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Morris Louis, "Alfa-Pi"
di Vilma Torselli
pubblicato il 17/05/2007 |
Ricerca delle radici intellettuali
di una pittura basica, fatta di gesti semplici, di spoglia anonimità,
frutto di un'indagine logica che in parte anticipa il concettuale
e di una essenzialità espressiva preannunciante il minimalismo.
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Morris Louis (1912-1962), nato a Baltimora
da immigrati ebreo-russi, è un artista astratto inquadrabile
nell'Espressionismo,
l'unica corrente artistica autenticamente americana nella
quale riconoscono una matrice comune identitaria e confluiscono
molti artisti degli anni '50, sotto l'influenza carismatica
di Jackson Pollock, inventore dell'action painting.
Tuttavia verso la fine del decennio, la carica enfatica e
fortemente introspettiva dell'Espressionsimo, di eredità
surrealista e di impronta romantica, che sarà da lì
a poco demistificatoriamente messa in crisi dall'avvento della
Pop
Art, viene affrontata criticamente da un gruppo di artisti,
fra cui Helen Frankenthaler, Kenneth Noland e appunto Morris
Louis.
Associandosi all'interno di movimenti artistici quali Post
Painterly Abstraction e Color-Field
Painting, essi prendono le distanze dalla passionale emotività
dell'Espressionismo e dall'irruente fluidità segnica
del dripping che assegna al gesto una importanza
eccessiva, per ricercare le radici formative intellettuali
di una pittura basica, fatta di gesti semplici, di spoglia
anonimità, frutto di una ricerca logica che in parte
anticipa il concettuale e di una essenzialità espressiva
concentrata sugli attributi fondamentali della pittura, la
tela e il colore, preannunciante il minimalismo.
Morris Louis si colloca al bivio tra Espressionsimo e Post
Painterly Abstraction quando, nel 1953, per effetto di quello
che gli anglosassoni definiscono break through
(passare attraverso), abbandona improvvisamente le sue origini
figurative (agli inizi si interessa di muralismo) e la successiva
tecnica del dripping per adottare uno stile del tutto diverso
e più aderente alla sua identità psicologica:
ciò lo caratterizzerà come un artista nel
quale si configura una sintesi tra la Scuola di New York,
ad impronta segnica e gestuale, e la scuola del Pacifico,
più intellettualistica e spirituale per la contaminazione
della cultura visiva del vicino Giappone.
Gioca un ruolo fondamentale, con il significato di una vera
e propria rivelazione, il contatto con l'opera di Helen Frankenthaler,
specificatamente sotto l'aspetto tecnico della trattazione
del colore da lei utilizzato, vernice acrilica diluita e stesa
sulla tela a macchie, similmente all'acquerello.
Clement Greenberg, teorico dell'Espressionismo astratto
ed inventore del termine Color-Field Painting, scrive a
proposito di Louis nel suo volume 'Art International' :
"La rivelazione cruciale che egli ebbe da Pollock
e dalla Frankenthaler riguardava soprattutto la fattura
dell'opera. Più il colore si identificava con il
supporto, più sarebbe stato libero dall'interferenza
delle associazioni tattili."
"Alfa-Pi", del 1961, cm 260x450, appartenente alle
Unfurleds, una serie di tele strettamente collegate tra
loro nel tema e nello stile, denuncia che la ricerca di
Morris Louis va nella direzione di una impersonalità
che non esclude tuttavia il carattere francamente pittorico
di un'opera in cui il colore, semplicemente versato o steso
con rullo sul supporto posto in orizzontale senza il tocco
di bravura dell'Espressionismo, imbeve la tela divenendo
con essa un tutt'uno, entrando nella trama e formando un
oggetto omogeneo (Louis usava normale tela olona non apprettata
per poter ottenere più facilmente che venisse imbibita
dal colore).
I contorni dei campi cromatici si formano autonomamente,
in virtù della procedura tecnica adottata e dell'andamento
della colata di colore versato con gesto attentamente calibrato
e misurato, in decisa antitesi con la forte personalizzazione
del dripping di Pollock, inequivocabile "firma"
dell'identità e della soggettività dell'esecutore.
Tutto ciò pare conferire alle Unfurleds ed al dipinto
presentato un carattere vagamente mistico e trascendentale
che supera la volontà dell'artista nella casualità
del risultato, quasi prodotto inconscio con ideale richiamo
all'automatismo psichico del Surrealismo da cui l'Espressionismo
astratto americano origina; se non fosse per la presenza
di un deciso schema strutturale, di un cosciente impianto
compositivo, di un attento studio dei rapporti tonali e
del rapporto forma-colore che riconducono le "strisce"
di Louis entro un linguaggio conciso e colto, non immemore
dell'Orfismo
di Robert Delaunay.
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