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Albert Gleizes, "Passy (I ponti di Parigi)"
di Vilma Torselli
pubblicato il 18/05/2007
La ricerca cubista come premessa fondamentale alla comprensione dell'astrattismo, del surrealismo e di tutta la seguente arte moderna.
Albert Gleizes (1881 - 1953), di provenienza fauve, espone nel 1911 al Salon des Independants aderendo formalmente al Cubismo di Picasso e Braque, corrente di recente formazione nella quale confluiscono molte tendenze e molti artisti che, anche se non ufficialmente aderenti, ne adottano il linguaggio : sono Robert Delaunay, fondatore del Cubismo orfico, Fernand Léger, Francis Picabia, Marcel Duchamp, Roger de La Fresnaye, Juan Gris, Luis Marcoussis e lo stesso Gleizes. Nel 1912 ne diviene uno dei teorici a seguito della pubblicazione, assieme a Jean Metzinger, di un testo dal titolo "Du cubisme" che, con quello di Guillaume Apollinaire, "Peintres cubistes", resterà fondamentale per la comprensione del movimento.
In quel testo si afferma fra l'altro che "il mondo visibile diventa mondo reale soltanto per opera del pensiero", a denunciare come, analogamente a tutti i cubisti, l'esordio di Glezies sia realista in senso letterale, essendo sua intenzione rappresentare una realtà più reale della sua stessa apparenza, nella sua verità nascosta, come filosoficamente intesa da Kant e Schopenhauer, la verità che ci fa vedere il mondo come apparirebbe senza gli inganni della prospettiva, della percezione sensoriale e dell'elaborazione arbitraria che ne compie il nostro occhio imperfetto.

In tal modo Gleizer, con grande sensibilità e lungimiranza, proprio attraverso la definizione di una realtà inafferrabile dai sensi, non conoscibile oggettivamente, ma solo concepibile dalla mente dell'artista ed esprimibile nei termini di libertà assoluta, mentre codifica le premesse cubiste, al tempo stesso anticipa intuitivamente quelle che saranno le aspirazioni del Surrealismo e della sua ricerca metafisica.

Questo "Passy" (I ponti di Parigi), 1912, oggi a Vienna, al Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig, cubista nella stesura per piani, nell'individuazione delle geometrie delle forme, nella ridotta gamma cromatica, opera una revisione radicale della pittura paesaggistica proponendo una natura elaborata in chiave emozionale e spirituale, anticipando quella ricerca astratta che già nell'anno seguente, con il ritratto del dottor Morinaud, si evidenzierà come la cifra fondamentale del linguaggio pittorico di Gleizes: un'aspirazione all'astrattismo che lo spingerà, negli anni '30, ad aderire a Abstraction-Création ed alla sua impostazione astratta a spiccata tendenza verso un linguaggio rigoroso, essenziale, razionale, nello spirito di una assoluta purezza formale con la messa al bando di ogni tentativo di imitazione della realtà.

La via verso l'astrattismo totale è aperta dalla minuta sfaccettatura del paesaggio naturale, analizzato nei suoi più intimi dettagli, ricomposto in un'immagine ridotta ad accenni essenziali, senza prospettiva, sintesi razionale dell'artista, che spoglia le forme "dalla loro realtà geometrica, le equilibra nella loro verità matematica": il paesaggio cessa così di essere oggetto della rappresentazione e l'opera stessa diviene soggetto rappresentato, liberata dalla schiavitù della comprensibilità, esempio perfetto di quanto la ricerca cubista sia fondamentale per comprendere l'astrattismo, il surrealismo e tutta la seguente arte moderna.


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