Matthew Barney (1967) è artista di video-art,
regista cinematografico, attore, performer, artista concettuale
ed altre cose ancora (dice di sè, con candida semplificazione:
"Sono un artista astratto"), ed è un uomo bello,
dal fisico perfetto, potente ed armonioso, ex atleta, ex modello,
compagno della cantante Björk, una persona che ha con il
corpo e la fisicità il rapporto particolare di chi sa
che il corpo si può plasmare e definire in una sorta
di evoluzione guidata, con fatica, volontà, in continua
sfida con sè stesso alla ricerca del limite estremo.
Egli stesso dichiara: "Non ho fatto altro che reinterpretare
a modo mio il processo vitale che, in ognuno di noi, porta necessariamente
una trasformazione. Racconto il modo in cui una forma combatte
per trovare una propria definizione".
La sua opera più nota è probabilmente Cremaster
Cycle, ciclopica saga narrativa consistente in cinque video-colossal
(di cinque atti consta anche la partitura classica della tragedia
greca, così come cinque erano le discipline olimpiche
nell'antica Atene), che ha richiesto otto anni di lavoro e
l'impiego di grandi risorse economiche, il tutto con un riscontro
di visibilità presso il grande pubblico tutto sommato
modesto, o quantomeno inadeguato all'impegno profuso.
Il curioso titolo deriva dal muscolo crimasterico, dotazione
esclusiva del genere maschile, che sorregge i testicoli ed
agisce sulle loro contrazioni avvicinando le gonadi al corpo
in funzione della necessità di alzare la temperatura
basale per la produzione di sperma, descrizione rigorosamente
scientifica per una parte del sistema riproduttivo umano che
ha funzione di una sorta di interruttore termico generale
dell'intero meccanismo genitale: in questo senso , "la
Saga Cremaster risolve il suo racconto esclusivamente su base
biologico-organica, e ad un livello di visionarietà
allegorica corrispondono sempre riferimenti scientifici da
trattato di andrologia" (Ada Venié ,"The Cremaster
Cycle", su Arch'it).
Esplorazione della profondità psicologica, metafora
visionaria, fiaba onirica simbolica e spirituale, l'opera
di Barney, che Ada Venié, critica d'arte contemporanea,
definisce 'cosmogonia gonadica', immagine della graduale discesa
testicolare verso lo stadio finale di maturità sessuale,
percorre le vie della sessualità, o, come Barney dichiara,
del desiderio alla base del processo vitale, alla ricerca
del delicato punto di passaggio in cui il cremaster agisce
da catalizzatore tra il desiderio e la sua trasformazione
in forza bruta animale.
Difficile, e certamente superfluo, percorrere un filo narrativo
dei singoli episodi e dell'insieme dei cinque filmati, e se
un filo c'è è irrilevante, del tutto annullato
da ciò che travolge lo spettatore attraverso la percezione
ottica, un fiume ininterrotto di impulsi visivi, immagini
pressochè mute di parole ma associate a straordinarie
colonne musicali (Johnny Cash, gli Slayer, i Morbid Angel
), una cascata di informazioni subliminali di forte significato
simbolico, alludenti alla primigenia indifferenziazione sessuale
dell'essere umano, che nello stadio fetale si differenzia
tra maschile e femminile: l'azione filmica segue il ritmo
sostenuto di una successione di fluttuazioni, percorsi, passaggi,
entrate ed uscite da un interno ad un esterno, secondo un
continuo gioco di rimandi e di allusioni al concetto di un'interiorità
biologica dove il cremaster detta le leggi.
Nella continuità del flusso di immagini che impedisce
la distinzione tra un prima e un dopo, tra un inizio ed una
fine, nella mancanza della definizione di una cronologia narrativa,
che non è nelle intenzioni dell'autore, tanto che i
video, numerati dall'1 al 5, vengono presentati nell'ordine
4-1-5-2-3 (non casuale, dove il cinque centrale è la
somma dei due numeri a destra e dei due a sinistra), i film
si snodano in un ininterrotto susseguirsi di visioni irreali
di grande eleganza compositiva dal taglio audace ed inusuale,
cromaticamente coordinate su tonalità ricorrenti, spesso
simmetriche o con impostazione centrale, di rarefatta raffinatezza
che sublima ogni allusione sessuale o erotica, presentando
il corpo come una macchina perfetta che può tradurre
ed esaltare nella sua complessa struttura le potenzialità
nascoste della volontà.
link:
La conquista della forma
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