Clyfford Still (1904-1980) espressionista astratto,
interessato al filone di ricerca ad impronta spiritualista che
darà vita alla 'Scuola del Pacifico', membro del gruppo
fondatore della scuola newyorkese 'Subject of the Artist', elabora
un linguaggio che risente dell'impostazione intellettualistica
e quasi ascetica di alcuni colleghi quali Rothko, Gorky, Motherwell,
Francis, con vaghi riflessi romantici derivati probabilmente
dall'influenza della pittura di un suo contemporaneo, Augustus
Vincent Tack ( (1870 -1949), almeno se vogliamo accreditare
l'analisi che Robert Rosenblum, Curatore del Solomon R. Guggenheim
Museum di New York, compie sul linguaggio di Still.
Del resto, come tutte le definizioni di correnti artistiche
, il termine "espressionismo astratto" è
significativo soprattutto dal punto di vista storico, individuando
un gruppo di pittori per lo più operanti a New York
intorno agli anni '50, ma ha valore del tutto generico circa
le caratteristiche specifiche sia concettuali che tecniche
utilizzate dai vari membri del gruppo. E' così che,
nell'espressionismo americano, accanto al violento gestualismo
di Pollock o di De Kooning, troviamo Color-Field-Painters quali Barnett Newman, Mark Rothko e, appunto, Clyfford Still,
per i quali l'impeto espressionista si stempera in un linguaggio
di maggior controllo con sfumature quietamente intimiste.
Personaggio talvolta scomodo, noto per il suo spirito polemico
e caustico, Still è conscio sia della necessità
e dell'inevitabilità di una radicale rifondazione del
fare arte, sia della sostanziale incomunicabilità tra
le nuove espressioni artistiche informali e gestuali e la
società americana contemporanea che, fondamentalmente,
non è in grado di accoglierle e capirle: è lui
che, in una lettera a Gordono Smith, nel gennaio del '59,
scrive "Era un cammino che si doveva percorrere, diritti
e soli ..... a pervenire alfine all'aria pura per soffermarsi
al limite d'una pianura alta e senza limiti....... L'immaginazione,
liberata dalle catene della paura e della legge, diventava
allora tutt'uno con la visione. E l'atto, intrinseco ed assoluto,
era il suo significato, e il portatore della sua passione."
Still concepisce l'arte come esaltazione, come mezzo per attingere
al sublime universale, non importa quale sia il prezzo che
l'artista deve pagare, l'incomprensione, la solitudine, la
sofferenza. La sua risposta, la soluzione che egli propone
per affrontare il problema dell'isolamento dell'artista rispetto
alla vita, si concretizza in grandi tele astratte, delle quali
questo "Untitled", 1951-2, un olio su tela di 113
3/8 x 156 inches è esempio tipico.
Attraverso
una gestualità trattenuta e razionalmente controllata,
Still realizza forme ad andamento verticalizzante, simili a
fiamme stilizzate, che Lawrence Alloway definisce "come
il codice a colori di una mappa", talvolta meno consistenti
per l'uso della velatura cromatica ad effetto nuvola, con
più o meno evidenti richiami simbolici, a cercare nell'osservatore
una contenuta risposta empatica.
Per sottolineare una dichiarata
presa di distanza da ogni eccesso emotivo, Still non dà mai un
titolo ai suoi dipinti, poichè con una qualsiasi attribuzione egli teme che
si confonderebbe lo spettatore e si delimiterebbero
le sensazioni e le implicazioni latenti nellopera.
La produzione di Still è caratterizzata da una evidente
ripetitività, frutto di una certa componente ossessiva,
che la rende per certi versi monotona, lasciando all'accattivante
decorativismo formale delle macchie cromatiche dai bordi dentellati
più importanza di quanta probabilmente l'autore stesso
non volesse attribuire loro, a scapito della tensione emozionale.
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