aniconica, ricorre
spesso al linguaggio simbolico quando si esprime attraverso
le qualità evocative della materia, come fa l'Informale,
o la spontaneità del gesto, come fa l'Action Painting,
o l'attività dell'inconscio come fanno l'Espressionismo
astratto o il Surrealismo, ma spesso utilizza un simbolismo
chiaramente descrittivo, in chiave romantica,
in cui l'immagine rappresentata, seppure in termini di concreto
realismo, contiene un significato simbolico che vuole in realtà
richiamare un'altra rappresentazione: basti pensare a tante
opere espressioniste dense di significati simbolici, una per
tutte "Il grido" di Edvard Munch, basti pensare
ad artisti come Rouault, Ligabue, Chagall e la sua pittura
permeata di simbolismo, in cui il rappresentato non è
mai concepito in senso puramente oggettivo.
E' simbolico, in senso lato, anche l'oggetto anestetico proposto
dal Dadaismo, l'oggetto di consumo proposto dalla Pop Art o dal Nouveau Réalisme, dal momento che l'intento demistificatorio
vuole indurci a pensare. per esempio attraverso l'immagine
di una lattina di Campbell's Soup, ad un fenomeno sociale,
il consumismo, del quale l'arte si fa in qualche modo carico.
L'uomo è un "animal symbolicum"
che interagisce con i suoi simili non solo nella realtà
concreta: linguaggio, mito, arte e religione sono materia
dell'universo simbolico dell'uomo, almeno lo sono stati
fino ad oggi, e immaginazione, creatività e capacità
di astrazione sono altrettante peculiarità umane
che hanno permesso la formazione di parole e linguaggi astratti
e di un patrimonio concettuale non visibile, un mondo di
concetti, idee e costruzioni mentali, un mondo di simboli.
Il simbolo è il mezzo preferenziale usato dall'arte
per veicolare un messaggio emotivo da un individuo ad un altro,
ed è anche il più efficace. Tant'è che
quando l'arte ha fatto a meno dei simboli, come è accaduto
in tanti movimenti moderni di impronta genericamente concettuale,
si è prodotto un allontanamento tra arte e pubblico,
per la mancanza di un territorio comune entro in quale avvenisse
lo scambio emozionale fra due mondi interiori, fra due persone
che non si conoscono nè si sono mai viste, l'artista
e lo spettatore, ma che possono mettersi in qualche modo in
contatto e capirsi grazie al potere astrattivo ed immaginativo della mente, in grado di produrre ed interpretare
i simboli.
Insomma, l'arte è simbolo, allegoria, metafora,
forse è un inganno, ma resta pur sempre "una
menzogna che ci fa comprendere la verità.
* articolo aggiornato il 31/12/2012
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Successioni simboliste
Eredità del Simbolismo
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