Mel Ramos (1935-2018), californiano di Sacramento, è
uno dei pochi artisti pop che abbiano dato un incisivo contributo,
anche nel senso della popolarità, a questa corrente pur
non facendo parte del gruppo della "prima ondata",
praticamente una generazione, quella dei Warhol e dei Rauschenberg,
per intenderci, che scomparendo lasciò un diffuso vuoto
creativo.
Ciò è dovuto in gran parte al fatto che le sue
opere, in generale, sono estremamente attraenti, immediate ed
accattivanti grazie ad un virtuosismo tecnico e ad un'abilità
nell'utilizzo del mezzo rari anche in pittori che, più
di lui, hanno raggiunto fama e consensi, ed è, questa,
una peculiarità di cui Ramos mostra di essere consapevole
attuando la sua ricerca estetica all'insegna di un certo compiacimento
formale.
Il critico Lawrence Alloway dice che "pittoricamente
la tecnica si increspa attraverso lo schema araldico",
parole forse sibilline che però ben rendono l'idea di
un linguaggio formale raffinato ed al tempo stesso disinvolto,
senza forzature, costruito per essere di immediata comprensione
e per piacere, secondo il più corretto progetto di marketing pubblicitario.
Con un esordio nel realismo degli anni '50, Ramos affonda
poi le sue radici ispirative nei processi disgregativi attraverso
i quali la Pop Art invalida le distinzioni tra arte e cultura
popolare, denunciando la banalità del consumismo nella
cultura americana e pervenendo, dall'iniziale critica di costume,
ad una più severa critica sociale, utilizzando, come
Roy Lichtenstein, Sigmar Polke, Andy Warhol, le tecniche mutuate
dal mondo dei mass media.
E' il periodo delle rielaborazioni pittoriche di celebri personaggi
dei fumetti (Flash Gordon, Wonder Woman e tanti altri supereroi)
dai quali deriva poi la sua produzione più nota, le
famose e sensuali Pin Up ritratte in mille modi, in pose assurde,
come quella di "Hippopotamus", del 1967, 180x247
cm, sdraiata, chissà perché, su un ippopotamo.
L'immagine gioca sul contrasto tra la leggiadra bellezza del
nudo femminile e la massa imponente dell'animale, al quale
il gioco di luce conferisce una consistenza bronzea, coniugando
stilisticamente le origine realistiche con un'ironica decontestualizzazione e con il surreale impatto di un'immagine improbabile, che
trae da questo dualismo un suo fascino ambiguo.
Negli anni, Ramos ha dato vita ad una vasta iconografia di
reginette di bellezza che esibiscono i loro corpi associati
ad oggetti-culto della pubblicità, come il tubetto
di Colgate o la banana Chiquita o le sigarette Philip Morris,
portando avanti fino agli anni '90 la sua formula collaudata
e vincente.
Si tratta di un erotismo voyeuristico fortemente ironico,
che traduce la critica di una società che commercializza
il corpo femminile, in una giocosa galleria di ritratti di
estrema perfezione tecnica: egli dice: "Cerco di celebrare
gli eroi popolari e le regine del sesso in modo immediato......."
.
L'intento provocatorio è stato talvolta frainteso,
le reazioni dei movimenti femministi dell'epoca (siamo negli
anni '60) furono vivacemente polemiche, ma appare evidente
in Mel Ramos la mancanza di un intento in qualche modo politico,
c'è un elegante distacco nella sua denuncia, forse
più sottile e penetrante perchè meno esplicita,
che ne fa un divertissement intellettuale in cui l'onnipotente
pubblicità, in una società che usa il sesso
per vendere tutto, diventa la musa ispiratrice dellimmaginario
erotico americano, manipolato dalle lusinghe dei messaggi
pubblicitari come un qualsiasi prodotto commerciale.
La più recente serie dei The drawing lesson
sono omaggi che Ramos rivolge ai padri della pittura moderna,
come Matisse, Picasso, Velasquez, denunciando uno studio attento
ed appassionato della pittura "nobile", quasi un
ripensamento in chiave culturale del suo iter artistico, impressione
confermata anche dalle rielaborazioni di alcuni dei suoi stessi
temi classici degli anni '60, tuttavia è evidente la
difficoltà di staccarsi dal suo personale cliché,
se non rinunciando alla magia di quei nudi così irrealmente
perfetti nei quali l'ironia nobilita ogni volgarità.
Come dice Maureen Mullarkey , critica d'arte, a proposito
di Ramos, "Nowadays, irony is the universal solvent
for changing banalities into gold", e questo concetto
pare l'abbiano l'hanno capito in molti, tra i pittori moderni.
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