"Il Carnevale di Arlecchino" viene
eseguito da Joan Mirò (1893-1983) a cavallo tra il 1924 e '25, e viene esposto
quello stesso anno in una collettiva organizzata dal surrealista Andrè Breton.
In quel periodo, superato un iniziale realismo per
certi versi incerto ed anonimo, assimilate le sperimentazioni
spaziali del Cubismo, le soluzioni cromatiche dei Fauves, la
tecnica di collage dell'Assemblage e del Dadaismo, elaborate
in chiave espressionista le radici culturali e regionali catalane,
il linguaggio di Mirò è ormai orientato verso
una crescente astrazione dal reale, reinterpretato e trasfigurato
in chiave fantastica ed irrazionale in una ricerca quasi medianica,
di marcato simbolismo allucinatorio, dell'interiorità
delle cose e dell'animo umano.
Linee leggere, sinuose, rappresentazione
in chiave organica di elementi naturali, segno assottigliato
eminentemente grafico, campiture cromatiche piatte, forme prive
di volume entro spazi vuoti monocromi coesistono nell'opera
di Mirò assieme ad una sensibilità plastica che non
verrà mai meno e che rappresenta il versante materico
della sua personalità artistica.
Il pensiero va a William Baziotes che si ispirerà proprio a Mirò nella
definizione delle sue forme biomorfe che mitigano il drammatico astrattismo gestuale dell'action painting in una forma di più controllato automatismo vicino alle radici fantastiche del surrealismo, da cui deriva la concezione spaziale chiaramente scenica ritmicamente ed armoniosamente organizzata.
Non ci sono, in questo dipinto di quello che è stato
definito il più surrealista dei surrealisti, chiare
ed esplicite allusioni al Carnevale, e tanto meno ad Arlecchino,
e tuttavia del carnevale c'è tutto lo spirito, l'atmosfera
del gioco e della festa, l'imprevisto, la sorpresa, il dinamismo
di un grande spettacolo straniante, affascinante, giocoso:
piccole figure sospese un po' mostri un po' maghi uscite da
un sogno infantile e allucinato, forme geometriche galleggianti
e colorate, librate in un mondo parallelo, pupazzetti che
balzano dalle scatole e strani esseri volanti popolano uno
spazio vuoto di valenza metafisica, dando vita ad una movimentata
sarabanda di immagini in accostamento apparentemente casuale.
Se non fosse che lo stesso artista, più di dieci anni
dopo, ne darà puntuale delucidazione svelandone i nascosti
significati simbolici: la serpentina ondulatoria vuole significare
aspirazioni di fuga dalla realtà, gli animali stilizzati
sono un omaggio al suo mondo domestico, il triangolo nero
stagliato nel blu del cielo oltre la finestra evoca la sagoma
della tour Eiffel, la sfera nera sospesa rappresenta il globo
terrestre.....
L'immersione nel fantastico è totale, sull'onda di
una tensione lirica sorretta dal preciso segno grafico e dal
raffinato cromatismo dove i colori primari, blu, rosso, giallo
acquistano incisività in associazione col nero, che
definisce forme e contorni ad organizzare l'emozione.
Vi è
qualcosa di arcaico ed universale nei segni che attraversano
la tela, ondulati, serpentini, rettilinei, obliqui, incrociati,
pluridirezionali, a suggerire una moltepilcità si sensazioni,
vi è qualcosa di definitivo nelle forme geometriche
elementari e chiare, simbolo di un mondo sur-reale che ostinatamente
coesiste con quello fantastico dell'immaginazione più
sfrenata, l'altra metà di un mondo che l'arte riesce
a farci intravvedere armoniosamente ricomposto in un tutto
con il reale.
Sarebbe un errore considerare lopera di Mirò
soltanto come un prodotto della sua bizzarria e del suo sottile
umorismo....", ammonisce Rosamond Bernier (Matisse,
Picasso, Mirò", 1926), perchè questo linguaggio
fantastico ed evocativo, le sue metafore, i suoi complicati
simbolismi adombrano un approccio alla vita ed una visione
del mondo profondamente umana, grazie alla quale superare
la fatica di vivere e ritrovare sé stessi, riflessi
entro lo specchio magico di una realtà trasfigurata
e perciò accettabile.
E' Carnevale, che la festa cominci!
link:
Il Surrealismo e la poetica dell'automatismo psichico
Liberare lo sguardo: Joan Mirò
* articolo aggiornato il 04/10/2014
|