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Il Liberty italiano
di Vilma Torselli
pubblicato il 25/03/2007
Stilizzata eleganza nella rielaborazione estetica di forme naturali e nuova percezione del concetto di arte attraverso la "nobilitazione" delle forme minori.
Lo stile Liberty, denominato, anche stile floreale, deriva il suo nome da quello di Arthur Liberty, a cui si deve una linea di design nel campo dell'oggettistica e dell'oreficeria che, all'epoca ebbe molto successo: dal celebre negozio londinese di "Liberty & Co", questo stile, attraverso la Francia, dove viene definito Art Nouveau, giunge in Italia, dove verrà preferibilmente definito "stile floreale" per la presenza di decori ispirati a forme biologiche naturali e fitomorfe ed in genere ai fiori.
Le forme naturali in tutte le loro varianti costituiscono, nel Liberty, un unico ed armonioso universo dal quale l'artista trae ispirazione, con un atteggiamento estetico sostanzialmente omogeneo in tutte le correnti analoghe europee e, all'interno di esse, in tutte le manifestazioni artistiche, sia che si tratti di pittura che di scultura, che di design in senso lato, che di architettura, dando vita ad opere dall'inconfondibile linea flessuosa, dai contorni curvilinei, di impronta quasi preraffaellita ottocentesca.
Naturalmente il Liberty , come tutti i movimenti artistici, vuol essere prima di tutto un modo di vedere il mondo e di esprimerlo con i mezzi formali più adeguati, in questo caso attraverso linee morbide, cromatismo soffuso, composizioni dallo schema libero, senza che necessariamente il soggetto rappresentato abbia un qualche riferimento oggettivo alla natura o ai fiori, dando vita ad opere che, specie in Italia, possono essere anche molto distanti tra loro.

Storicamente il Liberty si colloca nel periodo che va dalla fine dell'Ottocento agli inizi del Novecento, periodo nel quale l'affermarsi del Positivismo, movimento di pensiero di matrice razionalista, rivaluta l'importanza delle scienze e degli studi naturalistici, attraverso i quali l'uomo può conoscere i segreti della natura ed acquisire la capacità di dominarla. Il mondo artistico ne è talmente influenzato da orientare la sua attenzione alle forme naturali anche da un punto di vista prettamente estetico e formale, dando così origine ad una corrente non solo pittorica, il Liberty, appunto, che ben presto assumerà il significato simbolico di una rivolta contro i rigidi canoni classici a favore di un linguaggio espressivo libero, fantasioso, naturale e spontaneo.

I detrattori di questo stile, che periodicamente, fanno sentire la loro voce, ne sottolineano l'aspetto deteriore di fenomeno legato più alla moda (art decò) che all'arte, con cadenze stereotipate da pre-avanguardia, un'esperienza "di riporto" da altre nazioni europee in cui il fermento intellettuale e sociale era ben più vivo e significativo.
In effetti l'ambiente della borghesia italiana di fine ottocento, convenzionalista e immobilista, è ben lontano da quello viennese o parigino, ed il messaggio di novità, con tutti i suoi risvolti meno evidenti ma non meno importanti, rappresentato dall'Art Nouveau viene recepito soprattutto da un'elite di intellettuali che non bastano a fomentare un movimento di massa, il che ritarderà di 10 anni l'affermazione del Liberty in Italia rispetto al resto d'Europa: va detto comunque che, a paragone di quanto accade in Austria, dove si sta avviando la stagione della Secessione Viennese, o in Germania, dove sta nascendo una corrente espressionista che cambierà per sempre il modo di fare arte, il Liberty italiano appare un movimento epidermico e scarsamente motivato, che avrà soprattutto meriti per ciò che produrrà indirettamente, dopo la sua parabola vitale.

Mentre si sta connotando nelle sue linee teoriche il Futurismo italiano grazie agli sforzi organizzativi e propagandistici di Marinetti, in Italia le influenze stilistiche più marcate vengono esercitate dal linguaggio forte del pre-cubismo di Matisse e del Cubismo di Picasso, e a differenza, per esempio, di ciò che succede in Austria, dove si afferma con Gustav Klimt ed altri eccezionali artisti quel forte movimento culturale che fu la Secessione Viennese, da noi si afferma soprattutto una esigenza di decorazione che impedisce l'esplicazione di espressioni individuali marcate, appiattendo i vari linguaggi artistici in un sostanziale perfezionamento di modelli francesi o viennesi.

Nonostante questa generalizzata mancanza di sinergia tra gli appartenenti, il Liberty avrà, nel tempo, un grande peso sull'arte italiana, anche se si può dire che in campo pittorico non c'è un ben connotato stile liberty, ma tante voci individuali, spesso profondamente differenziate, sviluppanti tematiche che avranno in futuro evoluzioni autonome, tematiche che contengono anticipazioni simboliste, echi espressionisti, elementi futuristi, insomma molte delle caratteristiche che saranno meglio definite dai futuri movimenti d'avanguardia del '900.

L'estetica liberty, intesa come rapporto con l'aspetto esteriore dell'oggetto e con il decoro degli ambienti, è stata di fondamentale importanza per definire una nuova percezione dell'arte, che per la prima volta viene inserita nell'esperienza quotidiana attraverso la "nobilitazione" di tante forme d'arte minore, come il design, la grafica, l'arredo, anche se in realtà gli illustratori e i designer italiani preferiranno cavalcare l'onda e seguire la moda estera, rinunciando il più delle volte ad una rielaborazione originale.

Tra i molti artisti classificabili nell'ambito del Liberty, Giovanni Segantini e Gaetano Previati sono tra i precursori che, già a fine '800, elaborarono le loro opere secondo la nuova corrente estetica, alla quale aderirono molti artisti che confluirono poi nel Futurismo, come Giacomo Balla e Umberto Boccioni, ricordando inoltre Pelizza da Volpedo, che esprimerà in seguito un suo linguaggio personale nel Verismo italiano e nel Divisionismo, e, fra tutti particolarmente significativo, Galileo Chini, con opere di deciso gusto liberty-simbolista europeo, di tensione secessionista, con riferimenti impressionisti ed anticipazioni futuriste.


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