André Derain (1880-1954), affascinato
da Van Ghog dopo averne visitato una mostra, con l'amico Matisse,
nel 1901 alla galleria Bernheim, amico di Picasso, George Braque e de Vlaminck, oltre ad essere un importante fondatore del movimento
fauve, partecipante alla famosa collettiva del Salon d'Automne di Parigi nel 1905, ricopre un ruolo centrale nella definizione
della poetica cubista, alla quale perviene partendo dall'analisi
strutturale della pittura di Cezanne.
Con Picasso condivide la passione per l'arte etnica africana
dalla quale giunge al primitivismo, corrente affermatasi attorno
al 1935, che compie una sintesi di surrealismo, pittura metafisica
e ritorno al realismo: da una elaborazione del tutto personale
Derain ne deriva il réalisme magique", distante
dal naturalismo quanto lo sarà lastrattismo, e
per questo magico, appunto (la vertu de l'objet, au sens
ancien du mot).
Infatti percorrendo il lunghissimo iter artistico di Derain,
che fu molto prolifico e fu addirittura accusato di eccesso
di produzione per le ben 2300 opere realizzate, si possono
individuare almeno quattro importanti momenti : il fauvismo,
il più noto, il primo cubismo analitico, il neo-classicismo
e il primitivismo, passi di un percorso di scoperta in cui
Derain procede a volte all'indietro, con momenti di rottura
e balzi improvvisi.
Personaggio non privo di contraddizioni spesso stroncato dalla
critica contemporanea, Derain fu molto amato, per la sua straordinaria
modernità, da un gran numero di giovani artisti di
talento quali Carrà, Duchamp, Giacometti et Balthus.
Le bagnanti, 1907, olio su tela ora al MOMA di
New York, soggetto particolarmente significativo e ricorrente nella
tradizione pittorica di tutti i tempi, rappresenta una equilibrata
commistione delle principali linee creative dellopera
di Derain: il gruppo di nudi femminili, che nello schema compositivo
rimanda a celebri realizzazioni di Picasso, denuncia in una
certa composta solennità un recupero delle origini
della tradizione classica europea, esitando in un linguaggio
manierista di ritorno al naturalismo, particolarmente riferito
al Rinascimento italiano, rivisitando stili ed artisti diversi,
da Rubens ed i suoi nudi di volumetrica opulenza, a Giorgione,
Tiziano e Michelangelo, nell'aspirazione ad essere, come Derain
stesso dice, un artista di tutti i tempi, perché "....luomo
che coglie nelle forme i loro elementi eterni diviene lui
stesso eterno".
Decisi e contrastanti i colori, che Derain definisce "des cartouches de dynamité ", secondo la tavolozza
fauve, solidamente plastica la forma che si immette in uno
spazio prospettico di taglio estremamente moderno e quasi
cinematografico nel quale la profondità è assicurata
dalle dimensioni digradanti delle figure, una centrale, in
primo piano, le due laterali simmetricamente posizionate in
arretramento. Nellultima fase della sua attività
pittorica, Derain, che anticipa in opere come questa il suo
più congeniale filone ispirativo, sceglierà
definitivamente di ripiegarsi sull'elaborazione di un passato
dichiaratamente classicista.
In realtà la spinta verso questa soluzione stilistica
parte, in un artista come lui precorritore dei tempi, dalla
coscienza della crisi della rivoluzione avanguardista, la
stessa crisi da cui scaturirà in Italia la poetica
novecentista e la produzione di artisti da lui influenzati
ed a lui legati da una sottile trama di rimandi, Carlo Carrà,
Giorgio de Chirico, Achille Funi, Giorgio Morandi ed altri
italiani, forse per retaggio culturale più propensi
a riconoscersi nel suo suggestivo ritorno al passato.
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