Paul Cezanne (1839-1906) dipinge questo quadro, il "Mont
Sainte-Victoire" visto da Bellevue nel 1885, in pieno Impressionismo,
movimento al quale aveva aderito, partecipando alla mostra inaugurale
del 1874.
La luce soffusa che avvolge l'immagine illumina una composizione
composta, ferma, solida ed ordinata, nella quale i piani, soprattutto
verticali, si dispongono in modo organico e preciso, secondo
una costruzione dell'insieme che vuole analizzare da più
punti di osservazione il soggetto nella sua struttura profonda.
Esiste in Cezanne una visione prospettica, ma l'osservazione
avviene da angoli visivi diversi, con spostamenti del punto
di vista a volte minimi, e neppure percepibili ad un primo sguardo,
ma che di fatto demoliscono il principio fondamentale della
prospettiva: lunicità del punto di vista.
Le regole della rappresentazione prospettica vengono scoperte
e teorizzate dal Rinascimento italiano, acquisendo un ruolo
determinante e condizionante sul modo di fare e guardare l'arte
e l'architettura in tutto il periodo seguente, solo recentemente
l'utilizzo del computer, per esempio nella progettazione architettonica,
ha fatto scoprire possibilità creative impensate solo
fino a pochi anni fa, quando la strumentazione stessa a disposizione
del progettista indirizzava verso soluzioni rigidamente prospettiche.
Ne sono esempio le strutture di Frank Gehry, che non sarebbe stato possibile progettare senza il creativo utilizzo di un software della Dassault Systemes, Catia, preso in prestito dall'ingegneria automobilistica ed aerospaziale ed adattato alla progettazione architettonica divenendo Catia Digital Project.
A proposito della gabbia prospettica che per tanti anni ha guidato e condizionato l'inventiva di architetti peraltro geniali ed innovativi, dice Bruno Zevi: "Il nemico, l'oppressore,
era la prospettiva, questo concetto di rappresentazione che
ha soggiogato intere generazioni dall'inizio del Rinascimento...",
e Cezanne, che pare capirlo più di cent'anni prima di
noi, se ne libera con un vero colpo di genio.
Un altro punto fondamentale della ricerca di Cezanne è
l'intenzione di trovare in qualche modo una lettura geometrica e matematica della realtà che conferisca chiarezza e leggibilità
all'immagine, tanto che egli suggerisce, in una lettera inviata
ad un giovane pittore, di guardare la natura attraverso "il
cilindro, la sfera, il cono", elementi geometrici elementari
in grado di facilitare una semplificazione delle forme che
mantenga al tempo stesso solidità e profondità
alla rappresentazione.
Paul Cézanne, primo decostruttore della forma dallinterno,
distruttore del punto di vista unico, pone importanti premesse
che verranno riprese e sviluppate nel cubismo analitico e
sintetico e che si ritrovano, allinizio del 900,
in un importante filone dellarchitettura basato sulla
ricerca della verità strutturale della forma architettonica
attraverso un approccio analitico e matematico alla realtà
, il Razionalismo, di cui è fondatore Le Corbusier,:
egli stesso si esprimerà, alcuni decenni dopo, utilizzando
termini molto simili a quelli di Cezanne definendo l'architettura
come "un jeu savant, correct et magnifique des volumes assemblés sous la lumière…..; les cubes, les cônes, les sphères, les cylindres, ou les pyramides sont le grandes formes primaires….."
Per questa via Cezanne propone per la prima volta una realtà
analizzata intellettualmente secondo una logica non naturalistica,
ed è facile capire come i giovani artisti del movimento
cubista, primo fra tutti Picasso, siano stati colpiti dall'opera
di Cezanne quando, dopo la sua morte venne organizzata nel
1906 una grande mostra retrospettiva: avevano davanti ciò
che da sempre ricercavano, l'esempio di una realtà
non copiata ma costruita ed espressa attraverso la ricerca
dei suoi aspetti essenziali, eterni, sovrasensoriali, pensata
con la mente in tutte le sue varianti possibili, che l'occhio
non può percepire contemporaneamente.
Su questa ricerca, che col tempo divenne il tema fondamentale
per l'artista, osserva molto pertinentemente Marco Vozza:"Alla
luce del principio di indeterminazione di Heisenberg, lo scienziato
osserva il comportamento degli elettroni allo stesso modo
in cui Cezanne pose il suo cavalletto di fronte alla Saint-Victoire,
consapevole dell'inevitabile relazione di incertezza determinata
dal suo punto di osservazione".
Il "Mont Sainte-Victoire" rappresenta il superamento
definitivo, da parte di Cezanne, del modello impressionista,
soprattutto da quello proposto da Monet nelle sue ultime opere,
ossessive ripetizioni del suo giardino di Giverny, dove l'interesse
per la luce diventa fine a se stesso, vero tema del dipinto
(indipendentemente dal soggetto che è mero pretesto)
e costituisce una significativa anticipazione di ciò
che farà il Cubismo nella sua scomposizione della forma.
Sul piano formale, si può osservare come il trattamento
del colore sia in Cezanne assai diverso da quello degli impressionisti:
questi ultimi utilizzavano i sette colori risultanti dalla
scomposizione della luce per rappresentare forme dai contorni
indefiniti permeate di luce, mentre Cezanne utilizzava ben
diciotto colori - un nero, tre blu, tre verdi, cinque gialli,
sei rossi - e varie lacche, che gli permettevano di ottenere
speciali effetti di trasparenza.
Cézanne, inoltre, non mescolava tra loro i colori,
ma preparava sulla tavolozza i pigmenti puri che applicava
con tocchi separati, mescolandoli all'occorrenza direttamente
sulla tela, ricercando effetti tono su tono che restituissero
impressioni non solo visive, ma anche tattili e volumetriche.
E' inevitabile riconoscere in ciò significative anticipazione
della tecnica pittorica del Divisionismo italiano o del pointillisme francese, se non addirittura del Futurismo, consacrando definitivamente
Paul Cezanne padre spirituale delle avanguardie europee che
da lì a pochi anni sconvolgeranno il mondo dell'arte
cambiandolo per sempre.
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