Larry Kagan, immigrato ebreo-russo oggi residente
a New York, ha inventato un linguaggio espressivo talmente particolare
e personale che non si può esitare a definire unico.
Il materiale prescelto per la realizzazione delle sue opere
è il filo d'acciaio, quanto di più duro e consistente
si possa immaginare, lavorato, piegato e saldato fino a costruire
un intricato groviglio di linee dall'apparente struttura astratta,
che tuttavia, posizionato su un fondale ed attraversato da fasci
luminosi a sorgente fissa, proietta sul supporto inaspettatamente
l'ombra di un'immagine tanto chiaramente definita nelle sue
caratteristiche iconiche da rappresentare senza alcun dubbio
interpretativo un oggetto ben noto all'osservatore, nel suo
valore reale o simbolico (una scarpa, una mano che regge una
fiaccola, un cavaliere, la @ delle e-mail ecc.).
In questa "Bicycle" del 2000, acciao con ombra, 42"x30"x17"
(106,68 x76,2 x43,18 cm) , è ben evidente l'indecifrabile
struttura metallica che, opportunamente illuminata, materializza
con la sua ombra sulla parete la forma di una comune bicicletta.
Oggetti-ombre: contraddizione pare essere la parola d'ordine
di questo artista che ha il senso plastico di uno scultore
e la sensibilità segnica di un disegnatore, che si
muove con disinvoltura dalla tri alla bi-dimensionalità,
che ci spiazza e ci confonde in un ironico gioco di rimandi
tra materia ed evanescenza, tra astrattismo e figurativismo,
tra durezza e lievità.
Le ombre sono importanti indizi visivi dai quali traiamo
informazioni sullilluminazione, la forma, la dimensione (specie la profondità),
lo spazio atmosferico, generalmente senza averne coscienza:
Kagan definisce le sue ombre errate, non cè
infatti rispondenza formale tra loggetto e la sua ombra,
i suoi reticoli generano ombre indipendenti dalla loro struttura,
in violazione a tutti i concetti acquisiti sulle ombre attraverso
la comune esperienza, fino ad indurre losservatore a
dubitare della loro veridicità.
Grazie a questa dissonanza visiva fra loggetto e la
sua ombra, Kagan ci fa intravedere un percorso creativo inesplorato
ed affascinante, sul quale avventurarci con curiosità
e meraviglia.
Paradigma di un'essenza metafisica che sta al di là
della realtà oggettuale, le ombre di Kagan, come egli
stesso dichiara, "aiutano a chiarire le ambiguità
che sono inerenti alla percezione visiva, stabiliscono il
ruolo cruciale che la luce gioca nel modo di interpretare
gli eventi del mondo intorno a noi. E, cosa molto più
importante, lasciando alle ombre uno spazio importante nella
narrazione, mi pongo la questione di cos'è il reale":
denuncia così la matrice concettuale del complicato
gioco di incastri della sua ferraglia contorta, divertente
e sorprendente, gioioso e vivace come la luce che le dà
forma, lontano da ogni gravità intellettualistica.
Senza dimenticare la componente gestuale dell'arte moderna
americana, nè il gusto pop che gli fa tirar fuori dal
suo cappello di sofisticato prestigiatore oggetti banali e
quotidiani, una scatola, un libro, una pistola, ispiratigli
da ciò che vede comunemente attorno a sè, oggetti
che diventano magici e stranianti, secondo il più puro
stile new dada, grazie alla trasformazione indotta dal raggio
di luce, simbolico mezzo per illuminare una nuova, impensata
via alla percezione della realtà, che non si fermi
alle apparenze, ma cerchi l'anima (o l'ombra) delle cose. Dimenticandosi dei canoni visivi che vogliono, nell'arte
moderna, l'ombra come rappresentazione simbolica della parte
oscura del reale, di ciò che è celato all'esperienza
sensoriale, accessibile solo attraverso l'introspezione psicologica
e l'analisi dell'inconscio.
Per Kagan, al contrario, l'ombra
è l'unica realtà, la materia è mezzo
catalizzatore che la rivela guidandoci in quella zona border-line della coscienza in bilico tra vero e falso, tra verità
ed illusione, dove il reale sfuma nell'immaginario inventando
una nuova dimensione spaziale.
Dice del suo lavoro: "....... La gente non guarda mai
le ombre: in un oggetto o un'immagine l'ombra ha sempre un
ruolo marginale, da comprimario. Trasformandola in qualcosa
di riconoscibile, l'ho fatta diventare un'autentica protagonista".
* articolo aggiornato il 25/05/2013
|