Come il termine vuole etimologicamente significare,
Sintetismo vuol dire sintesi di tutti gli elementi essenziali
costitutivi della rappresentazione pittorica, in contrapposizione
al lirismo della pittura "dal vero" di stampo impressionista,
estremamente descrittiva ed emotiva: ne deriva una pittura astratta e simbolista, senza preoccupazioni di somiglianza con la realtà,
non scevra da intenti decorativi, ma sostanzialmente depurata
dagli eccessi linguistici sia dell'ottocento che del pointillisme che dell'impressionismo che del nascente espressionismo, una
pittura che proprio per il suo contenuto innovativo verrà
rifiutata dalla critica e dal pubblico.
Fondatore di questo orientamento (non si tratta infatti di
una vera e propria corrente) è Paul Guaguin (1848 -
1903), che, influenzato anche dalla lettura di Baudelaire,
ne elabora le caratteristiche fondamentali durante i suoi
soggiorni in Bretagna, a Pont-Aven, dapprima nel 1886 e poi
due anni dopo, reduce da un viaggio in Martinica, radunando
attorno a sè un gruppo di pittori che verranno definiti
appunto come la Scuola di Pont-Aven, Emile Bernard, che ebbe
con lui stretti rapporti professionali ed umani, Maurice Denis,
Charles Laval, Ernest Ponthier de Chamaillard.
Modello di rigore e di spoglia compostezza, le stampe giapponesi che in quel periodo (siamo nell'ultimo decennio dell' '800)
arrivano per la prima volta alla conoscenza dell'occidente,
e l'arte primitivista, di essenziale semplicità. Il
Primitivismo, come si vedrà nel seguito della sua vita,
è per Gauguin un modo di vedere e concepire la realtà,
è la sintesi non solo pittorica, ma esistenziale della
sua visione del mondo che lo porterà a fuggire dalla
civiltà compiendo, dal 1887 in poi, numerosi viaggi
nelle isole della Polinesia.
Lì morirà, dopo una travagliata
vicenda umana, inseguendo un ideale di vita esistente più
nella sua mente che nella realtà, della Polinesia o
di qualunque altro posto del mondo.
I modi espressivi dei Sintetisti, da cui deriveranno significative
analogie i Simbolisti ed i Nabis, si concretizzano in una
pittura di precisa definizione lineare, dalle campiture cromatiche
piatte, uniformi e ben definite, in gamme tonali molto accese
e contrastanti che influenzano in maniera decisiva il movimento
fauve, secondo un metodo di stesura del colore a compartimenti
definito dal critico Édouard Dujardin cloisonnè
per la sua analogia con gli antichi smalti giapponesi e con
le vetrate gotiche: ne risultano forme e figure rigorosamente
bidimensionali, stante anche il rifiuto delle regole prospettiche,
ieratiche e nitide entro pesanti contorni neri, di grande
potere evocativo e simbolico per la loro estraneità
ad ogni imposizione naturalistica.
L'intenzione del Sintetismo è quella di superare i
limiti della percezione visiva, in polemica con gli impressionisti
che copiano la realtà visibile, in nome della priorità
della mente e del pensiero astratto, per una rappresentazione
di sintesi che si avvale di forme semplificate ma profondamente
significative di una realtà oltre le apparenze, intensamente
spirituale.
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