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Ennio Morlotti, "Sterpi in inverno"
di Vilma Torselli
pubblicato il 14/05/2007
Il contatto fisico con la materia, il segno deciso e pesante, l'eliminazione di ogni riferimento descrittivo per giungere ad un informale materico carico di forza comuncativa.
Ennio Morlotti (1910-1992) è un artista di temperamento che ama il contatto fisico con la materia e si esprime attraverso un complesso di segni decisi e pesanti dai quali, progressivamete, ha eliminato ogni riferimento descrittivo per giungere ad un informale materico carico di forza comuncativa.
E' questo il traguardo finale di un iter artistico meditato e travagliato, che parte dall'esperienza francese, il Cubismo, il realismo, Courbet, Cézanne, Picasso, passa attraverso Morandi, l'adesione a "Corrente", al "Fronte Nuovo delle Arti", al "Gruppo degli otto", si consolida negli studi accademici a Firenze e a Milano, ed approda, a partire dagli anni '60, in composizioni dalla struttura forte, dalla superficie spesso scavata ed incisa, di grande tensione gestuale, potentemente espressive di una costante vena naturalistica che si legge nel groviglio dei segni e nel loro andamento allusivamente organico.

"La materia secondo Morlotti non è una cosa da vedere, è una cosa da partecipare, in cui entrare, in cui andar dentro, in cui perdersi, perché solo andando dentro, perdendosi, toccandola, amandola, la si può capire totalmente. …" : così dice di lui Giovanni Testori, che lo definisce ".... grande solitario, scontroso e dolcissimo, tenero e duro, volitivo e perduto, coniato certo nella zecca senza pace della Regina Tristitia, mai soddisfatto (ancorchè divenuto celeberrimo) ", sintetizzando mirabilmente l'uomo e l'artista, l'artefice e la sua opera.
L'origine lombarda, la tradizione paesaggistica padana, la personale ricerca delle radici naturalistiche del linguaggio, una componente espressionista che spinge l'indagine nel profondo dell'inconscio, tutto ciò confluisce nell'opera di questo artista complesso e semplice al tempo stesso, che instaura con la natura un dialogo non realistico, ma vivacemente vitale.

In questo "Sterpi in inverno", 1960, un olio su tela cm 86 x 79 cm, il colore sovrapposto in pennellate dense e grumose esprime la forza espansiva di una materia esuberante, sensualmente vibrante, in una composizione in cui, come sempre, l'incertezza interpretativa non ostacola la comprensione spirituale, la leggibilità al di là di ogni cerebralismo, il coinvolgimento in una spirale emotiva che rende partecipi di un percorso introspettivo critico e sofferto.
Quello che è stato definito il suo sentimento dell'organico è qui concretizzato nel tema, naturalistico, e nell'uso materico dei mezzi espressivi, una complessa architettura segnica a definire una forma che rimane, pur nelle sintetizzazioni e nelle frammentazioni del tratto, ancora figurativa e morfologicamente leggibile.
Infatti in Morlotti i segni, anche quando astratti, non sono a sè stanti, ma conservano una leggibilità complessiva perché assemblati all'interno di un'atmosfera "significante" che si coglie attraverso gli stessi schemi percettivi utilizzati davanti ad un dipinto francamente figurativo.

In bilico tra figurazione e non figurazione, tra quiete contemplativa ed azione irruente, tra umanità e misticismo, non viene mai meno, nell'opera di Morlotti, il legame con i luoghi, il paese, la gente, per un'arte che sia anche esperienza di vita, contatto con la natura, dove l'opera dell'uomo si riappropria delle sue radici, della propria storia, della memoria, del sentimento, con "una severità spoglia e castigata .. una scontrosa asprezza ...." tutte lombarde, terrene, laiche, umane eppure profondamente spirituali.


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