Lo stile Liberty, denominato, anche stile floreale,
deriva il suo nome da quello di Arthur Liberty, a cui si deve
una linea di design nel campo dell'oggettistica e dell'oreficeria
che, all'epoca ebbe molto successo: dal celebre negozio londinese
di "Liberty & Co", questo stile, attraverso la
Francia, dove viene definito Art Nouveau, giunge in Italia,
dove verrà preferibilmente definito "stile floreale"
per la presenza di decori ispirati a forme biologiche naturali
e fitomorfe ed in genere ai fiori.
Le forme naturali in tutte le loro varianti costituiscono, nel
Liberty, un unico ed armonioso universo dal quale l'artista
trae ispirazione, con un atteggiamento estetico sostanzialmente
omogeneo in tutte le correnti analoghe europee e, all'interno
di esse, in tutte le manifestazioni artistiche, sia che si tratti
di pittura che di scultura, che di design in senso lato, che
di architettura, dando vita ad opere dall'inconfondibile linea
flessuosa, dai contorni curvilinei, di impronta quasi preraffaellita
ottocentesca.
Naturalmente il Liberty , come tutti i movimenti artistici,
vuol essere prima di tutto un modo di vedere il mondo e di esprimerlo
con i mezzi formali più adeguati, in questo caso attraverso
linee morbide, cromatismo soffuso, composizioni dallo schema
libero, senza che necessariamente il soggetto rappresentato
abbia un qualche riferimento oggettivo alla natura o ai fiori, dando vita ad opere che, specie in Italia, possono essere anche molto distanti tra loro.
Storicamente il Liberty si colloca nel periodo che va dalla
fine dell'Ottocento agli inizi del Novecento, periodo nel
quale l'affermarsi del Positivismo, movimento di pensiero
di matrice razionalista, rivaluta l'importanza delle scienze
e degli studi naturalistici, attraverso i quali l'uomo può
conoscere i segreti della natura ed acquisire la capacità
di dominarla. Il mondo artistico ne è talmente influenzato
da orientare la sua attenzione alle forme naturali anche da
un punto di vista prettamente estetico e formale, dando così
origine ad una corrente non solo pittorica, il Liberty, appunto,
che ben presto assumerà il significato simbolico di
una rivolta contro i rigidi canoni classici a favore di un
linguaggio espressivo libero, fantasioso, naturale e spontaneo.
I detrattori di questo stile, che periodicamente, fanno sentire
la loro voce, ne sottolineano l'aspetto deteriore di fenomeno
legato più alla moda (art decò) che all'arte,
con cadenze stereotipate da pre-avanguardia, un'esperienza
"di riporto" da altre nazioni europee in cui il
fermento intellettuale e sociale era ben più vivo e
significativo.
In effetti l'ambiente della borghesia italiana di fine ottocento,
convenzionalista e immobilista, è ben lontano da quello
viennese o parigino, ed il messaggio di novità, con
tutti i suoi risvolti meno evidenti ma non meno importanti,
rappresentato dall'Art Nouveau viene recepito
soprattutto da un'elite di intellettuali che non bastano
a fomentare un movimento di massa, il che ritarderà
di 10 anni l'affermazione del Liberty in Italia rispetto al
resto d'Europa: va detto comunque che, a paragone di quanto
accade in Austria, dove si sta avviando la stagione della
Secessione Viennese, o in Germania, dove sta nascendo una
corrente espressionista che cambierà per sempre il
modo di fare arte, il Liberty italiano appare un movimento
epidermico e scarsamente motivato, che avrà soprattutto
meriti per ciò che produrrà indirettamente,
dopo la sua parabola vitale.
Mentre si sta connotando nelle sue linee teoriche il Futurismo italiano grazie agli sforzi organizzativi e propagandistici
di Marinetti, in Italia le influenze stilistiche più
marcate vengono esercitate dal linguaggio forte del pre-cubismo
di Matisse e del Cubismo di Picasso, e a differenza, per esempio,
di ciò che succede in Austria, dove si afferma con
Gustav Klimt ed altri eccezionali artisti quel forte movimento
culturale che fu la Secessione Viennese, da noi si afferma
soprattutto una esigenza di decorazione che impedisce l'esplicazione
di espressioni individuali marcate, appiattendo i vari linguaggi
artistici in un sostanziale perfezionamento di modelli francesi
o viennesi.
Nonostante questa generalizzata mancanza di sinergia tra gli
appartenenti, il Liberty avrà, nel tempo, un grande
peso sull'arte italiana, anche se si può dire che in
campo pittorico non c'è un ben connotato stile liberty, ma tante voci individuali, spesso profondamente differenziate,
sviluppanti tematiche che avranno in futuro evoluzioni autonome,
tematiche che contengono anticipazioni simboliste, echi espressionisti,
elementi futuristi, insomma molte delle caratteristiche che
saranno meglio definite dai futuri movimenti d'avanguardia
del '900.
L'estetica liberty, intesa come rapporto con l'aspetto esteriore
dell'oggetto e con il decoro degli ambienti, è stata
di fondamentale importanza per definire una nuova percezione
dell'arte, che per la prima volta viene inserita nell'esperienza
quotidiana attraverso la "nobilitazione" di tante
forme d'arte minore, come il design, la grafica, l'arredo,
anche se in realtà gli illustratori e i designer italiani
preferiranno cavalcare l'onda e seguire la moda estera, rinunciando
il più delle volte ad una rielaborazione originale.
Tra i molti artisti classificabili nell'ambito del Liberty,
Giovanni Segantini e Gaetano Previati sono tra i precursori
che, già a fine '800, elaborarono le loro opere secondo la
nuova corrente estetica, alla quale aderirono molti
artisti che confluirono poi nel Futurismo, come Giacomo Balla e Umberto Boccioni, ricordando inoltre Pelizza da Volpedo,
che esprimerà in seguito un suo linguaggio personale nel Verismo italiano e nel Divisionismo, e, fra tutti particolarmente
significativo, Galileo Chini, con opere di deciso gusto liberty-simbolista
europeo, di tensione secessionista, con riferimenti impressionisti
ed anticipazioni futuriste.
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