Maurice de Vlaminck (1876-1958) è un personaggio di
straordinaria coerenza per la veemenza istintiva e la forza
espressiva del suo carattere, sia dal punto di vista umano che
artistico. La sua pittura è, come lui, vitale, vibrante,
aggressiva e libera (era autodidatta), la pittura di un ribelle
che esplode in incontrollate pennellate dall'acceso cromatismo,
nel getto impulsivo del colore puro premuto direttamente dal
tubetto, nelle linee vorticose, nelle composizioni semplificate
sotto l'urgenza di un'emozione che non lascia tempi per mediare
né per ordinare un linguaggio espressionista travolgente
e drammatico come nessun altro tra i pittori francesi di questo
periodo riesce ad articolare.
Amico di Matisse e Derain, con i quali definisce la triade
più significativa del movimento fauve, de Vlaminck
si distacca sia dall'intellettualistica elaborazione del primo
che dai ripensamenti manieristici del secondo per riconoscere
nella tormentata pittura di Vincent Van Gogh la sua origine
spirituale, lo stesso interiore travaglio psicologico, la
stessa anarchica voglia di trasgressione alle regole, lo stesso
senso di disperata solitudine che spinge verso soluzioni estreme.
In questo "Raccoglitrici di patate" del 1905-7,
olio su tela, 46 x 53.3 cm, c'è, infatti, più
di un ricordo di Van Gogh (riecheggiato anche nel titolo),
nelle pennellate larghe di colore spesso e grumoso, nell'andamento
curvilineo e spezzettato del tratto, nella profusione dei
gialli scaldati da brevi e sparsi tocchi rossi ed innaturali
macchie azzurre di derivazione pointilliste, nell'enfatizzata
mancanza di impianto prospettico, un espediente che rende
la scena drammaticamente instabile e richiama alla memoria
l'interno della camera da letto di Van Gogh ad Arles: nel
ricordo del padre dell'Espressionismo e delle origini fiamminghe
della sua famiglia, de Vlaminck compie così la definitiva
emancipazione da ogni regola percettiva e da ogni costruzione
naturalistica dell'immagine e dello spazio.
Il tema del dipinto è puro pretesto per dare forma
concreta all'emozione interiore, ai violenti moti dell'animo
espressi dal contrastante andamento lineare delle pennellate
materiche che definiscono due tessiture contrarie, una curvilinea
ed una rettilinea, senza reciproca relazione: è un
confronto teso che l'artista vuol mettere in risalto senza
cercare alcun effetto di armonica ricomposizione, la massa
di linee gialle sulla sinistra è un'esplosione cromatica
vorticosa che sfugge ad ogni controllo compositivo, è
pura passione, è l'irruzione dell'inconscio in una
scena agreste che non ha nulla di sereno, pur nella semplicità
di un linguaggio quasi ingenuo nella sua voluta elementarità.
L'immediato rimando al "Seminatore al tramonto" di Van Gogh, dove un sole
incombente accende di viola una distesa di campi arati e la
figura umana in controluce appare sinistramente nera, sottolinea
al confronto la maggior semplicità stilistica di de
Vlaminck , che adombra in realtà la genuinità
delle pulsioni istintive primordiali, semplici, sì,
ma forti di una forza indomabile ed irrazionale che tutto
travolge, la ragione, l'intelletto, le regole della buona
pittura, il conformismo, per dare spazio allo spirito d'avventura
dell'Espressionismo e spingere la pittura che verrà
su nuove e sconosciute strade.
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