ci interessa la forma del limone, non il
limone
(Manifesto di "Forma 1")
Carla Accardi (1924-2014) riveste indiscutibilmente un ruolo importante
nella storia della pittura contemporanea, è artista versatile
e curiosa, grande sperimentatrice, che ha indirizzato la sua
ricerca verso una personale poetica del segno addivenendo all'originale
fusione segno-colore in composizioni di misurata armonia, talvolta
dicrome, fatte di un insieme di segmenti pittorici bianchi su
fondi neri.
Con un esordio ad orientamento astratto ed insieme costruttivo-concretista,
Carla Accardi compie numerose incursioni nelle principali
correnti contemporanee, realizza opere di impronta informale-
materica, si addentra nella ricerca ottica sui diaframmi luminosi,
inventa forme spaziali in materiale plastico (sicofoil),
arriva a coinvolgere l'ambiente in opere trasparenti talvolta
labirintiche, vere e proprie installazioni a struttura praticabile,
contamina il suo linguaggio attraverso la frequentazione di
numerosi artisti contemporanei: con Consagra, Dorazio, Guerrini,
Perilli, Sanfilippo (che diventerà suo marito) e Turcato
firma il manifesto di "Forma 1", divenendo importante
punto di riferimento per il gruppo, di cui determina l'impronta
astrattista che oppone all'imperante, svuotato realismo (siamo
nel '47), la visione di una realtà strutturata ma non
veristica, ha rapporti con Tapiès, Burri, Capogrossi,
Fontana, Klein.
Secondo una sensibilità tutta europea, la Accardi
costruisce il suo reticolo segnico, fluido ed avvolgente,
e tuttavia nitidamente definito, con una gestualità
controllata ed armoniosa, che rifugge da ogni violenza espressiva,
articolando un suo discorso di grande valenza pittorica nel
quale si riconosce il piacere del dipingere e del contatto
con la materia della creazione artistica.
Come si rileva da questo "Materico con grigi" del
1954, olio e cementite su tela di 128x158 cm, la pittura segnica
di Carla Accardi, lontana dalle tentazioni decorativistiche
dell'informale di maniera, così come dalla caotica
irruenza grafica dell'action painting e dall'incontrollata
gestualità dell'automatismo psichico, assembla l'insieme
dei suoi segni, astratti eppure con un loro intrinseco significato
alfabetico, in una struttura intimamente organizzata, in modi
non usuali, certamente, ma tuttavia orientati da una loro
logica interna che li rende "leggibili" come un
moderno geroglifico, un ideogramma fantastico, come una scrittura
sconosciuta eppure, lo si capisce subito, intensamente significante
e fortemente evocativa.
Il paragone più immediato è con Capogrossi,
per il senso strutturale del disegno e per la ricerca di una
ritmica intrinseca alla composizione, tuttavia Carla Accardi
si discosta decisamente dalla ossessività che caratterizza
la reiterazione dei grafemi artigliati di Capogrossi per una
maggior scioltezza espressiva, che trasforma la necessità
interiore di ordine da esigenza esistenziale a struttura compositiva
libera eppure saldamente posseduta: una pittura animata da
grande tensione immaginativa, dove improvvise simmetrie, inaspettate
specularità, ripetizioni delle combinazioni cromatiche
sono il simbolo di una tesa dialettica tra l'inerzia della
materia e la forza vitale del segno che la anima con il soffio
della creazione, tra la libera improvvisazione che spinge
il segno, scrittura e traccia organica, ad un continuo evolversi,
ed uno straordinario dominio sul risultato compositivo finale.
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