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La Scuola di Barbizon
di Vilma Torselli
pubblicato il 22/01/2007
Pittura en plein air e realismo rappresentativo in un movimento che anticipa il più importante movimento europeo di fine '800, l'Impressionismo
La Scuola di Barbizon, che prende il nome dall'omonimo villaggio a sud di Parigi, presso la foresta di Fontainebleau, definisce un gruppo di artisti che, lì radunati, si dedicavano alla pittura en plein air, portando la loro attrezzatura all'aperto, nel bel mezzo dell'ambiente naturale, per ritrarre dal vero il paesaggio o i contadini al lavoro nei campi, alla diretta luce del sole, lontano da ogni manipolazione artificiosa dell'immagine.
Attorno al 1835, questo gruppo di pittori, di cui i più noti sono Corot, che diventerà uno dei maggiori vedutisti del secolo, Courbet, Daubigny, Millet e Theodore Rousseau, leader del gruppo, dà l'avvio alla nascita del realismo, ciò che in parallelo fanno in Italia, seppure con diversi mezzi formali, i Macchiaioli toscani, e pone significative premesse all'affermarsi di una tecnica e di una filosofia artistiche da cui originerà il più importante movimento europeo di fine '800, l'Impressionismo. Non mancando tuttavia, nelle composizioni barbizonnières, residui echi postromantici, soprattutto identificabili in una certa enfaticità narrativa ed in uno stile pittorico talvolta monumentalistico.

Il più diretto ascendente della poetica della Scuola, per ciò che riguarda soprattutto l'aspetto descrittivo, va ricercato nella pittura di paesaggio inglese, soprattutto quella di Constable, anticipatore di una tecnica pittorica di scomposizione cromatica in piccole macchie di colori puri che diverrà tipica degli impressionisti, largamente debitori nei confronti delle esperienze pittoriche della prima metà dll' '800, soprattutto di Delacroix, Turner e Constable.

Il realismo dei pittori di Barbizon è prima di tutto una presa di posizione culturale ed ideologica, vuol significare, attraverso la riproduzione di una realtà non adulterata nè abbellita nè edulcorata, l'acquisizione di una coscienza morale dei problemi sociali dell'epoca, il coraggio di un'obiettività di analisi che non mascheri la realtà, per quanto brutta e sgradevole, ma la rappresenti nella sua crudezza oggettiva, perchè tutti ne prendano coscienza.
L'intento provocatorio, la posizione polemica verso ogni ipocrisia sociale e verso gli interessi della boghesia ricca ed indifferente, l'atteggiamento di forte critica al sistema politico del tempo anticipano con grande libertà di pensiero quelle che saranno, da lì a pochi decenni, le istanze delle avanguardie artistiche del '900, decretando tuttavia, per gli artisti di Barbizon, una difficile accettazione da parte dei contemporanei.

Il contenuto morale della pittura realista della Scuola di Barbizon andrà sostanzialmente perduto nel successivo Impressionismo, sviluppatosi dopo il 1860, che porrà invece l'accento sulle implicazioni essenzialmente ottico-percettive della fedele rappresentazione di una realtà raffigurata soprattutto nei suoi aspetti più francamente gradevoli, decorativistici e formali.


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