Così Escher (1898-1972) commenta il suo lavoro, "Belvedere",
1958 - litografia cm 46,1x29,5:"In basso sulla sinistra
giace un pezzo di carta su cui sono disegnati gli spigoli
di un cubo. Due piccoli cerchi marcano le posizioni ove gli
spigoli si intersecano. Quale spigolo è verso di noi
e quale è sullo sfondo? E' un mondo tridimensionale
allo stesso tempo vicino e lontano, è una cosa impossibile
e quindi non può essere illustrato.Tuttavia è
del tutto possibile disegnare un oggetto che ci mostra una
diversa realtà quando lo guardiamo dal di sopra o dal
di sotto".
L'opera ("Belvedere", 1958 - litografia cm 46,1x29,5)
non è soltanto il disegno possibile a due dimensioni
di una costruzione impossibile nello spazio tridimensionale,
è anche una intrigante illusione visiva con evidenti
contenuti di tipo psicologico (Escher era anche interessato
e preparato nello studio della psicologia della Gestalt ).
Nella parte inferiore è raffigurato un ragazzo, l'osservatore
che compare in quasi tutte le raffigurazioni di Escher, testimone
dell'evento di cui fa parte, cui è negato di poter
svelare l'enigma che lo coinvolge e che osserva perplesso
ciò che tiene in mano, un cubo impossibile, senza riuscire
a decifrarne ciò che non va, che non gli appare comprensibile:
si tratta del cubo di Necker, una delle più famose
illusioni ottiche della letteratura psicologica, in cui due facce opposte del solido geometrico scattano avanti e indietro con inversione
della prospettiva e la faccia posteriore può diventare quella anteriore, mentre quella superiore può essere percepita come inferiore.
Altri celebri disegni impossibili che Escher introdusse nelle
sue rappresentazioni sono il triangolo impossibile, incredibile
rompicapo geometrico creato nel 1916 da Marcel Duchamp per
fare uno scherzo a un amico, poi riscoperto nel 1954 dal fisico
inglese Roger Penrose, e la scala impossibile, sempre di Penrose,
una scala che non porta da alcuna parte dato che il suo ultimo
scalino si trasforma nel primo.
L'intero "Belvedere" è progettato sulla stessa
struttura, l'ambigua geometria del cubo di Necker: anche qui,
come nel cubo reversibile, gli angoli scattano avanti e indietro
sfruttando questo principio in tre diverse forme, nell' impianto
architettonico generale dell'edificio, nel modello tenuto
in mano dal ragazzo che siede sulla panca e nel disegno sul
foglio di carta che giace per terra vicino a lui.
In virtù dell'inversione della prospettiva, che fa
scattare avanti e indietro lo spigolo centrale dell'edificio
rappresentato, la scala con cui si può raggiungere
il secondo piano è nello stesso tempo sia all'interno
che all'esterno, è, cioè, una scala impossibile,
mentre la scala a pioli innalzata al centro, pur essendo correttamente
disegnata dal punto di vista prospettico e in maniera piuttosto
realistica e credibile, risulta essere al tempo stesso indefinita
perchè interna o esterna all'edificio a seconda dell'interpretazione
dell'osservatore.
Ci sono, in questa rappresentazione, tutte le caratteristiche
della struttura compositiva di Escher: l'ambiguità
e l'enigmaticità che derivano da uno studio meticoloso
e minuzioso, supportato da decine di disegni preparatori e
di modelli plastici, la staticità dell'immagine, che
coinvolge sia l'ambiente che i personaggi, protagonisti immobili
di un mondo perfetto fin nei minimi dettagli, di estraniante
fissità, senza vita e senza tempo.
Sono state tentate delle trasposizioni tridimensionali di
questa notissima opera di Escher, anche sulla base di modelli
cristallografici, ma l'obbligatorio intrecciarsi delle colonne
nel modello di Carolina McGillavry o il loro disgiungersi
fisico, dalla parte che illusoriamente sorreggono, in quello
di Shigeo Fukuda, artista giapponese egli stesso realizzatore
di illusioni artistiche (bi e tridimensionali), di oggetti
impossibili, sculture ambigue, proiezioni distorte, rendono
evidente l'impossibilità di una realizzazione spaziale
tridimensionale di tali modelli.
Il mistero di Escher resta inviolato.
link:
Illusioni ottiche e paradossi visivi
Maurits Cornelis Escher ed i suoi mondi impossibili
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