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Carla Accardi, "Materico con grigi"
di Vilma Torselli
pubblicato il 14/05/2007
Personale poetica del segno-colore nei moderni geroglifici di una "scrittura" alfabetica intensamente evocativa.
ci interessa la forma del limone, non il limone
(Manifesto di "Forma 1")

Carla Accardi (1924-2014) riveste indiscutibilmente un ruolo importante nella storia della pittura contemporanea, è artista versatile e curiosa, grande sperimentatrice, che ha indirizzato la sua ricerca verso una personale poetica del segno addivenendo all'originale fusione segno-colore in composizioni di misurata armonia, talvolta dicrome, fatte di un insieme di segmenti pittorici bianchi su fondi neri.

Con un esordio ad orientamento astratto ed insieme costruttivo-concretista, Carla Accardi compie numerose incursioni nelle principali correnti contemporanee, realizza opere di impronta informale- materica, si addentra nella ricerca ottica sui diaframmi luminosi, inventa forme spaziali in materiale plastico (sicofoil), arriva a coinvolgere l'ambiente in opere trasparenti talvolta labirintiche, vere e proprie installazioni a struttura praticabile, contamina il suo linguaggio attraverso la frequentazione di numerosi artisti contemporanei: con Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo (che diventerà suo marito) e Turcato firma il manifesto di "Forma 1", divenendo importante punto di riferimento per il gruppo, di cui determina l'impronta astrattista che oppone all'imperante, svuotato realismo (siamo nel '47), la visione di una realtà strutturata ma non veristica, ha rapporti con Tapiès, Burri, Capogrossi, Fontana, Klein.

Secondo una sensibilità tutta europea, la Accardi costruisce il suo reticolo segnico, fluido ed avvolgente, e tuttavia nitidamente definito, con una gestualità controllata ed armoniosa, che rifugge da ogni violenza espressiva, articolando un suo discorso di grande valenza pittorica nel quale si riconosce il piacere del dipingere e del contatto con la materia della creazione artistica.
Come si rileva da questo "Materico con grigi" del 1954, olio e cementite su tela di 128x158 cm, la pittura segnica di Carla Accardi, lontana dalle tentazioni decorativistiche dell'informale di maniera, così come dalla caotica irruenza grafica dell'action painting e dall'incontrollata gestualità dell'automatismo psichico, assembla l'insieme dei suoi segni, astratti eppure con un loro intrinseco significato alfabetico, in una struttura intimamente organizzata, in modi non usuali, certamente, ma tuttavia orientati da una loro logica interna che li rende "leggibili" come un moderno geroglifico, un ideogramma fantastico, come una scrittura sconosciuta eppure, lo si capisce subito, intensamente significante e fortemente evocativa.

Il paragone più immediato è con Capogrossi, per il senso strutturale del disegno e per la ricerca di una ritmica intrinseca alla composizione, tuttavia Carla Accardi si discosta decisamente dalla ossessività che caratterizza la reiterazione dei grafemi artigliati di Capogrossi per una maggior scioltezza espressiva, che trasforma la necessità interiore di ordine da esigenza esistenziale a struttura compositiva libera eppure saldamente posseduta: una pittura animata da grande tensione immaginativa, dove improvvise simmetrie, inaspettate specularità, ripetizioni delle combinazioni cromatiche sono il simbolo di una tesa dialettica tra l'inerzia della materia e la forza vitale del segno che la anima con il soffio della creazione, tra la libera improvvisazione che spinge il segno, scrittura e traccia organica, ad un continuo evolversi, ed uno straordinario dominio sul risultato compositivo finale.


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