Sam Francis (1923-1994) si evidenzia nel panorama dell'Espressoinismo
Astratto e dell'action painting americana con caratteristiche
proprie, maturate attraverso le sue esperienze di vita che lo
portano, all'inizio degli anni '50, in Europa, a Parigi, dove
conosce Magritte e Giacometti, frequenta Riopelle, si iscrive
all'accademia Fernand Léger, ed in seguito in oriente,
in Giappone, dove si avvicina allo zen, mettendosi così
in contatto con culture profondamente diverse da quella americana
che lo inducono a rivedere la sua matrice espressionista in
chiave cromatica e spaziale.
Dice di lui Peter Plagens, critico d'arte:"Francis is
an anomaly: an American artist whose work and public acceptance
were at least in the beginning as much Parisian
as American......"
Allievo di Clifford Still, influenzato da Mark Rothko e Jackson
Pollock, Francis recepisce dalla pittura francese i valori
atmosferici dell'impressionismo e la raffinatezza della tecnica
tachista, sviluppando un suo tipico modo di campire i colori,
gialli luminosi, rossi ed arancioni squillanti, azzurri profondi
assieme ad un particolare uso del dripping, lontano dal vigore
vitale e dalla caotica veemenza degli action painters suoi
contemporanei, in composizioni sostanzialmente armoniche ed
organizzate da una interna tensione, ordinate e piacevoli.
Dalla lezione orientale Sam Francis deriva una concezione
spaziale vagamente mistica, con grandi vuoti simili a spazi
negativi ed aree bianche, talvolta di semplicità minimalista,
serenamente contemplativa, equidistante dalle paure e dalle
gioie della vita, che per lui fu particolarmente travagliata,
in una visione del mondo non da perdente, ma certamente da
sopravissuto a sè stesso: la sua opera è animata
infatti da una profonda consapevolezza del dolore, ma anche
dalla fiducia nella possibilità del suo superamento
attraverso l'arte, certamente, ed attraverso un impegno etico nei confronti del mondo, degli altri, della vita, cosa che
lui stesso realizzò impegnandosi in molte campagne
sociali.
Ed è per questa via che le sue forme astratte,
simbolo del dolore fisico, si allontanano dalla loro origine
in un soffice galleggiamento entro uno spazio che ha valenza
individuale e cosmica contemporaneamente.
Luke Elwes, in un suo articolo del 2001 redatto in occasione
di una mostra di Francis, "Selected Paintings 1955-1990", scrive:"In his studio, as in his life, 'everything
floats'. Sam Francis' world seemed to be always on the move.":
le sue forme aeree, che negli ultimi lavori verranno confinate
ai bordi di tele di grande formato da un lento movimento centrifugo
che lascia prevalere un vuoto centrale attuando uno "svuotamento"
verso l'esterno, sono il suo modo poetico di esprimere la
fugacità dei pensieri e delle sensazioni.
Sono tutte caratteristiche ben identificabili in questo "Untitled"
del 1979, acrilico su tela di 150" x 239" inches,
dove l'apparente spontaneità degli spruzzi caotici
nasconde una progettazione rigorosa che nulla toglie alla
libertà, alla leggerezza ed all'instabilità
delle forme colorate che si librano sulla tela, con un gocciolamento
misurato e tenue, in sporadiche trasparenze piene di luce
memori delle velature cromatiche di Rothko.
Non si può dire che nell'opera di Francis sia del tutto
estranea una certa convenzionalità ed una ricerca decorativistica
discreta che raggiunge una raffinata eleganza formale, tuttavia
è sempre riconoscibile l'aspirazione ad una realtà
interiore sublimata che trova in un astrattismo venato di
lirismo il suo linguaggio più consono per celebrare
la vita e l'indomita voglia di fare, al di là del dolore,
della malattia e, forse, della morte.
* articolo aggiornato il 25/11/2014
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