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Wilfredo Lam, "The Jungle"
di Vilma Torselli
pubblicato il 17/05/2007
*
"E' probabile che Picasso abbia trovato in Lam la sola conferma a cui poteva tenere, quella dell'uomo che al contrario di lui aveva compiuto il cammino inverso: raggiungere, partendo dal meraviglioso primitivo che è in lui, le più alte vette della conoscenza".(André Breton)
Wifredo (mancante di una L per un errore di trascrizione) Oscar de la Concepción Lam y Castilla, Wilfredo Lam (1902-1982), nato a Cuba nel quartiere Coco-Solo di Sagua La Grande, è un artista fra i più determinanti per l'evoluzione in senso moderno dell'arte visiva del suo paese, che, sviluppatasi entro un ambiente culturale chiuso e povero di contatti, presenta forti caratteristiche tradizionali e classicheggianti fino all'inizio del '900, periodo in cui si apre invece a proficui scambi con le culture esterne, soprattutto europee e soprattutto parigine.
Lam è un artista di formazione cubana che non dimentica le radici afro-caraibiche della sua terra, la matrice fantastica della cultura visiva cubana, la componente selvaggia e spontanea di un'arte primitiva che in quel paese è sempre stata libera di esprimersi senza censure e senza pastoie intellettualistiche.
Né dimentica, trasferitosi in Spagna nel '23, l'impegno politico che lo accomuna agli intellettuali cubani presenti a Madrid che sognano lo stabilizzarsi di una Repubblica Spagnola democratica e moderna, sulla scia del consenso elettorale al Fronte Popolare Spagnolo sostenuto dalle milizie operaie antifasciste. Il golpe militare di Francisco Franco e una serie di tragiche vicende personali indurranno Lam a lasciare la Spagna e a traserirsi, agli inizi degli anni '40, a Parigi dove il suo particolare background culturale lo pone in immediata sintonia con Picasso, che ha 20 anni più di lui e al quale giunge grazie ad una lettera di presentazione di un comune amico.
All'epoca, come altri artisti contemporanei anche Picasso guarda con interesse all'arte "negrista", trovando nel giovane Lam un interlocutore colto e stimolante, allargando il contatto all'ambiente dei Surrealisti di André Breton e dando l'avvio ad una circolazione di reciproche influenze, di scambi culturali, di contaminazioni che fanno dire allo stesso Breton: "E' probabile che Picasso abbia trovato in Lam la sola conferma a cui poteva tenere, quella dell'uomo che al contrario di lui aveva compiuto il cammino inverso: raggiungere, partendo dal meraviglioso primitivo che è in lui, le più alte vette della conoscenza".

Da queste contaminazioni, attraverso un'insolita osmosi culturale tra i più raffinati artisti europei ed un meticcio cubano di padre cinese e madre afro-ispanica, cresciuto in una Cuba cattolica sotto la guida di una madrina maga e guaritrice, scaturisce un linguaggio che sintetizza originalmente influssi surrealisti e suggestioni cubiste in opere popolate da figure umane fantasmagoriche, idoli africani, totem e divinità santere, animali fantastici, indistinte forme biomorfe entro uno spazio irreale privo di profondità invaso da una lussureggiante vegetazione tropicale.
Filo ispirativo da cui Lam deriva la sua ricerca tematica e formale sono i valori culturali e spirituali della Santerìa, religione sincretica nata tra gli schiavi importati dall’Africa a Cuba dalla fusione tra le credenze nigeriane Yoruba ed il cattolicesimo: segnata da una variegata multiculturalità, la pittura di Lam è l'incontro-scontro del Caribe ancestrale e primigenio con la modernità della civilizzazione, dell'uomo con la natura, della magia con la cultura, un confronto al quale egli, afrocubano con l'amore per l'Europa, per il Surrelismo, il Cubismo, ma anche per Bruegel, Bosch, Goya, Matisse, Mirò, Leger, Ernst, guarda con nostalgia e drammaticità, attraverso la lente di un tragico vissuto personale di cui probabilmente porta il segno (la morte della giovane moglie e del figlio).
Sorprendentemente, questo artista irruento e visionario fino all'eccesso riesce tuttavia ad abbinare alla forza incisiva del segno, che ne fa un validissimo acquafortista e litografo, una ricerca cromatica tonale di grande sensibilità e delicatezza nell'acquerello ed a sintetizzare nella pittura ad olio disegno e colore conservando un preciso senso della forma, che mantiene una sua leggibilità, seppure trasfigurata in un simbolismo fantastico.

Fra i temi prediletti di questo artista che Enrico Baj ha definito "nomade della giungla", l'ambiente naturale caraibico, la giungla, appunto, come in questo "The Jungle", 1943, gouache su carta montata su tela, 239.4 x 229.9 cm, oggi nella Collezione del MOMA di New York, acquistato nel 1944 dall'allora direttore James Johnson Sweeney.
La giungla di Lam è il luogo dell'immaginario, popolato di misteri, sinonimo di paure ancestrali, fuori dal tempo e dallo spazio, incontaminato ed intatto nella sua magicità originaria.
Proprio nel ricorso quasi ossessivo a questo tema, riaffiora con prepotenza la componente spirituale, mitologica e ritualista della cultura caraibica, una "africanità" che determina nell'opera di Lam, al di là delle influenze e delle esperienze europee, una composizione della rappresentazione che si appropria degli elementi strutturali della scultura e del disegno africani tradizionali, specialmente zairesi.

Sintesi tra moderna astrazione e imprinting mitologico, tra cultura e primitivismo, tra bellezza e ferocia, tra religiosità e paganesimo, la pittura di Wilfredo Lam attrae ed affascina per le sue contraddizioni, che sono quelle dell'animo umano, a tutte le latitudini.

* articolo aggiornato il 26/03/2016


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