Pinot Gallizio (1902-1964) si dedica all'arte
solo nell'ultimo decennio della sua vita, eppure in un tempo
relativamente breve riesce ad accumulare un incredibile insieme
di esperienze e sperimentazioni, vivendo la sua stagione creativa
con un'intensità tale da farne uno dei più significativi
artisti di quegli anni.
La folgorazione sulla sua via di Damasco è l'incontro
con Asger Jorn, la conseguente creazione ad Alba del Laboratorio
Sperimentale del Movimento Internazionale per una Bauhaus
Immaginista, M.I.B.I, nella casa-studio in Via XX Settembre
2, cenacolo artistico-culturale dal quale passano i maggiori
talenti contemporanei (da Baj a Fontana a Karel Appel), mentre
in seguito diventano di fondamentale importanza per i futuri
sviluppi della sua personalità artistica i rapporti
con Guy Debord, Michèle Bernstein, Ralph Rumney, Constant:
proprio dal M.I.B.I. viene organizzato il "Primo congresso
mondiale degli artisti liberi" (1956) da cui, attraverso
la fusione con l'Internazionale Lettrista, scaturirà
nel 1957 la fondazione dellInternazionale Situazionista.
"libero artista sperimentale", come si definisce, nella linea programmatica
già di Cobra, da cui provengono alcuni componenti del
Situazionismo, lo stesso Jorn, Appel ed altri, in opposizione
alla logica capitalista che induce alla razionalizzazione
produttiva ed alla mercificazione dell'attività e della
produzione artistica, Pinot Gallizio spinge verso una calcolata
devalorizzazione dei significati tradizionali - con la sua
pittura industriale propone opere d'arte in rotoli vendute
al metro a prezzo minimo - portando avanti una ricerca che
ruota attorno al segno, al gesto, alla materia, per una fruizione
plurisensoriale dell'opera d'arte, sintesi ed in certi casi
anticipazione delle più innovative esperienze moderne.
Scrive nel '59 : "Le ultime creazioni artistiche moderne
attuate con senso magico- profetico, vi hanno distrutto lo
spazio; e lunghe tele chilometriche si possono ormai tradurre
e misurare a cronometro, come films, come cinerama (venti
minuti di pittura, trenta, unora)".
Questo "Senza titolo", 1963, da "Oggetti
e spazi per un mondo peggiore", oggi alla Galleria Martini&Ronchetti,
appartiene all'ultima fase dell'attività di Gallizio,
i suoi ultimi due anni di vita, quando, tra il 1962 e il 1963,
realizza le 'Notti di cristallo' e le serie 'Oggetti e spazi
per un mondo peggiore' e 'Fabbriche del vento', in cui, con
puntuale ricorrenza e con significativo apporto innovativo,
il segno grafico si avvolge su sé stesso nel nodo e
nellintreccio, morbidamente sinuoso e soffice.
"Oggetti e spazi per un mondo peggiore è il titolo di una serie
di dipinti ad olio e tecniche miste su tela e su carta dove
la ricerca sperimentale si contamina con la cultura zen e
con l'arte giapponese contemporanea, originando gli inediti
tratti ad andamento curvilineo, di consistenza materica, in
modulati accostamenti tonali e morbidi trapassi cromatici,
un linguaggio informale rinnovato, di respiro internazionale,
con palesi richiami, oltre che al Giappone, all'informale
americano nella versione gestuale e a quello europeo e francese,
per esempio di Mathieu.
Il motivo circolare derivato da unimmagine naturale
di approssimativa figuratività, stilizza la forma,
caricandola di cadenze espressioniste, facendo del luogo spazio-temporale
il soggetto di una pittura a valenza ambientale di grande
autonomia linguistica che precorre alcuni fenomeni degli anni
'60 quali happening e installazioni.
* articolo aggiornato il 26/05/2013
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