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Kees Van Dongen, "Autoritratto"
di Vilma Torselli
pubblicato il 17/05/2007
Nella capacità di stabilire un contatto diretto con il cuore, cortocircuitando la mente, risiede il fascino di un artista che vive la sua arte abbandonandosi all'impulso ed all'ispirazione creativa del momento.
Kees Van Dongen (1877-1968) è un pittore dalla personalità marcatamente individualista che gli permette di conservare, seppure all'interno di una serie di variegati rapporti in una vita movimentata, sregolata ed anarchica, un suo stile pittorico personale e caratteristico, congeniale alla sua estroversione ed alla sua esuberanza.

Van Dongen ha subito l'influenza della pittura di Paul Gauguin e di quella dei Nabis, quella del contemporaneo Impressionismo, ha guardato con interesse alle prime sperimentazioni cubiste, ma la matrice del suo discorso artistico resta chiaramente fauve (espose infatti nel 1905 alla celebre mostra del Salon d'Automne), sia nel violento colorismo, sia nei temi prediletti, gente comune ed umile, prostitute, ballerine, vari ritratti ed alcuni paesaggi, sia nel segno, pesante e movimentato.

Le composizioni solidamente costruite con sensibilità squisitamente materica perdono ben presto la primitiva impronta postimpressionista declinando in una pittura a macchie irregolari di colori accesi, come in questo "Autoritratto" del 1906, forte, passionale, istintiva, che compensa una sostanziale carenza culturale e teorica con una immediatezza espressiva accattivante e coinvolgente.

Al di là del festoso trionfo di colori, della vitalità prorompente delle rappresentazioni, della corporeità solare dei personaggi, si capta tuttavia nella pittura di Van Dongen una sotterranea vena tormentata che riconduce piuttosto alla ricerca espressionista nella sua forma più pura e semplice (non a caso nel 1908 egli aderì a Die Brücke in occasione di un suo soggiorno in Germania) e ne costituisce il tratto più originale: l'autoritratto è una figura forte, non bella ma di attrazione magnetica, un volto asciutto, uno sguardo duro, un insieme di tratti segnati da ombre inquietanti, un uomo che guarda il mondo con severità e disincanto.
Sommario e sinuoso il segno di contorno, la figura è costruita dal colore intenso, con forti contrasti, steso in tocchi rapidi ma fermi, entro uno spazio vuoto privo di riferimenti prospettici e dimensionali, il rosso dello sfondo, brillante ed innaturale, accende il volto di riflessi caldi, caricandolo di una mossa drammaticità di profonda intensità psicologica.

Il maggior fascino della pittura di Van Dongen consiste nella capacità di stabilire un contatto diretto con il cuore, cortocircuitando la mente, come accade quando ci si trova davanti ad un artista che vive la sua arte senza preoccuparsi nè dello stile nè della coerenza, abbandonandosi all'impulso ed all'ispirazione creativa del momento.


DE ARCHITECTURA
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