Andrew Newell Wyeth (1917-2008) figlio d'arte,
dato che suo padre era un famoso illustratore (da lui imparerà
l'uso del carboncino e dell'olio), è noto per i suoi
acquerelli e soprattutto per le tempere all'uovo, mezzo espressivo
ottimale, a lui più congeniale per la duttilità
del materiale, la ricchezza di sfumature ottenibili, la docilità
e la morbidezza del segno ed il particolare tempo di essicazione
che gli permette di ottenere un effetto affresco.
Dice dell'acquerello: "With watercolour, you can
pick up the atmosphere, the temperature, the sound of snow
shifting through the trees or over the ice of a small pond
or against a windowpane. Watercolour perfectly expresses the
free side of my nature" mentre della tempera afferma:
"Oil is hot and fiery, almost like a summer night,
where tempera is a cool breeze, dry, crackling like winter
branches blowing in the wind. I'm a dry person, really. I'm
not a juicy painter. There's no fight in oil. It doesn't have
the austere in it."
L'acquerello lo mette in sintonia con il lato libero della
sua natura ("the free side of my nature"),
la tempera lo stimola alla ricerca delle estreme possibilità
tecniche del mezzo (l'olio non gli interessa perchè
"There's no fight in oil"), in un caso e
nell'altro pare che la rapidità dell'essicazione sia
un fattore determinante in grado di esaltare quel risultato
di "asciuttezza" ed austerità che la sua
personale tendenza ispirativa e la sua vena creativa gli impongono
("I'm a dry person, really").
Tema prediletto il litorale del Maine, i paesaggi della Pensilvania,
ambienti rurali che sono altrettante riflessioni sulla storia
e la società americane, ritratti, come quelli della
celebre serie dedicata ad Helga, in uno stile minutamente
descrittivo, attento ai particolari, ampiamente comunicativo
eppure austero, di misurato compiacimento formale, nel linguaggio
di un pittore oggettivista piuttosto che realista, per il
quale ogni oggetto ed ogni dettaglio vale per sè stesso,
senza che prevalga la componente assemblativa, un pittore
per il quale la rappresentazione non riveste pretese di interiorizzazione.
Tuttavia ogni ritratto di Helga (Helga Testorf, immigrata
prussiana, vicina di casa di Andrew Wyeth) ha una tale carica
evocativa che, quasi al di là della volontà
dell'autore stesso, non intenzionato a fare un ritratto psicologico,
ma una ricerca sugli effetti di luce sul corpo e sui capelli
di un biondo-rosso radioso, apre imprevedibilmente una finestra
su un mondo simbolico e spirituale di straordinaria profondità
dal quale lo stesso Wyeth pare ammaliato: esegue infatti,
in circa 14 anni, 240 ritratti della donna, sia semplici studi
e bozzetti, sia dipinti completamente terminati, a tempera,
ad acquerello, punta secca e matita, quasi ossessivamente,
suo malgrado spinto a coglierne l'interiorità delicata
e nascosta al di là della durezza dell'aspetto esteriore.
Helga, che non ha mai posato prima di allora, è per
Wyeth una modella paziente, egli scrive nella sua autobiografia;
"Helga poses non-stop. I'd get tried but she'd say,
'Hey I'm not at all tired. Keep going!": dotata di
quella asciutta semplicità che Wyeth predilige, Helga
è una donna sola di volta in volta in mezzo ad una
natura aspra e minacciosa, in un letto di candida freddezza,
in un ambiente spoglio e vuoto, una donna tranquilla e composta,
minuta ma non fragile, che fissa senza esitazioni un orizzonte
lontano, che non teme nulla, nè il temporale imminente,
nè i rigori di un freddo paesaggio invernale, nè
la solitudine, nè la vita.
Questa è Helga, una donna determinata e forte, come
in questo "Letting her hair down" del 1972, dove
la nudità priva di imbarazzo, ma non impudica, protetta
dalle braccia conserte in segno di chiusura e di rifiuto,
la durezza dello sguardo, fisso su una visione a noi ignota,
la piega decisa della bocca serrata e muta, sono gli atteggiamenti
di una donna sulla difensiva, disposta a rivelare il suo corpo
ma non la sua anima, mentre, a sua insaputa, un delicato gioco
luministico sui sottili capelli biondi ed un pulviscolo atmosferico
dorato nella luce abbagliante della finestra circondano la
sua figura di una luminosità lieve e spirituale, facendone
l'icona di una femminilità potente e misteriosa, enigmatica
e sconosciuta.
|