Albert Gleizes (1881 - 1953), di provenienza
fauve, espone nel 1911 al Salon des Independants aderendo formalmente
al Cubismo di Picasso e Braque, corrente di recente formazione
nella quale confluiscono molte tendenze e molti artisti che,
anche se non ufficialmente aderenti, ne adottano il linguaggio : sono
Robert Delaunay, fondatore del Cubismo orfico, Fernand Léger, Francis Picabia, Marcel
Duchamp, Roger de La Fresnaye, Juan Gris, Luis Marcoussis e
lo stesso Gleizes. Nel 1912 ne diviene uno dei teorici a seguito
della pubblicazione, assieme a Jean Metzinger, di un testo dal
titolo "Du cubisme" che, con quello di Guillaume
Apollinaire, "Peintres cubistes", resterà fondamentale
per la comprensione del movimento.
In quel testo si afferma fra l'altro che "il mondo visibile
diventa mondo reale soltanto per opera del pensiero",
a denunciare come, analogamente a tutti i cubisti, l'esordio
di Glezies sia realista in senso letterale, essendo sua intenzione rappresentare una realtà più reale della
sua stessa apparenza, nella sua verità nascosta, come
filosoficamente intesa da Kant e Schopenhauer, la verità
che ci fa vedere il mondo come apparirebbe senza gli inganni
della prospettiva, della percezione sensoriale e dell'elaborazione
arbitraria che ne compie il nostro occhio imperfetto.
In tal modo Gleizer, con grande sensibilità e lungimiranza,
proprio attraverso la definizione di una realtà inafferrabile
dai sensi, non conoscibile oggettivamente, ma solo concepibile
dalla mente dell'artista ed esprimibile nei termini di libertà
assoluta, mentre codifica le premesse cubiste, al tempo stesso
anticipa intuitivamente quelle che saranno le aspirazioni
del Surrealismo e della sua ricerca metafisica.
Questo "Passy" (I ponti di Parigi), 1912, oggi
a Vienna, al Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig, cubista
nella stesura per piani, nell'individuazione delle geometrie
delle forme, nella ridotta gamma cromatica, opera una revisione
radicale della pittura paesaggistica proponendo una natura
elaborata in chiave emozionale e spirituale, anticipando quella
ricerca astratta che già nell'anno seguente, con il
ritratto del dottor Morinaud, si evidenzierà come la
cifra fondamentale del linguaggio pittorico di Gleizes: un'aspirazione
all'astrattismo che lo spingerà, negli anni '30, ad
aderire a Abstraction-Création ed alla sua impostazione
astratta a spiccata tendenza verso un linguaggio rigoroso,
essenziale, razionale, nello spirito di una assoluta purezza
formale con la messa al bando di ogni tentativo di imitazione
della realtà.
La via verso l'astrattismo totale è aperta dalla minuta
sfaccettatura del paesaggio naturale, analizzato nei suoi
più intimi dettagli, ricomposto in un'immagine ridotta
ad accenni essenziali, senza prospettiva, sintesi razionale
dell'artista, che spoglia le forme "dalla loro realtà
geometrica, le equilibra nella loro verità matematica": il paesaggio cessa così di essere oggetto della rappresentazione
e l'opera stessa diviene soggetto rappresentato, liberata
dalla schiavitù della comprensibilità, esempio
perfetto di quanto la ricerca cubista sia fondamentale per
comprendere l'astrattismo, il surrealismo e tutta la seguente
arte moderna.
|