William Baziotes (1912-1963) fa parte dell'Espressionismo
astratto americano, di quella schiera di artisti che, nel generale
clima di sfiducia, nel "l'enorme vuoto", così
lo definisce Adolph Gottlieb, degli anni '40, un decennio segnato
da una guerra mondiale, seppero trasformare la crisi in valore
e vollero ripatire da zero con una pittura nuova mai osata prima.
In particolare Baziotes subisce il fascino della matrice europea
del movimento di derivazione surrealista, che eredita il meccanismo
dell'automatismo psichico trasformandolo in action painting e rifonda la simbologia mitica di una pittura primitiva, istintiva
e profondamente empatica, l'arte primordiale di Gustav Jung,
affacciandosi sull'abisso dell'inconscio come per la prima volta
ha osato fare l'Espressionismo europeo.
William Beziotes non pare nutrire troppa fiducia sulle possibilità
di slancio spiritualistico del movimento, entro il quale Pollock e Kline sono i trascinatori, mentre Gottlieb, Rothko, Newman e appunto Baziotes rappresentano la parte più intimista
e riflessiva.
Personalità complessa, curiosa e colta, Baziotes fa
confluire nella sua opera l'interesse per la pittografia (attraverso
i contatti con la Scuola del Pacifico), per l'arte persiana
della miniatura, per il Cubismo di Picasso, per Klee, Mirò
e Matta, per la poesia, specie quella di Charles Baudelaire,
che in particolare lo ispira nella ricerca di corrispondenze
ed equivalenze nella natura, fonte inesauribile di messaggi
simbolici, nella quale flora e fauna sono in grado, in modo
misterioso, di sollecitare memorie inconsce ed affinare la
sensibilità psichica.
Va rilevata l'affinità di Baziotes con un altro espressionista
astratto, Arshile Gorky, cerniera di collegamento tra l Surrealismo
europeo e l'Espressionismo astratto americano, che visse ed
espresse questo momento di trapasso in modo drammatico e sofferto
e che concluse la sua vita in tragedia.
Questo "Aquatic" del 1961, olio su tela di 66x78
1/8 inches, oggi al Solomon R. Guggenheim Museum, è
emblematico del linguaggio poetico di William Baziotes, orientato
verso un biomorfismo che supera il drammatico astrattismo
gestuale del movimento americano in una forma di più
controllato automatismo vicino alle radici fantastiche del
surrealismo, secondo una concezione formale che Lawrence Alloway
definisce di "bella pittura" ed una concezione spaziale
scopertamente scenica entro la quale le forme ben definite
si dispiegano in un ritmo armoniosamente organizzato.
Tutto ciò nulla toglie alla spontaneità di una
libera improvvisazione, Baziotes stesso dichiara che ogni
tela : "ha un suo proprio senso di evoluzione. . .
Ogni inizio suggerisce qualcosa. . . Il suggerimento allora
si trasforma in un fantasma che deve essere intercettato e
reso reale."
In una sfumata atmosfera marina, in un calmo mondo acquoso
galleggiano fragili e tortuose figure biomorfe (pare siano
state ispirate all'artista dall'osservazione del rituale di
accoppiamento delle anguille), flora e fauna sconosciute che
alludono a mondi fantastici, metafore di una realtà
interiore insondata che, nonostante la silenziosa leggerezza
e l'apparente serenità della rappresentazione, incute
paura. Egli scrive, nel '48 : "Ognuno di noi trova
nell'acqua un simbolo di pace o di paura....." denunciando
l'ambivalenza del significato di un tema, quello dei fondali
marini, più volte ricorrente nella sua produzione.
Sono in realtà "fondali" privi di profondità,
come ben si evidenzia nel quadro, sono rappresentazioni all-over dove la rinuncia alla tridimensionalità diffonde il
colore uniformemente e senza ombre su tutta la tela, quasi
a voler "portare in superficie" nascoste tensioni
rivelandole cautamente, senza dramma, con pennellate morbide
e cromatismi nebbiosi, in una visione del mondo che predilige
l'inquieto fantasticare del Surrealismo piuttosto che l'angosciata
esplosività dell'Espressionismo.
Divisa tra la calma solenne degli abissi marini e l'inquietudine
evocata dalle forme sconosciute che li popolano, entro le
molteplici possibilità simboliche di una forma fragile
ed al tempo stesso minacciosa, la pittura di Baziotes è
contemporaneamente cauta ed aggressiva, contemplativa e ansiosa,
vicina ad una verità primordiale che resta mistero.
* articolo aggiornato il 25/05/2013
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